“Il figlio da se stesso non può fare nulla”
Tempo di lettura: 3 minutiIn occasione del Giovedì santo pubblichiamo uno stralcio di una meditazione di don Giacomo Tantardini del 2008, nel quale è contenuto un accenno stupendo. Di per sé si tratta di una lettura letterale del capitolo quinto del Vangelo di Giovanni (che descrive la guarigione miracolosa di un infermo), laddove Gesù dice che “Il figlio da se stesso non può fare nulla”.
Una frase che don Giacomo ebbe a leggere con un accento nuovo, come nessuno nella Chiesa aveva mai fatto prima in duemila anni di cristianesimo. Un’intuizione tanto felice, e tanto importante per attingere al cuore del cristianesimo, che il Signore ebbe a regalargli in occasione della sua partenza per la Spagna, luogo di esilio.
Ne accennò ai suoi in un’omelia del giovedì santo, durante la celebrazione della messa in Coena Domini nella quale comunicò la prossima partenza, ma vi ritornò più volte nella sua vita.
Tanto che fu questo il tema al quale volle dedicare l’ultima meditazione che fece pubblicare sul mensile 30giorni, (del quale era mente e cuore) prima della sua morte. Un libretto titolato appunto “Il figlio da se stesso non può fare nulla“, che fece il giro del mondo, confortando il cuore di tanti fedeli. Un’intuizione che meriterebbe non fosse obliata.
“Gli chiesero allora: «Chi è stato a dirti: Prendi il tuo lettuccio e cammina?». Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato, essendoci folla in quel luogo. Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco che sei guarito; non peccare più, perché non ti abbia ad accadere qualcosa di peggio».
Quell’uomo se ne andò e disse ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei cominciarono a perseguitare Gesù, perché faceva tali cose di sabato.
Ma Gesù rispose loro [e qui inizia il dialogo su quale testimonianza Gesù ha, su quale testimonianza Gesù dona. Per dire quello che dice, che è il Figlio di Dio, che testimonianza dà per dire quello che dice. Tutto il capitolo quinto potrebbe essere letto così: quale testimonianza dà. Anche perché così si può intuire qual è la testimonianza dei suoi, dei discepoli, qual è la testimonianza dei cristiani]: «Il Padre mio opera sempre e anch’io opero» [tutte le parole che poi dirà è per dire che anche lui opera ciò che il Padre gli dona di operare; perché lui da sé non opera, il figlio da sé non può fare nulla. Lui quello che fa è ciò che il Padre gli dona di compiere].
Proprio per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo: perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio. Gesù riprese a parlare e disse [e qui è il versetto, uno dei versetti che mi sono più cari di tutto il vangelo]: «In verità, in verità vi dico, il Figlio da sé non può fare nulla
[il Figlio, Gesù, da sé non può fare nulla. Lui, Figlio Unigenito, da sé non può fare nulla. Nella sua umanità ha reso evidente il mistero eterno che il Figlio tutto riceve dal Padre. L’avere un cuore mite e umile, nel suo cuore umano, il cuore che gli ha donato sua madre Maria, nel suo cuore umano mite e umile ha fatto intravedere il mistero eterno del Figlio che riceve tutto dal Padre. Il Figlio da sé non può fare nulla] se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa [quello che il Padre fa], anche il Figlio lo fa. Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, e voi ne resterete meravigliati
[ma questo che il Figlio da sé non può fare nulla se non ciò che vede fare dal Padre, come è bello. Perché in questo, in questo!, lo possiamo imitare. Anche noi. «Voi senza di me non potete fare niente», così Gesù ai suoi nel giovedì santo: «voi senza di me non potete fare niente». In questo non poter far niente se non quello che vediamo fare imitiamo perfettamente Gesù: «anche il Figlio da sé non può fare niente se non quello che vede fare dal Padre». Quando dice che solo i bambini entrano nel regno dei cieli in fondo parlava di se stesso. Il figlio di Dio come un bambino che fa quello che vede fare dal padre].
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