2 Febbraio 2015

Il Papa, la memoria cristiana e la speranza

Il Papa, la memoria cristiana e la speranza
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«La salvezza è un dono che ci dà il Signore», non si compra né si può ottenere con lo studio, perché è sempre «un dono, un regalo». Così il Papa nell’omelia della messa celebrata il 30 gennaio scorso.

Quindi Francesco si è interrogato su come sia possibile custodire questa salvezza. E ha accennato alla «memoria».

 

«Per questo la memoria è tanto importante per ricordare la grazia ricevuta […] se noi cacciamo via questo entusiasmo che viene dalla memoria del primo amore, questo entusiasmo che viene dal primo amore, viene quel pericolo tanto grande per i cristiani: il tepore».

Da qui un triste cenno ai cristiani tiepidi: «Stanno lì, fermi; e sì, sono cristiani, ma hanno perso la memoria del primo amore, hanno perso l’entusiasmo […] hanno anche perso la pazienza, quel tollerare le cose della vita con lo spirito dell’amore di Gesù; quel tollerare, quel portare sulle spalle le difficoltà». «Tutto sembrava poco nei primi tempi, e si andava avanti con entusiasmo». E invece ecco il tepore, che è anche «grave pericolo».

 

A questo proposito ha ricordato la parabola evangelica, del demone scacciato nel deserto che torna con altri suoi simili, senza necessariamente usare violenza, si tratta di «demoni educati: bussano anche alla porta per entrare, ma entrano». Quando un cristiano ha il cuore tiepido «non sa chi è che bussa alla porta e la apre»; e dice pure «avanti!». Condizione disgraziata, come da Vangelo del Signore.

 

Così il Papa ha esortato a «richiamare la memoria per non perdere quella esperienza tanto bella del primo amore che alimenta la speranza».

E ha aggiunto: «Questi due parametri [la memoria e la speranza ndr.] sono proprio la cornice nella quale possiamo custodire questa salvezza dei giusti che viene dal Signore, questo regalo che ci fa il Signore». Due criteri per «custodire questa salvezza perché il piccolo grano di senape cresca e dia il suo frutto», ha concluso.

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