1 Dicembre 2015

Il viaggio del Papa in Africa

Il viaggio del Papa in Africa
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Si è conclusa la visita di papa Francesco in Africa, dove ha toccato il Kenya, l’Uganda e la Repubblica Centrafricana. Una visita nella quale ha toccato corde usate, quelle dell’ingiustizia sociale. Durante la quale ha esortato e dimostrato l’usata apertura ecumenica, sia nei confronti dei musulmani (ha pregato in una moschea, ha fatto salire un imam sulla papamobile…) che nei confronti dei fratelli di altre confessioni (ricordando i martiri ugandesi, cattolici e anglicani, ha accennato all’«ecumenismo del  sangue»; e dall’Africa, per la solennità di Sant’Andrea, ha inviato un messaggio al Patriarca apostolico di Costantinopoli, sua Beatitudine Bartolomeo I).

 

Ha esortato, come d’uso, anche all’apertura e all’importanza delle periferie. E da questa periferia del mondo ha aperto la Porta Santa, la prima a dischiudersi sul mondo in questo anno di grazia.

Temi usati, insomma, che pure ogni volta prendono altro valore. Di seguito pubblichiamo cenni dei discorsi del Papa.

 

Nairobi, visita al quartiere povero di Kangemi

Vorrei rivendicare in primo luogo questi valori che voi praticate, valori che non si quotano in Borsa, valori con i quali non si specula né hanno prezzo di mercato. Mi congratulo con voi, vi accompagno e voglio che sappiate che il Signore non si dimentica mai di voi. Il cammino di Gesù è iniziato in periferia, va dai poveri e con i poveri verso tutti.

 

Stadio Kasarani Nairobi, incontro con i giovani

[Domanda sul dramma del fanatismo ideologico o politico ndr.] La prima cosa che io risponderei è che un uomo perde il meglio del suo essere umano, una donna perde il meglio della sua umanità, quando si dimentica di pregare, perché si sente onnipotente, perché non sente il bisogno di chiedere aiuto al Signore davanti a tante tragedie.

 

“Come posso vedere la mano di Dio in una tragedia della vita?”. C’è una sola risposta: no, non c’è risposta. C’è una sola strada, guardare al Figlio di Dio. Dio lo ha consegnato per salvare tutti noi. Dio stesso si è fatto tragedia. Dio stesso si è lasciato distruggere sulla croce. E quando viene il momento in cui non capite, quando siete disperati e quando il mondo vi cade addosso, guardate la Croce! Lì c’è il fallimento di Dio; lì c’è la distruzione di Dio. Ma lì c’è anche sfida alla nostra fede: la speranza. Perché la storia non è finita in quel fallimento: c’è stata la Risurrezione che ci ha rinnovato tutti.

 

Vi farò una confidenza […] In tasca porto sempre due cose [le tira fuori dalla tasca e le mostra]: un rosario, un rosario per pregare; e una cosa che sembra strana… Che cos’è questo? Questa è la storia del fallimento di Dio, è una Via Crucis, una piccola Via Crucis [mostra un astuccio che si apre e contiene delle piccole immagini]: come Gesù ha sofferto da quando è stato condannato a morte, fino a quando è stato sepolto… E con queste due cose, cerco di fare del mio meglio. Ma grazie a queste due cose non perdo la speranza.

 

Come si può uscire da questa esperienza negativa, di abbandono, di mancanza di amore? C’è soltanto un rimedio per uscire da queste esperienze: fare quello che io non ho ricevuto. Se voi non avete ricevuto comprensione, siate comprensivi con gli altri; se voi non avete ricevuto amore, amate gli altri; se voi avete sentito il dolore della solitudine, avvicinatevi a quelli che sono soli. La carne si cura con la carne! E Dio si è fatto carne per curarci.

 

Uganda, Namugongo, omelia della messa per i martiri ugandesi

Non ci si appropria di questa eredità [dei martiri ndr.] con un ricordo di circostanza o conservandola in un museo come fosse un gioiello prezioso. La onoriamo veramente, e onoriamo tutti i santi, quando piuttosto portiamo la loro testimonianza a Cristo nelle nostre case e ai nostri vicini, sui posti di lavoro e nella società civile, sia che rimaniamo nelle nostre case, sia che ci rechiamo fino al più remoto angolo del mondo.

 

Kampala, cattedrale di St. Mary (incontro con sacerdoti, religiosi, religiose, seminaristi)

Memoria, che significa fedeltà. E Fedeltà, che è possibile soltanto con la preghiera. Se un religioso, una religiosa, un sacerdote smette di pregare o prega poco, perché dice che ha molto lavoro, ha già incominciato a perdere la memoria, e ha già incominciato a perdere la fedeltà. Preghiera, che significa anche umiliazione, l’umiliazione di andare regolarmente dal confessore, a dirgli i propri peccati.

 

Non si può zoppicare con entrambe le gambe. Noi religiosi, religiose, sacerdoti non possiamo condurre una doppia vita. Se sei peccatore, se sei peccatrice, chiedi perdono. Ma non tenere nascosto quello che Dio non vuole; non tenere nascosta la mancanza di fedeltà. Non chiudere nell’armadio la memoria. Memoria, nuove sfide – fedeltà alla memoria – e preghiera. E la preghiera incomincia sempre con il riconoscersi peccatori.

 

Cattedrale di Bangui, omelia della Santa messa (apertura della Porta Santa)

Come gli apostoli Pietro e Giovanni che salivano al tempio, e che non avevano né oro né argento da dare al paralitico bisognoso, vengo ad offrire loro la forza e la potenza di Dio che guariscono l’uomo, lo fanno rialzare e lo rendono capace di cominciare una nuova vita.

 

Gesù ci insegna che il Padre celeste «fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni» (Mt 5,45). Dopo aver fatto noi stessi l’esperienza del perdono, dobbiamo perdonare. Ecco la nostra vocazione fondamentale: «Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

 

Infine, la salvezza di Dio annunciata riveste il carattere di una potenza invincibile che avrà la meglio su tutto. Infatti, dopo aver annunciato ai suoi discepoli i segni terribili che precederanno la sua venuta, Gesù conclude: «Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina». E se san Paolo parla di un amore “che cresce e sovrabbonda”, è perché la testimonianza cristiana deve riflettere questa forza irresistibile di cui si tratta nel Vangelo.

 

E’ dunque anche in mezzo a sconvolgimenti inauditi che Gesù vuole mostrare la sua grande potenza, la sua gloria incomparabile e la potenza dell’amore che non arretra davanti a nulla, né davanti ai cieli sconvolti, né davanti alla terra in fiamme, né davanti al mare infuriato. Dio è più potente e più forte di tutto. Questa convinzione dà al credente serenità, coraggio e la forza di perseverare nel bene di fronte alle peggiori avversità.

 

Bangui, Repubblica Centrafricana, santa messa al complesso sportivo Barthlélémy Boganda

Anche noi, sull’esempio dell’Apostolo, dobbiamo essere pieni di speranza e di entusiasmo per il futuro. L’altra riva è a portata di mano, e Gesù attraversa il fiume con noi. Egli è risorto dai morti; da allora le prove e le sofferenze che viviamo sono sempre occasioni che aprono a un futuro nuovo se noi accettiamo di legarci alla sua Persona.

 

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