14 Maggio 2013

La Chiesa abitata da grazia e da peccato

La Chiesa abitata da grazia e da peccato
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«Joseph Ratzinger, appena trentenne, pubblicò un dotto articolo per spiegare la posizione dottrinaria di Ticonio in merito alla Chiesa. Costui era un donatista che aveva descritto al tempo stesso una Chiesa malvagia e giusta, seppe coglierne la struttura bipartita che comprende in sé tanto il peccato quanto la grazia. In una prospettiva escatologica questi due corpi della Chiesa sono destinati a convivere fino alla fine dei tempi. Allorché il Giudizio universale dividerà definitivamente i malvagi dai giusti, il Cristo dall’Anticristo. Fino a quel momento le due “anime” conserveranno una loro presenza nello stesso corpo della Chiesa». Così sulla Repubblica, Antonio Gnoli (Le dimissioni del Papa tra teologia e politica), che recensisce il libro Il mistero del male di Giorgio Agamben. Secondo Agamben, le dimissioni di Benedetto XVI si collocherebbero proprio in questo contesto: una scelta per smuovere la barca di Pietro.

Continua Gnoli: «Può questo istituto millenario attendere che il gran conflitto tra i malvagi e i giusti si risolva alla fine dei tempi? Ecco, perché la prospettiva escatologica va ricondotta a quella storica, il tempo dell’apocalisse al nostro tempo. La Chiesa, ci rammenta Agamben, non può sopravvivere se rimanda passivamente alla fine dei tempi la soluzione del conflitto che ne dilania il “corpo bipartito”. D’altro canto, l’aver ignorato lo sguardo escatologico ha pervertito l’azione salvifica della Chiesa nel mondo. L’ha resa per così dire cieca e priva di scopo. Da qui gli scandali, la corruzione, quel corredo negativo che ne hanno stravolto l’immagine». 

 

Nota a margine. Articolo invero interessante, questo di Gnoli. Che va letto anche alla luce di quanto detto da Papa Francesco il 30 aprile scorso nell’omelia alla Casa Santa Marta, sintetizzato anche su Piccole note: «Per custodire la Chiesa, il lavoro più importante “è quello che fa il Signore: è l’Unico che può guardare in faccia il maligno e vincerlo […]. Se vogliamo che il principe di questo mondo non prenda la Chiesa nelle sue mani, dobbiamo affidarla all’Unico che può vincere il principe di questo mondo”». Altrimenti anche la lotta contro il male diventa inutile sforzo umano: «Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demoni nel tuo nome…». (Mt 7,21-23). Nota è la risposta del Signore.

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