5 Agosto 2013

La testimonianza non ha bisogno di parole

La testimonianza non ha bisogno di parole
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In un articolo dell’Osservatore romano del 4 agosto  – titolo La lezione del secondo Francesco Saverio – Cristian Martini Grimaldi ripercorre il periodo giapponese dell’ex preposto generale dei gesuiti Pedro Arrupe. L’articolo usa del diario del gesuita, pubblicato di seguito con il titolo Yo viví la bomba atómica, dal momento che vi si descrive anche lo scoppio dell’atomica su Hiroshima del quale Arrupe fu spettatore.

Grimaldi riporta un aneddoto: «Arrupe, nelle sue memorie, ci parla di un professore di scuola primaria di Yamaguchi col quale discuteva spesso dei temi più svariati. Un giorno questo professore gli domandò se esistesse Dio. Arrupe per rispondere a quella domanda utilizzò tutto il bagaglio di argomenti teorici di cui era in possesso. Dopo un lungo e intenso argomentare domandò al suo interlocutore se la sua spiegazione lo avesse soddisfatto. Il professore disse di non aver inteso neppure una parola di quello che aveva appena ascoltato ma che, nonostante tutto, si era convinto che quella doveva essere la verità. Al che Arrupe gli domandò come mai fosse arrivato a quella conclusione. Il professore gli disse che lo aveva osservato lavorare sodo per mesi e mesi, e questo era bastato a convincerlo della serietà e profondità della sua fede: dunque anche quello che predicava doveva corrispondere a verità. Insomma l’impegno apostolico in quelle lontane terre di confine, agli occhi di quel professore, era argomento sufficiente a comprovare non solo la dedizione di Arrupe alla sua causa, ma perfino l’esistenza di Dio. Qualunque disquisizione filosofica risultava assolutamente superflua alla luce di una tale fulgida testimonianza. O come direbbe oggi, in una splendida sintesi, Papa Francesco: “Le parole non bastano. La parola senza testimonianza è aria”».

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