14 Giugno 2017

Santa Cecilia e il Maderno

Santa Cecilia e il Maderno
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«Il 22 novembre 1599 Clemente VIII – seguendo otto cardinali che portavano a spalla la bara – scoppiò a piangere. E con lui pianse tutto il popolo romano “per l’ultima vista di un sì bello e tanto miracoloso corpo”. Era passato un mese ormai da quel mercoledì 20 ottobre in cui il corpo della antica martire Cecilia era stato trovato sotto l’altare della Chiesa di Trastevere e l’attenzione di tutta Roma si era concentrata sul senso della vista, in un’ossessione di massa. Subito si era sparsa la notizia che voleva quel corpo incorrotto, il sangue ancora fresco, le ferite del martirio evidenti dopo quasi mille e quattrocento anni».

 

«E ben che stia scritto: ”beati quelli che pur non avendo visto, crederanno, tanti, dal Papa in giù, avevano voluto vedere con i propri occhi. Il concorso del popolo fu “incredibile”, e nemmeno la guardia svizzera riuscì a contenere le ondate di pellegrini e romani che si accalcavano pericolosamente nelle vie di Trastevere inducendo a istituire sensi unici per le carrozze, a dichiarare festivo il giorno della solenne tumulazione e chiudere a più riprese la basilica». In questo modo Tomaso Montanari sintetizza quanto avvenuto a Roma nell’A. D. 1599 (Il Venerdì della Repubblica 9 giugno), anno nel quale fu rinvenuto, sotto l’omonima basilica, il corpo di santa Cecilia.

 

Nel suo scritto Montanari mette in dubbio la veridicità del ritrovamento intonso del corpo della martire. Per poi accennare come questa controversia non sia di attualità, stante che guardando la statua del Maderno, che ne scolpì una copia marmorea che pare incorrotta carne, la mente associa quel corpo riverso all’ingiù ad altri corpi, anch’essi senza segni distintivi, e come quello senza occhi né labbra: i corpi dei migranti.

 

Paragone commosso e stupendo, ma che è altro da quanto racconta la fede cristiana. Quella per la quale invece vale proprio «vedere per credere» (come avvenne allora per quel corpo), come suggeriva una frase che il mensile 30giorni usò a lungo per indicare questa dinamica essenziale della fede.

 

D’altronde anche il Signore Gesù invitava a vedere per credere in Lui. Come quando Andrea e l’altro discepolo avevano visto Giovanni il Battista indicare quell’uomo che passava e gridare che era l’Agnello di Dio.

 

E loro subito che si mettono alle calcagna dello sconosciuto, pur non avendo capito granché, incuriositi e pieni di trepidazione, timorosi anche di avvicinarlo. Tanto che è Gesù che a un certo punto deve voltarsi, magari incuriosito anche di lui di vedere i volti di quei primi discepoli che, dopo anni, il Padre gli aveva messo vicino.

 

«Che cercate?». Gli risposero: «Rabbì (che significa maestro), dove abiti?». Disse loro: «Venite e vedrete». Erano circa le quattro del pomeriggio, appunta l’evangelista, che magari era uno dei due e certe date non si scordano più.

 

Ma sul tema rimandiamo a un articolo del mensile 30giorni, di certo più bello e più lucido di quanto possano essere le nostre povere righe (cliccare qui).

 

La nota non vuole essere una presa di distanza dall’autore dell’articolo, ma una mera constatazione. Ché i corpi dei nostri fratelli migranti riversi nell’acqua, senza identità, ignoti al mondo ma non a Dio, fanno piangere, come altre, tante tragedie che travagliano questo povero mondo.

 

Ché il mondo è travolto dalle tragedie, e oggi forse più di ieri; ma è proprio in questo povero mondo che a volte capita di intravedere cenni altri, che rimandano a qualcosa di soprannaturale e più bello. Di assistere a storie impossibili. Storie che fanno piangere, ma di gratitudine.

 

Storie come quella di Cecilia. Che il ritrovamento di quel corpo segnalava come realmente accaduta (fu trovato dove indicato da tanti indizi). Con tutti i miracoli che l’avevano accompagnata.

 

Se si è cristiani lo si deve a storie come queste, che in qualche modo hanno toccato il cuore, giù, nel profondo. Storie che infondono conforto e speranza. Altrimenti anche il corpo immortalato dal Maderno, sebbene di alta fattura artistica, farebbe solo piangere di disperazione. Per fortuna, per grazia di Dio, può (anche) non essere così.

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