26 Ottobre 2012

Messori: Lourdes, un «appiglio» di cui essere grati

di Paola Di Sabatino
Messori: Lourdes, un «appiglio» di cui essere grati
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Una delle superiore del monastero di Nevers una volta chiese a suor Marie Bernard, al secolo Bernadette Soubirous, se mai le fosse capitato di provare sentimenti di compiacenza per i favori che la Vergine le aveva fatto. Stupita da tale domanda, la piccola suora rispose: «Volete che non sappia che se la Madonna mi ha scelta è perché ero la più ignorante? Se ne avesse trovata una più ignorante, avrebbe preso lei». Eppure, a oltre centocinquant’anni dagli avvenimenti di Lourdes, l’interesse degli studiosi verso la figura di questa piccola «ignorante», scelta dalla Madonna come unica testimone delle apparizioni alla grotta di Massabielle, sembra di fatto inesauribile. Ne è prova lo sterminato repertorio bibliografico accumulatosi a riguardo dal 1858 ad oggi, al quale, dallo scorso 9 ottobre, si è aggiunto l’ultimo lavoro di Vittorio Messori, Bernadette non ci ha ingannati. Un’indagine storica sulla Verità di Lourdes (Mondadori, 2012). Il libro di Messori è assieme uno studio accuratissimo sull’intero «affaire Lourdes» e, più discretamente, una sentita dimostrazione di gratitudine al Signore per il dono che quanto accaduto in quella sperduta cittadina dei Pirenei francesi ha rappresentato, e continua a rappresentare, sia nella storia personale dell’autore sia in quella, infinitamente più grande, della Chiesa: «A Lourdes c’è stato fatto un grande dono; quello di metterci a disposizione una salda maniglia, un appiglio provvidenziale […], un sostegno […] al servizio della fede; un appiglio tanto più prezioso oggi, quando è proprio la fede che sembra indebolirsi sino a svaporare».

Messori: Lourdes, un «appiglio» di cui essere gratiRicerca della verità e gratitudine: forse è proprio nella particolare commistione di questi due intenti che va rintracciato il primo pregio del libro. Nel lavoro di Messori, la mano ferma dello storico, che attraverso i documenti ripercorre il periodo delle apparizioni e verifica meticolosamente obiezioni, dubbi, dichiarazioni e testimonianze riguardanti la vita della piccola veggente prima, durante e dopo l’incontro con Aquerò, sembra quasi essere accompagnata dallo sguardo dell’uomo di fede il quale, limitandosi alla semplice osservazione dei fatti, in essi constata grato e stupito la presenza del Mistero: «All’inizio di questa ricerca, credevo di dover fare ciò che Bernadette non poteva e non voleva fare, limitandosi […] a raccontare la sua esperienza. Poi, man mano che proseguivo, mi rendevo conto che non c’era bisogno di cercare chissà quali argomenti, ma che aveva ragione quella piccola […] Mi accorgevo, cioè, che – quanto alla verità di Lourdes – non c’è bisogno di “dimostrare”. Basta “narrare”, basta raccontare come le cose siano andate davvero […] Con onestà, ovviamente; consapevoli, come sempre, che né Dio, né Cristo, e neppure Maria e la sua piccola e fedele ambasciatrice hanno bisogno delle nostre bugie, delle nostre astuzie apologetiche, delle nostre rimozioni o aggiunte». E davvero nel libro di Messori non si è fatto altro che «narrare», senza alcun sentimentalismo, la storia di Lourdes, che è anzitutto «la storia di un incontro, in un tempo e in un luogo ben precisato, fra una creatura della Terra e una del Cielo». Un incontro fra una ragazzina di quattordici anni – povera, analfabeta, malata e proveniente da quella che senza dubbio era la famiglia più miserabile e screditata di Lourdes – e una bellissima fanciulla vestita di bianco e illuminata da una luce di Paradiso.

Nelle diciotto apparizioni el petito Damiselo spesso sorride, in qualche occasione ride di un riso cristallino («come quello di una bambina», dice Bernadette); talora si rattrista parlando dei peccatori, chiede preghiera e penitenza, una cappella e pellegrinaggi; nella penultima apparizione rivela la sua identità («Que soy era Immaculata Concepciou») dando l’Imprimatur celeste al dogma dell’Immacolata Concezione promulgato quattro anni prima dal Beato Pio IX; al termine dell’ultima apparizione, avvenuta il giorno della Madonna del Carmelo, Bernadette dirà che mai l’aveva «vista così bella».

Questa è la storia narrata nel libro di Messori. Una storia attorno alla quale se ne intrecciarono indissolubilmente molte, moltissime altre: quelle di coloro che incontrarono la piccola veggente e sin da subito credettero alla sua testimonianza; quelle di chi, laico o ecclesiastico, in ossequio al proprio dovere contrastò Bernadette tentando di capire se ciò che diceva quel povero essere da nulla fosse la verità, una truffa ordita per far denaro o, peggio, il frutto di allucinazioni di una bambina malnutrita; quelle di alcuni intellettuali e uomini di mondo il cui scetticismo sparì nel momento in cui si trovarono accanto alla giovinetta durante le apparizioni.

Di queste ultime piace menzionarne una in particolare, bellissima, con cui non a caso Messori conclude il suo volume su Lourdes (ne seguirà un secondo, annuncia l’autore nel libro): l’esattore delle imposte Jean-Baptiste Estrade, scapolo benestante di 37 anni, dopo aver assistito ad uno degli interrogatori a cui l’amico e commissario del paese Jacomet sottopose Bernadette, colpito dalla «forza tranquilla» con cui quella ragazzina, umile e rispettosa ma al contempo coraggiosa e determinata, tenne testa al suo inquisitore, si trovò accanto alla piccola durante la settima apparizione. Appostatosi proprio accanto alla veggente, Estrade, cristiano come tanti ma non particolarmente religioso e, soprattutto, scettico riguardo alle apparizioni, rimase stravolto dal cambiamento subìto dal volto di Bernadette durante l’apparizione. Da quel momento in poi per lui tutto cambiò: non Messori: Lourdes, un «appiglio» di cui essere gratisi sposò mai, nonostante molte donne lo considerassero un buon partito, dedicò tutta la vita a testimoniare quanto accaduto in quella grotta e, ormai ultraottuagenario, terminò il suo diario chiedendo misericordia proprio alla Vergine Immacolata della quale anni addietro, inginocchiato «come la più umile delle vecchiette» accanto alla piccola Soubirous, aveva percepito «lo sguardo buono e sorridente». Così nel suo diario: «Tanti anni sono passati e voi vedete, Immacolata Signora di Lourdes, che i miei capelli sono imbiancati e che sono ormai vicino al traguardo. Non oso guardare indietro, alle mie colpe, ho bisogno di rifugiarmi sotto il vostro mantello di misericordia. Ma quando apparirò davanti al vostro Figlio, ricordategli – ve ne prego – che mi avete visto in ginocchio, accanto a Bernadette, nella Grotta dove Voi sorridevate».

È associandosi alla «toccante invocazione» di Estrade che Messori conclude il suo libro su Lourdes, su quell’«appiglio» che per una serie di ragioni è stato sempre presente nella sua vita; sin dall’inizio, si potrebbe dire, perché lo scrittore nasce in un mercoledì 16 aprile, in perfetta coincidenza «con il giorno in cui Bernadette si era inoltrata nel mondo dove, come da promessa dell’Immacolata, sarebbe stata finalmente felice».

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