Paolo VI, la strage di Piazza Fontana e il Natale del Signore (e dei suoi poveri)
Tempo di lettura: 2 minutiOggi è l’anniversario di Piazza Fontana. Pubblichiamo l’Angelus di Paolo VI pronunciato il 14 dicembre del ’69, subito dopo quel terribile atto terroristico che avrebbe iniziato una buia stagione per l’Italia (ad oggi ancora non conclusa). Un Angelus pronunciato in tempo di Avvento, nel quale Montini accennava alla dolcezza del Natale e alla sollecitudine verso i poveri. Lo pubblichiamo (quasi integralmente) anche per questo. Perché nei travagli del vivere quotidiano, oasi di speranza e consolazione sono care al cuore.
Come tacere la Nostra tristezza per i misfatti terroristici, vili e scellerati, perpetrati in questi giorni, che hanno colpito tante innocenti persone e addolorato tutta questa Nazione? Non possiamo sottrarCi alla comune afflizione ed alla pubblica deplorazione, e, tanto meno noi cristiani che rifuggiamo dalla violenza, dalla delinquenza e da ogni cattiveria, che offende l’incolumità e il rispetto dovuto al nostro prossimo.
Ma procuriamo di trarre bene dal male; «Vince in bono malum» (Rom. 12, 21). Ripenseremo un po’ alle origini di queste efferate vicende, per rintracciarle ancora una volta nelle idee, nei principii, negli esempi, che possono traviare gli animi fino a rendere possibili simili aberrazioni. Un trauma come questo può richiamare l’opinione pubblica a migliori sentimenti e a più forti e coerenti propositi in ordine all’educazione del popolo e all’apprezzamento di quei valori che lo fanno libero, civile, concorde e cristiano. Può essere una riflessione salutare e sempre tempestiva.
E poi, noi che ci prepariamo al Natale, e che nella liturgia odierna ne pregustiamo la letizia spirituale, – è la domenica così detta «Gaudete», – quest’oggi, procuriamo di trovare consolazione e quasi riparazione di quei tristi delitti, facendo un po’ di bene, disponendoci a compiere qualche opera buona, qualche atto benefico verso chi si trova nel bisogno, o nella solitudine, o nella sofferenza.
Si fanno tanti preparativi e tante spese per le prossime feste; mettiamo in preventivo qualche cosa anche per i Poveri. Festeggiamo il Natale con qualche segno di umana fraternità, di cristiana carità.
L’egoismo, che ci ha fatto inorridire con le sue più feroci esplosioni, sia oggi sconfessato dalla bontà, dalla pietà, dal genio del bene e dell’amore. Ritroviamo la nostra pace favorendo quella degli altri. Torniamo alla gioia del Natale ridonando qualche sorriso al volto di chi piange. Aumentiamo il potenziamento del bene, dopo che il male ci ha mostrato la sua insidiosa e tragica potenza. È qui il Natale: celebriamolo nella fede, nella carità e nella pace […].