10 Ottobre 2012

Per distribuire le sue grazie Dio si serve della piccolezza degli umili

Per distribuire le sue grazie Dio si serve della piccolezza degli umili
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Il 7 ottobre del ’73 Albino Luciani, allora Patriarca di Venezia, tiene un’omelia sul rosario. Ne pubblichiamo ampi stralci: «Il rosario da alcuni è contestato. Dicono: è preghiera infantilistica, superstiziosa, non degna di cristiani adulti. Oppure: è preghiera che cade nell’automatismo, riducendosi a una ripetizione frettolosa, monotona e stucchevole di Ave Maria. Oppure: è roba d’altri tempi; oggi c’è di meglio: la lettura dalla Bibbia, per esempio, che sta al rosario come il fior di farina sta alla crusca (…).

Quando si parla di “cristiani adulti” in preghiera, talvolta si esagera. Personalmente, quando parlo da solo a Dio e alla Madonna, più che adulto, preferisco sentirmi fanciullo. La mitria, lo zucchetto, l’anello scompaiono: mando in vacanza l’adulto e anche il vescovo, con relativo contegno grave, posato e ponderato, per abbandonarmi alla tenerezza spontanea, che ha un bambino davanti a papà e mamma.
Essere – almeno per qualche mezz’ora – davanti a Dio quello che in realtà sono con la miseria e con il meglio di me stesso: sentire affiorare dal fondo del mio essere il fanciullo di una volta, che vuol ridere, chiacchierare, amare il Signore e che talora sente il bisogno di piangere, perché gli venga usata misericordia, mi aiuta a pregare. Il rosario, preghiera semplice e facile, a sua volta, mi aiuta a essere fanciullo, e non me ne vergogno.
(…) Preghiera a ripetizione il rosario? Diceva padre De Foucauld: “L’amore si esprime con poche parole, sempre le stesse e che ripete sempre”. Ho visto una signora in treno, che aveva messo a dormire il suo bambino nella rete portabagagli. Quando il piccolo si risvegliò, vide dall’alto della rete la sua mamma seduta di fronte a vegliarlo. “Mamma!”, fece. E l’altra: ” Tesoro”! e per un pezzo il dialogo tra due non cambiò: ” Mamma” di lassù”, ” Tesoro” di laggiù. Non c’era bisogno d’altre parole.
C’è la Bibbia? Certo, ed è un quid summum, ma non tutti sono preparati o hanno tempo di leggerla. A quelli che la leggono, sarà poi utile, in certi momenti, in viaggio, in strada, in periodi di particolare bisogno, parlare con la Madonna, se si crede che Ella ci sia madre e sorella. I misteri del rosario meditati e assaporati sono Bibbia approfondita, fatta succo e sangue spirituale.
Preghiera stucchevole? Dipende. Può essere, invece, preghiera piena di gioia e di letizia. Se ci si sa fare, il rosario diventa sguardo gettato su Maria, che aumenta d’intensità a mano a mano che si procede. Può anche riuscire un ritornello, che sgorga dal cuore e che, ripetuto, addolcisce l’anima come una canzone.

Preghiera povera, il rosario? E quale sarà, allora, la “preghiera ricca?” Il rosario è una sfilata di Pater, preghiera insegnata da Gesù, di Ave il saluto di Dio alla Vergine per mezzo dell’Angelo, di Gloria, lode alla santissima Trinità. O vorreste – invece – le alte elucubrazioni teologiche? Non si adatterebbero ai poveri, ai vecchi, agli umili, ai semplici.
Il rosario esprime la fede senza falsi problemi, senza sotterfugi e giri di parole, aiuta l’abbandono in Dio, l’accettazione generosa del dolore. Dio si serve anche dei teologi, ma, per distribuire le sue grazie, si serve soprattutto della piccolezza degli umili e di quelli che si abbandonano alla sua volontà».

 

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