Gaza senza cibo né acqua: la carestia voluta da Israele

A Gaza non entrano cibo, acqua né medicinali da sessanta giorni. Mentre oltre due milioni di persone sono strette nella morsa della fame e della sete, più di tremila camion carichi di aiuti umanitari restano fermi ai valichi a causa del blocco imposto da Israele, senza poter raggiungere chi ne ha disperato bisogno. È quanto riportato dalle Nazioni Unite e dal World Food Programme, che ha definito l’attuale crisi umanitaria a Gaza come senza precedenti. Ciò che colpisce drammaticamente — e rappresenta un unicum nella storia odierna — è che mai prima d’ora un intero Paese è rimasto privo di cibo e acqua pur avendo, a poche centinaia di metri, convogli parcheggiati con 116mila tonnellate di assistenza alimentare, sufficienti a sfamare un milione di persone per almeno quattro mesi. Il cibo c’è, l’acqua potabile pure. Quel che manca è l’autorizzazione di Israele ad aprire i valichi di Kerem Shalom e di Rafah per consentire il passaggio dei camion carichi di aiuti.
La guerra dell’acqua
Sotto il peso della guerra, i palestinesi di Gaza stanno affrontando una crisi idrica che minaccia la loro stessa sopravvivenza quotidiana. L’accesso all’acqua potabile era già fortemente limitato prima della rottura della tregua da parte delle forze israeliane; ora, con i bombardamenti incessanti, la situazione è divenuta catastrofica. Il quotidiano Haaretz riporta che “due terzi dei sistemi di approvvigionamento idrico dell’enclave non sono operativi, a causa dei bombardamenti e della carenza di carburante che ha costretto alla chiusura delle stazioni di pompaggio”…
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