20 Agosto 2025

Il nodo della forza di interposizione europea: la pace ucraina già a rischio

Il nodo della forza di interposizione europea: la pace ucraina già a rischio
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Il dispiegamento di una forza militare europea in Ucraina dopo un eventuale accordo di pace, uscito dalla porta nel corso dell’incontro tra Trump, Zelensky e i leader europei a Washington, è rientrato dalla finestra e tiene banco. E certo, non a caso, perché potrebbe vanificare ab initio il processo di pace tra Mosca e Kiev.

A rilanciare l’idea di un dispiegamento militare in modalità difensiva successivo all’intesa è stato lo stesso Trump: le forze schierate sebbero europee e non americane, ma gli Stati Uniti garantirebbero il supporto aereo in caso di aggressione russa. Ciò farebbe parte del pacchetto sulle garanzie di sicurezza richieste dall’Ucraina con il sostegno dei Paesi europei.

Tutto ciò contrasta con la richiesta russa di evitare che, una volta raggiunta un’eventuale intesa, siano dispiegate in Ucraina forze europee o americane – richiesta che sembrava esser stata accolta dagli Stati Uniti – ribadita ieri dalla portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova per stoppare la canea montante in tal senso.

La richiesta russa mira a evitare una linea di attrito tra russi e forze occidentali, che potrebbe portare a incidenti di percorso a rischio di scatenare una nuova guerra, stavolta con la partecipazione attiva, e non di supervisione e retroguardia, dei Paesi europei e, lo voglia o meno Trump, degli Stati Uniti.

Infatti, non sappiamo chi abbia suggerito al presidente Usa l’escamotage del supporto aereo, ma è alquanto bizzarro che si voglia eludere un eventuale scontro diretto Usa – Russia evitando di inviare soldati in Ucraina e, allo stesso tempo, assicurare supporto aereo alle truppe europee eventualmente impegnate contro i russi, come se ciò non comportasse inevitabili scontri aerei tra le aviazioni delle due superpotenze, che inevitabilmente porterebbero a un confronto diretto.

Di fatto, è un ritorno, sotto altra specie, dell’opzione di imporre una no-fly zone made in Usa sui cieli ucraini che fu brandita all’inizio del conflitto dai belligeranti neocon e respinta dall’amministrazione Biden, con il presidente americano che, allibito, rispondeva alle richieste in tal senso: volete la terza guerra mondiale?

Più dettagliato fu il senatore Marco Rubio, allora semplice esponente del Congresso e ora a capo del Dipartimento di Stato: “La no-fly zone è diventata uno slogan. Non sono sicuro che tanti capiscano appieno cosa significa. […] Significa far volare AWACS [sistemi di allerta e controllo aviotrasportati] 24 ore al giorno. Significa decidere di ingaggiare e abbattere gli aerei russi. Significa, peraltro, che non puoi far volare i nostri aerei a meno che non siamo disposti a mettere fuori uso i sistemi antiaerei schierati dai russi…  non solo in Ucraina, ma anche in Russia e Bielorussia. Quindi, fondamentalmente, una no-fly zone, per capire cosa significa, significa la terza guerra mondiale. Significa iniziare la terza guerra mondiale”.

Così, una variabile nuova è entrata nel processo distensivo, che potrebbe far saltare tutto. Detto questo, è legittimo che Kiev chieda garanzie di sicurezza, come è legittimo che i russi non vogliano truppe occidentali ai propri confini, dal momento che la leadership europea è preda a una trance bellicista apparentemente inspiegabile.

Lo evidenziano le loro richieste e le loro esternazioni incendiarie, ultima delle quali quella oltremodo stup…enda di Macron, secondo il quale Putin è “un predatore, un orco alle nostre porte”, il quale “deve continuare a mangiare” per “la propria sopravvivenza”, aggiungendo che gli europei “non devono essere ingenui” riguardo alla Russia, che resterà “una forza destabilizzante duratura”. Da notare l’uso dell’epiteto “orco”, che è quello usato dagli ucraini per identificare i russi in questo conflitto (disumanizzare il nemico serve a giustificare ogni nefandezza, com’è evidente a Gaza).

Tale bellicosa postura, propria di quasi tutti i leader della Ue, non ha ovviamente una base in sé, data la scarsa potenza di fuoco dei nostri, quindi necessita giocoforza dell’ausilio degli Stati Uniti, che stanno cercando in tutti i modi di trascinare nel conflitto. Non ci sono riusciti nel corso della guerra, potrebbero riuscirvi con la pace, se si concretizzasse lo scenario suddetto. Apparecchiare una false flag è esercizio facile. I fautori delle guerre infinite sono specialisti in questo settore fin dai tempi delle armi di distruzione di massa di Saddam.

Resta che, al di là delle dichiarazioni trumpiane, il quale ci ha abituato a roboanti quanto vuoti proclami, e dei niet di Mosca sul dispiegamento delle forze di interposizione europee, Stati Uniti e Russia hanno vari modi di sventare tale prospettiva, sia facendo naufragare tale opzione sia attuandola svuotata dalle minacce insite.

A infondere speranza in tale direzione il fatto che, nonostante il niet della Zakharova, i russi stanno tenendo un profilo basso: evidentemente non vogliono bruciare ponti e attendono chiarimenti. Allo stesso tempo, la Casa Bianca ha dato mandato a un team guidato da Rubio per concordare con Mosca “garanzie di sicurezza accettabili dagli ucraini”, formula che sottende il fatto che siano accettabili anche dai russi. Tante le possibilità, come quella di dispiegare forze Onu, Brics o altro.

Questo, al momento, il focus sul quale sta o cade la trattativa in corso, mentre per quanto riguarda lo scambio di territori, altro nodo cruciale, si sta trattando sottotraccia. Tante le ipotesi anche per quanto riguarda l’incontro tra Putin e Zelensky preannunciato da Trump, tra le quali anche quella che sia allargato al presidente Usa, che invece ad oggi dovrebbe essere presente a un trilaterale successivo. Tanta la confusione sul punto, anche sull’eventuale sede del summit, che preferiamo attendere prima di scriverne.

Resterebbe da chiarire il cenno di questa nota sulla “trance bellicista apparentemente inspiegabile di cui è preda la leadership europea”, ma rimandiamo per non dilungarci troppo.

Nella foto, la mappa dell’Ucraina che Trump ha fatto trovare ai leader convenuti a Washington, con le quattro regioni rivendicate da Mosca segnalate come russe…

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