24 Febbraio 2014

I rischi di una nuova “escalation” militare in Siria

I rischi di una nuova “escalation” militare in Siria
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«Un’escalation militare peggiorerebbe la catastrofe in Siria», si legge su Al Monitor, uno dei più accreditati siti americani di informazione mediorientale. Ma di che escalation si parla? Dopo che il secondo giro di negoziati di pace a Ginevra si è concluso, rinviando ogni decisione sostanziale a data da destinarsi, «i tamburi di guerra hanno ripreso a battere», si legge in un commento firmato Edward Dark, pseudonimo di un giornalista che scrive da Aleppo, in Siria.

I sostenitori internazionali dei ribelli sono tornati a discutere di inviare «armamenti sofisticati» al fronte anti-Assad. «I russi hanno indicato che Stati Uniti e Francia stanno progettando dei bombardamenti mirati nel sud della Siria, per riaprire il fronte di Daraa, oggi congelato. L’obiettivo sarebbe quello di ristabilire la parità sul campo, dopo le consistenti vittorie dei governativi».

Ma è una strategia rischiosa, scrive l’autore. «In primo luogo, non c’è nessuna garanzia che questi armamenti sofisticati non cadano nelle mani sbagliate». Dark ricorda che già diverse volte le armi degli occidentali sono finite sotto il controllo delle forze legate ad al Qaeda. «In breve, il rischio è che si ripeta lo scenario afghano, in cui i mujahidin si sono rivoltati contro i loro sostenitori occidentali dopo la ritirata dei sovietici, portando all’ascesa di gruppi come i talebani e al Qaeda».

L’altro rischio, prosegue l’articolo, è di «riaccendere il conflitto in quelle aree dove sono stati raggiunti accordi stabili di cessate-il-fuoco e la situazione è tornata quasi alla normalità, in particolare intorno a Damasco, nel campo profughi di Yarmouk, a Qaboun, Barzeh e Babila, da dove, nei giorni scorsi, sono arrivate le foto incredibili di soldati ribelli e soldati lealisti che ridevano insieme. Immagini che hanno riempito di gioia molti siriani».

Ad Aleppo, commenta il giornalista, «molti civili sono scettici nei confronti di entrambi i fronti della guerra. Ma sarebbero proprio loro a pagare il prezzo di una escalation». «Non è esagerato dire che la Siria si trova ancora una volta ad uno snodo cruciale di questo conflitto triennale – conclude Edward Dark –. La strada della guerra e quella della diplomazia divergono in modo definitivo. Serve un approccio razionale e a mente fredda, non una folle corsa verso un’escalation spregiudicata e carica di rischi».

 

Nota a margine. In realtà la situazione in Siria è meno idilliaca di quanto descritto nell’articolo citato, che pure conforta. Il mattatoio continua. Ma l’abbiamo citato anche per segnalare che il rischio di un’escalation è ancora presente e per evidenziare come siano tanti gli osservatori che vedono i rischi di questa ulteriore follia. 

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