12 Novembre 2014

Il vertice dell'Apec e il Grande Gioco Usa-Cina

Il vertice dell'Apec e il Grande Gioco Usa-Cina
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Putin, Xi Jinping e Obama al vertice Apec

Una svolta storica? È quello che spera Xi Jinping, il leader cinese che ha ospitato a Pechino il vertice dei Paesi dell’Asia pacific economic cooperation, il quale è riuscito a impegnare i 21 Stati membri a creare un’area di libero mercato esteso tra Asia e America, dagli Stati  Uniti alla Russia alla Cina (si chiamerebbe Ftaap, ovvero Free trade area of the Asia pacific). Ne riferisce Guido Santevecchi sul Corriere della Sera del 12 novembre, spiegando che in questa area gravita «il 57% del Prodotto interno lordo» del pianeta. Ancora un’ipotesi, dal momento che l’Apec ha solo costituito una commissione di lavoro che deve studiarne la fattibilità e le modalità, ma è un primo passo.

 

C’è un ma. Così Santevecchi: «Gli americani cercano di rallentare, se non di fermare del tutto la Ftaap perché stanno chiudendo un accordo ristretto che si chiama Tpp, “Trans Pacific partnership, e racchiude 12 Paesi, senza Cina e Russia. Dietro la selva di sigle, degna di un cruciverba, c’è il nuovo Grande Gioco Usa-Cina per il primato. In palio ci sono almeno 100 miliardi di dollari, quanti ne perderebbe Pechino in mancate esportazioni, perché se prevalesse la partnership Tpp voluta da Washington, i suoi 12 membri commercerebbero più tra di loro e meno con i cinesi. Pechino osserva che un’intesa a 21 Paesi sarebbe meglio», ma, osserva Santevecchi, la Cina ad oggi innalza un «muro di protezionismo e burocrazia varia» in contrasto con la dottrina del libero scambio.

 

Nota a margine. Sicuramente intelligente la proposta di Pechino, che ha capito la portata anti-cinese del Tpp sponsorizzato dagli Usa e ha risposto non con il mero contrasto, ma con un progetto più largo e inclusivo. E però le divergenze restano e gli scontri purtroppo non mancheranno, d’altronde siamo a un bivio storico che determinerà il futuro economico e politico del mondo. E che va visto in parallelo all’altro progetto di libero scambio propugnato da Washington, quel mercato unico euro-atlantico che restringerà le sponde dell’oceano occidentale.