3 Giugno 2021

L'asserita democrazia Ucraina

L'asserita democrazia Ucraina
Tempo di lettura: 4 minuti

Volodymyr Zelensky

“Trattare l’Ucraina come un utile (anzi essenziale) partner per la sicurezza degli Stati Uniti non può essere giustificato sulla base di calcoli realistici ed è inutilmente provocatorio nei confronti della Russia. Cercare di ritrarre l’Ucraina come un modello di democrazia che merita la protezione degli Stati Uniti per motivi morali è ancora più inverosimile. In realtà tale tentativo discende da una cecità intenzionale o dal più bieco cinismo”. Così Ted Galen Carpenter sul National Interest in un articolo dal titolo: “L’accelerazione dell’Ucraina verso l’autoritarismo”.

“Armare le forze ucraine e condurre esercitazioni militari congiunte – aveva scritto Carpenter in una precedente nota– è incredibilmente provocatorio nei confronti della Russia. Il leader di quest’ultima, chiunque egli sia, considera giustamente  l’Ucraina non solo come parte della sfera di influenza economica e politica di Mosca, ma soprattutto come parte integrante della zona di sicurezza chiave della Russia. Gli Stati Uniti stanno giocando con l’attraversamento di una vivida linea rossa, col rischio di uno scontro con una potenza nucleare”.

Maidan e suoi derivati

Carpenter accenna anche alla rivoluzione di Maidan, spiegando che “l’establishment statunitense ha sempre detto che la rivoluzione è stata una rivolta spontanea e pro-democrazia realizzata dagli ucraini che si opponevano al governo corrotto del presidente Viktor Yanukovich, anche se le impronte digitali di Washington sono ovunque”.

Washington ha poi chiuso un occhio sui movimenti nazionalisti e fascisti, decisivi per la vittoria della rivoluzione, i quali hanno pesantemente condizionato i governi successivi.

Infatti, tali gruppi non sono affatto spariti, ma sono stati integrati negli organi dello Stato, in particolare nel settore militare. Un corpo estraneo e di grande influenza, come evidenzia il ruolo del famigerato “battaglione neonazista Azov”, diventato “parte integrante dell’apparato militare e di sicurezza del presidente Petro Poroshenko”.

Tali forze estreme, tra l’altro, sono state protagoniste di diversi “incidenti” contro oppositori e cittadini comuni, e hanno all’attivo anche molte azioni “antisemite” (delle quali nessuno ha chiesto conto…).

Il governo Poroshenko, poi, ha assunto un “aspetto sempre più autoritario. L’apparato statale ucraino ha represso i dissidenti politici, adottato provvedimenti di censura e impedito a giornalisti stranieri critici del governo e delle sue politiche di lavorare nel Paese”.

Il regime di Zelensky

Con il nuovo presidente, Volodymyr Zelenskyj, prosegue Carpenter, le cose sono addirittura peggiorate, Il governo ucraino “ha chiuso diversi media indipendenti filorussi in base a criteri del tutto vaghi. E il 13 maggio 2021 un tribunale ucraino ha condannato agli arresti domiciliari il noto politico filorusso Viktor Medvedchuk […] con l’accusa di tradimento”.

“Medvedchuk, leader del partito “Piattaforma dell’opposizione – For Life”, è uno degli oppositori più aperti di Zelensky. I pubblici ministeri lo avevano precedentemente accusato di impegnarsi in ‘attività sovversive contro l’Ucraina, anche nella sfera economica’”.

Non solo il capo dell’opposizione, trattato alla stregua dell’oppositore di Putin Aleksej Navalny, “a metà aprile, il servizio di sicurezza ucraino ha arrestato 60 manifestanti di Kharkiv che cercavano di protestare contro i provvedimenti del consiglio comunale locale”.

Ai manifestanti non è stata attribuita nessuna violenza, “il servizio di sicurezza ha affermato che ‘forze politiche filo-russe’ avevano invitato i manifestanti a organizzare proteste per ‘favorire aggressioni russe contro l’Ucraina’. Un’accusa tanto vaga e carica di emozioni che potrebbe essere estesa a quasi tutte le attività politiche”.

A essere preso di mira recentemente è stato anche il sindaco di Kiev Vitali Klitschko, che ha denunciato una pressione politica a lui avversa ad opera degli apparati dello Stato.

“All’inizio di maggio, la SBU [la Sicurezza ucraina, ndr], la magistratura e la polizia hanno effettuato perquisizioni su larga scala in diversi uffici amministrativi di Kiev, accusando le autorità locali di vari reati, tra cui appropriazione indebita ed evasione fiscale”.

In questo caso la Russia non c’entra nulla. Per Carpenter si tratterebbe di un’operazione politica contro le forze che governano la capitale, legate all’ex presidente Poroshenko, sconfitto alle urne da Zelensky, ma evidentemente ancora scomodo.

L’Ucraina come la Turchia

“La vera Ucraina – conclude Carpenter – assomiglia molto più ai sistemi autoritari e pseudo-democratici che abbiamo visto emergere in Russia, Ungheria, Turchia e in altri Paesi che non agli Stati Uniti”.

“È imprudente trattare l’Ucraina come un alleato degli Stati Uniti per motivi strategici ed è moralmente offensivo farlo sulla base di una presunta solidarietà democratica. L’amministrazione Biden dovrebbe gettare a mare questo ‘stato cliente‘ sempre più odioso il prima possibile”. Drastico Carpenter, ma rende l’idea.

Si può essere meno drastici, ma resta che la criticità ucraina deve trovare una risoluzione diplomatica, perché non c’è alternativa se non una guerra nucleare.

Ad oggi prevale l’idea di lasciare aperta tale criticità avanzando richieste che la Russia non potrà mai accettare, come ad esempio la “restituzione” della Crimea (un regalo di Stalin, quello dei Gulag, all’Ucraina).

Tale rigidità è brandita per far pressione sulla Russia e tenerla costantemente impegnata su questo fronte. Tutto ciò discende dalla direttrice seguita in questi anni dall’America, quella delle “guerre infinite” e partecipa della follia di tale direttrice. Più tale criticità resterà aperta, più si dà tempo e modo agli imprevisti e agli incidenti di percorso di scatenare un conflitto globale.

Mondo
22 Luglio 2024
Ucraina: il realismo di Haass