Leone XIV e la grazia preveniente

C’è qualcosa di nuovo nel pontificato di Leone XIV, anzi di antico, che poi è quest’ultima la vera novità, non tanto la prossimità ai poveri – una costante, a parte momenti, anche lunghi, di tragica caduta della Chiesa – o altri aspetti sottolineati da tanti media.
Infatti, pur non rompendo affatto con il suo predecessore, che anzi spesso cita, papa Leone XIV si muove in un altro orizzonte, in sordina, con gentilezza, timidamente quasi (“sono stato scelto senza alcun merito e, con timore e tremore”, ha detto al suo insediamento). D’altronde, a ciascuno il suo vale anche per i successori di Pietro, ognuno con la propria sensibilità cristiana.
Antica novità non solo nelle parole, ma anche nei gesti. Dopo la dinamicità a volte vulcanica di Francesco, la timida e composta austerità di Leone, come anche la scelta degli abiti papali, riecheggia figure del passato, al quale si è ispirato esplicitamente nella scelta del nome. Come un ritorno al passato è stata la decisione di tornare ad abitare il palazzo apostolico (abbandonato dal suo predecessore per motivi psicologici, come ha spiegato, e non a sfregio, ovviamente).
Quindi, l’importanza della liturgia, alla quale Leone XIV ha dedicato quasi tutto il discorso tenuto a fedeli e clero delle Chiese orientali convenuti a Roma per il giubileo…
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