Non solo la carestia e le bombe: Israele nega a Gaza anche l'acqua

“Israele, che da tempo controlla gran parte del flusso d’acqua verso Gaza, ostacolando deliberatamente l’approvvigionamento di acqua potabile da parte della popolazione. A Gaza non c’è acqua potabile disponibile in natura a causa della salinità e della contaminazione delle sorgenti e delle falde acquifere di liquami e sostanze chimiche, così la popolazione dipende dalle condutture di Israele e dagli impianti di desalinizzazione di Gaza, oggetto di reiterati attacchi israeliani”. Così Medicins sans frontieres.
“Dall’ottobre 2023 – continua MSF – Israele ha danneggiato due delle tre condutture idriche che riforniscono Gaza. Si stima che il 70% dell’acqua di queste condutture vada perso a causa delle perdite causate dai bombardamenti. Di conseguenza, l’acqua deve essere distribuita tramite autocisterne provenienti dagli impianti di desalinizzazione. Ma, dei 196 impianti di desalinizzazione gestiti dalle agenzie governative e dalle ONG, oltre il 60% sono fuori servizio”.
Inoltre, prosegue MSF, “anche quando alcune autocisterne riescono a raggiungere gli impianti di desalinizzazione, garantire la distribuzione dell’acqua alla popolazione è estremamente difficile a causa dell’intensificazione delle attività militari e dei bombardamenti nelle zone sicure, che costringono a spostare di continuo i siti di distribuzione. Nel 2025, MSF ha dovuto interrompere la distribuzione di acqua in almeno 137 siti”.
“[…] MSF ha installato sette unità per il trattamento delle acque, che producono acqua sufficiente per 65.000 persone […]. Per mesi, MSF ha cercato di installare nove nuove unità per il trattamento”. Invano, perché “Israele non ha rilasciato i permessi necessari né consentito alle unità di soccorso di entrare a Gaza”.
L’acqua, prosegue MSF, è necessaria anche per curare gli ammalati, dal momento che senza di essa le infezioni dilagano e la mancata idratazione nuoce alla guarigione.
A causa dell’inquinamento dell’acqua, a Gaza imperversano colera, epatite e diarrea. “Si stima che le malattie legate all’acqua contaminata rappresentino il 26% delle patologie infantili registrate nell’area”, denuncia Oxfam.
In aggiunta, recentemente i medici hanno individuato un’altra patologia legata all’inquinamento dell’acqua: la paralisi flaccida acuta, che indebolice i muscoli fino alla paralisi. Lo riporta The Indipendent, che rivela come in passato nella Striscia si riscontravano uno o due casi l’anno di tale patologia, mentre “negli ultimi tre mesi ne sono stati diagnosticati 110”.
Ciò si aggiunge al diuturno stillicidio di vittime causate dalla fame o dai proiettili, destinate ad aumentare con la morsa che si sta stringendo su Gaza City, la cui popolazione è costretta a evacuare le zone via via interessate alle operazioni militari per dirigersi verso le cosiddette zone sicure, che sicure non sono.
Israel Hayom riferisce come l’IDF abbia pianificato tale sfollamento: “La complessa operazione di evacuazione è gestita dall’Unità di ricollocamento della popolazione del Comando meridionale […]. L’unità è responsabile della mappatura della popolazione, della raccolta di informazioni su di essa e del coordinamento delle azioni per agevolarne gli spostamenti: distribuzione di volantini, invio di messaggi e, infine, spari di proiettili di artiglieria, che inviano il messaggio più chiaro ai residenti chiamati a evacuare“.
“[…] L’unità era già preparata per gestire in maniera capillare l’operazione”, ha affermato il Generale di Brigata (in congedo) Erez Weiner, già comandante del team di pianificazione operativa del Comando meridionale. “Si è approntato un procedimento per le notifiche, sono stati individuati i responsabili delle stesse, il quando e come farle nonché il monitoraggio e la verifica che ci sia una risposta dall’altra parte e che la popolazione si stia effettivamente muovendo”. Tutto studiato, tutto scientifico…
Residuali le speranze di un accordo con Hamas, nonostante sia sollecitato anche dal Capo di Stato Maggiore Eyal Zamir. Un accordo possibile, dal momento che Hamas, come conferma il Jerusalem Post, ha accettato il piano Witkoff, elaborato da Usa e Israele.
Se è incomprensibile, o comprensibilissimo, che gli Usa tacciano sulla nuova propensione di Hamas, più comprensibile il disinteresse di Netanyahu, dal momento che non vuole la fine della guerra. Finora, infatti, ha sabotato 7 accordi, come riportato dal media israeliano Chanel 13. Questo sarebbe l’ottavo.
Per alimentare la sua guerra infinita, in linea con le spinte espansionistiche della Grande Israele, ieri ha ordinato di bombardare gli Houti dello Yemen. Non è il primo attacco, ma questo segna una svolta perché sembra l’avvio una campagna metodica. Di oggi, infatti, l’annuncio che Israele sta creando un database degli obiettivi da colpire. Da vedere come risponderanno gli Houti, i cui attacchi contro Israele, volti a porre fine al genocidio di Gaza, sono stati finora limitati.
Stessa aggressività si dispiega contro il Libano. Il governo imposto dagli Usa – tecnicamente un golpe – dopo il cessate il fuoco tra Israele ed Hezbollah ha deciso di disarmare la milizia sciita, incontrandone l’ovvia resistenza. Gli accordi sul cessate il fuoco non prevedevano tale sviluppo, ma solo il ritiro di Hezbollah oltre il fiume Litani, a 20 km dal confine israeliano. Ma, grazie al nuovo governo golpista, appare una decisione sovrana e non imposta.
Il fatto che Netanyahu abbia annunciato che Israele è pronta ad aiutare il governo in tale imposizione dice tutto. D’altronde, che Israele non considerasse chiusa la guerra contro Hezbollah e che volesse imporsi come dominus del Paese confinante lo evidenzia il fatto che, nonostante la tregua, abbia continuato a bombardare asseriti obiettivi di Hezbollah. Un modo per far pressione su Beirut perché provvedesse a eliminare la milizia, così da avere campo libero.
Non è un caso, peraltro, che l’annuncio del governo di Beirut di procedere al disarmo della milizia sciita sia giunto nel medesimo giorno in cui Netanyahu ufficializzava la campagna contro Gaza City (8 agosto).
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