9 Luglio 2025

Trump: armi all'Ucraina, è svolta reale?

di Davide Malacaria
Trump: armi all'Ucraina, è svolta reale?
Tempo di lettura: 4 minuti

Trump cambia d’improvviso l’approccio verso la Russia. Ha iniziato col criticare Putin a più riprese, quindi ha annunciato che riattiverà il flusso di armi verso l’Ucraina, sospeso alcuni giorni fa e, infine, ha dichiarato che sta riflettendo sull’idea di comminare nuove sanzioni alla Russia.

Una svolta salutata con entusiasmo dai sostenitori della guerra ucraina, che vedono l’America tornare a fianco di Kiev ponendo fine allo strazio per il distacco che ha contraddistinto la prima fase del mandato di Trump.

Nulla importando, ovviamente, che la decisione, se mantenuta, non avrà altro esito che allungare i tempi della vittoria della Russia, destino manifesto, prolungando le sofferenze del popolo ucraino che l’Occidente ha votato al genocidio: un sacrificio umano e immane a maggior gloria dei suoi sporchi interessi.

Un’espressione quest’ultima che usiamo non per una mera vis polemica, ma perché riprende le dichiarazioni del Cancelliere tedesco Friedrich Merz – che ha avuto il merito di dire l’inconfessabile – secondo il quale Israele in Medio oriente “sta facendo il lavoro sporco” per conto dell’Occidente.

Peraltro, che il conflitto stia producendo un genocidio indotto dall’estero e gestito dalle autorità di Kiev è sotto gli occhi di tutti. Per tenere il fronte di una guerra irrevocabilmente persa, Kiev ha già mobilitato i diciottenni e ora ha in cantiere di chiamare alla leva le donne, finora arruolate solo su base volontaria. Tale la dinamica della guerra alla Russia fino all’ultimo ucraino, prospettiva chiara fin dal suo inizio.

Ukrainian women to be conscripted as the country faces Russian forces

Resta da capire, però, se la svolta di Trump sia reale o meno, dal momento che ha abituato il mondo a dichiarazioni roboanti quanto fuorvianti. Infatti, nel leggere il dettagliato report di Axios, appare di interesse il fatto che Trump abbia parlato esplicitamente di “armi difensive”, tanto che il sito americano dettaglia come, a seguito dell’annuncio, gli Stati Uniti si apprestino a inviare in Ucraina “10 intercettori Patriot” (non Himars, non carri armati etc.)

Inside Trump's Patriot missile plans for Ukraine

Un aiutino davvero “minuscolo”, come segnalato dai funzionari ucraini. Una reazione riferita dal Guardian in un articolo nel quale si spiega che saranno “in grado di neutralizzare solo un grande attacco aereo notturno”. E di attacchi notturni l’Ucraina ne sta subendo tanti…

Trump criticises Putin and promises to send Ukraine 10 Patriot missiles

Peraltro, si tratta di un numero di Patriot ben al di sotto di quanto stabilito quando il Congresso, sotto la presidenza Biden, aveva approvato la consegna (si tratta dell’ultimo lotto approvato dalla presidenza pregressa: finora la nuova amministrazione non ha legiferato in proposito).

Né è chiaro come arriveranno in Ucraina, dal momento che Axios riferisce una querelle sul tema, con Trump che aveva chiesto al Cancelliere Merz, il quale aveva sollecitato tale consegna, di inviare a Kiev i Patriot tedeschi; proposta rigettata dall’interlocutore che replicava come Berlino avesse fornito a Kiev più Patriot di quanti, in proporzione, ne avessero forniti gli Usa.

Così ora è in atto un colloquio triangolare per capire chi, tra Germania, Grecia e Stati Uniti (gli unici Paesi ad averne ancora a disposizione), debba inviare i Patriot e soprattutto chi debba pagarli.

Una querelle generata dall’esaurimento delle scorte Usa a causa del conflitto iraniano, che ha richiesto grandi quantità di risorse per proteggere Israele e le basi Usa in Medio oriente, ma anche dal mercantilismo sotteso a tale triangolazione.

Insomma, se questo è l’aiuto promesso da Trump, non è un granché, né la minaccia di nuove sanzioni riuscirà a turbare i sonni di Putin, dal momento che le sanzioni comminate contro la Russia hanno fatto da volano al suo sviluppo economico e, insieme, hanno accelerato esponenzialmente la creazione di una rete finanziaria alternativa al dollaro nell’ambito dei Brics e oltre, processo da cui Mosca ha tratto enormi vantaggi.

Come si può vedere è ancora presto per parlare di una svolta di Trump, tanto è vero che la reazione della Russia è stata “calma”, come ha dichiarato il portavoce dal Cremlino Dmitrij Peskov, il quale ha aggiunto che la parte più importante delle dichiarazioni del presidente Usa è stata quella in cui ha riconosciuto che la risoluzione del conflitto si è rivelata più “ardua” del previsto, cosa della quale Mosca era cosciente fin dall’inizio delle manovre diplomatiche russo-americane. “Perché è impossibile risolvere una questione del genere da un giorno all’altro”, come ha detto Peskov.

Moscow not fazed by Trump’s harsh rhetoric – Kremlin

In attesa degli sviluppi, e tenendo presente non solo quanto sia mutevole l’approccio di Trump alle problematiche, ma anche che spesso usa l’aggressività verbale per coprire le sue vere intenzioni o coprirsi le spalle da eventuali critiche, non si può non tener presente che la svolta è avvenuta mentre era in corso la visita della delegazione israeliana negli Stati Uniti.

Sta facendo pressioni su Israele perché accetti una tregua a Gaza e sa perfettamente quanta ostilità ciò stia generando in Israele, ma soprattutto nei pericolosi ambiti neocon e liberal Usa, consegnati alla sanguinaria follia che sottende il genocidio palestinese.

Possibile che Trump abbia voluto blandire tali ambiti dandogli in pasto un fatuo appoggio alla loro guerra in Ucraina per ottenerne il favore, o quantomeno la neutralità, sul fonte mediorientale.

In alternativa, ma non troppo, potrebbe essere un modo per esercitare pressioni su Putin per spingerlo a essere più assertivo nei confronti di Teheran o di Hamas, con i quali ha rapporti meno conflittuali rispetto a Washington, perché accettino condizioni che non vogliono accettare, ad esempio lo smantellamento totale del nucleare iraniano o parti della proposta di tregua made in Usa che Hamas trova indigeste.

Si tratta di ipotesi, ovviamente, alternative all’idea di una svolta di Trump sul conflitto ucraino, rispetto al quale ha ribadito: “Non è la mia guerra”. Solo ipotesi, dunque, ma non per questo del tutto aleatorie. Le cose saranno più chiare col tempo.

 

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