21 Luglio 2016

Turchia: il Parlamento bombardato

Turchia: il Parlamento bombardato
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Il Parlamento bombardato

Appena giunta la notizia del golpe, diversi deputati sono accorsi al Parlamento turco: «Avevamo appena convocato la televisione nazionale per dire al popolo turco e al mondo che anche i partiti dell’opposizione, compresi quelli tradizionalmente critici verso le tendenze autoritarie di Erdogan, si schieravano tutti senza indugio contro il colpo di Stato».

 

«È stato allora che abbiamo sentito i caccia dell’aviazione militare abbassarsi a poche decine di metri dai tetti del Parlamento e aprire il fuoco idiscriminato. Non avrei mai creduto potesse avvenire. La nostra forza aerea nazionale ci stava sparando contro! E non a scopo intimidatorio». Così Utku Cakirozer, deputato del Partito popolare repubblicano (CHP) a Lorenzo Cremonesi per il Corriere della Sera del 21 luglio.

 

Nota a margine. Altra testimonianza che spazza via l’idea del “colpo di stato democratico” tanto in voga. E che rende l’idea di quel che avrebbero fatto nel Paese i “golpisti democratici” qualora avessero prevalso.

 

Detto questo, va riferito un altro particolare relativo al repulisti di Recep Erdogan, che ha comportato l’allontanamento di tanti funzionari statali dalle loro funzioni. Lo spiega l’ambasciatore turco a Roma, Aydin Adnan Sezgin alla Repubblica dello stesso giorno: per il sultano si tratta di eliminare la rete occulta che risponde a Fetullah Gulen, quella che i golpisti hanno usato nella notte di venerdì. 

 

Una sorta di P2 (che in Italia si configurava come un’associazione segreta di fede atlantica), radicata nei quadri dell’esercito e dello Stato. Della quale Erdogan ha deciso di sbarazzarsi una volta per tutte.

 

Anche da noi c’è stato un repulisti del genere ai tempi dello scandalo P2, ma in modo meno traumatico e indiscriminato, anche perché la lista di affiliati scoperta in casa di Licio Gelli a Castiglion Fibocchi conteneva solo un migliaio di nomi. Molti dei quali hanno continuato a ricoprire posizioni più che influenti anche dopo. E forse non è stato un bene per l’Italia. Detto questo si spera che ad Ankara si evitino pericolose degenerazioni.

 

Infine va accennato alla narrazione ancora in voga (anche se oggi un po’ meno), secondo la quale Erdogan avrebbe “inscenato” il golpe per far piazza pulita dei suoi avversari (accusa tendente a criminalizzare la vittima del golpe – anche se certo il presidente turco non è un ingenuo gentleman). Narrazione che si basa sul fatto che il golpe è stato condotto in maniera quasi dilettantesca.

 

In realtà, come rivelato da Al Monitor il 20 luglio, i servizi segreti turchi sono stati avvertiti alcune ore prima del tentativo. Non specifica da chi, anche se un’agenzia iraniana ha rivelato che sono stati i russi – circostanza ovviamente smentita da Mosca -, mentre altre fonti indicano che la segnalazione sarebbe giunta da Tel Aviv.

 

Ma al di là dell’origine dell’informazione, al Monitor riferisce che nelle ore seguenti i servizi turchi hanno cercato di accertarsi della veridicità della notizia (tanti falsi allarmi simili in precedenza) e a prendere le necessarie contromisure. I golpisti si sono visti scoperti e, invece di rinunciare, hanno provato a forzare la mano anticipando di «sei ore» l’operazione, prima cioè che il loro tentativo fosse sventato sul nascere.

 

Da qui lo scollegamento tra loro e la (decisiva) mancata cattura di Erdogan nella località balneare nella quale si trovava. Il presidente turco era riuscito a scappare prima dell’arrivo sul posto delle unità d’élite inviate a tale scopo.

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