Ucraina. Sabotare il negoziato, preparare la grande guerra in Europa
Tempo di lettura: 4 minutiIl finanziamento di 90 miliardi della Ue per l’Ucraina segnala che la guerra deve proseguire. E probabilmente continuerà, dal momento che i leader Ue hanno carte per sabotare le trattative: basta inserire nel piano di pace di Trump condizioni che la Russia ritiene inaccettabili e il gioco è fatto. D’altronde le condizioni di Mosca sono note da anni.
Le trattative salterebbero senza mettersi contro l’America, in attesa che oltreoceano accada qualcosa che riporti gli States a riabbracciare la guerra per procura contro Mosca. Tante le opzioni per un riposizionamento Usa, a iniziare da un esito delle midterm che riporti in auge un Congresso pro-guerra; oppure che accada l’imponderabile.
Lo ha dichiarato apertamente Zelensky, che ha ripreso fiducia nei sui niet a Trump, tanto da arrivare a prefigurare che questi potrebbe morire. In un intervento al Consiglio europeo, infatti, dopo aver criticato gli Usa perché non comprendono quanto sia importante che l’Ucraina aderisca alla Nato, ha espresso fiducia sul fatto che la posizione di Washington possa cambiare, spiegando: “I politici cambiano, qualcuno può morire, così è la vita”.
Il fatto che il presidente ucraino minacci tanto apertamente Trump, seppur in maniera ovviamente implicita, la dice lunga sui rapporti di forza all’interno dell’Impero tra il partito della guerra e Trump e soci. Tale Forza, infatti, a Zelensky non è assicurata dalla debole Ue, quanto dai circoli americani iper-atlantisti.
Abbiamo scritto che quello della Ue è un finanziamento, ché la denominazione ufficiale, un prestito garantito dai costi di ricostruzione che saranno imposti ai russi, è ovviamente una boutade, meglio, una frode, perché tale garanzia non scatterà mai.
I soldi destinati all’Ucraina sono garantiti dalle tasche dei cittadini europei, che vedranno parte di questi investiti in fruttuosi water d’oro e amenità varie: nessuno, infatti, vigilerà sul flusso di denaro, basta osservare il disinteresse della leadership europea per la corruzione della dirigenza ucraina evidenziata dalle recenti inchieste.
Con questo finanziamento la Ue è riuscita a eludere il cul de sac nel quale si era cacciata con l’idea di utilizzare a tale scopo i fondi russi congelati in Belgio. Una trovata che avrebbe provocato una crisi di fiducia nel sistema bancario del Vecchio Continente e sulla quale si è consumato un braccio di ferro sia in Europa che tra Bruxelles e Washington. Da questo punto di vista, aver escluso l’utilizzo degli asset russi è stato un momentaneo ritorno alla ragione.
Solo momentaneo, però, perché la Ue continua a premere l’acceleratore sull’imminente guerra contro la Russia e vi si prepara riarmandosi. L’isteria su tale conflitto, che incenerirebbe il continente, si moltiplica.
Mosca, secondo l’isteria dilagante, si prepara ad attaccare, anzi la guerra è già qui, come dimostrerebbero gli allarmi sugli asseriti droni russi che di tanto in tanto spuntano nei pressi di qualche sito sensibile europeo. Sul punto rimandiamo a un’analisi del media olandese Trouw, che ha analizzato circa 60 di questi incidenti, e ha concluso che le accuse contro i russi non sono supportate da prove.
Ma l’isteria bellica monta. All’improvvida chiamata alla guerra preventiva contro la Russia del presidente del Comitato militare della Nato Cavo Dragone ha fatto seguito l’appello del Capo di Stato Maggiore francese Fabien Mandon, che ha dichiarato: “Il Paese si prepari a perdere i suoi figli in un eventuale conflitto”; e a questi si è aggiunto il capo di Stato Maggiore britannico Richard Knighton: “Dobbiamo essere pronti a mandare i nostri figli in guerra”.
Non voci dal sen fuggite ma, insieme ad altre, un coro che serve a preparare quanto si sta apparecchiando per l’Europa nelle fucine neocon. Tutto, ovviamente, sulla testa dei cittadini, i quali devono essere convinti della minaccia russa.
Se anche durante la Guerra Fredda si paventava il conflitto globale, gli avvertimenti erano a sedare, non a incitare. Se anche allora non mancava il confronto sottotraccia, era però negato ufficialmente. Perché tutti erano consapevoli di cosa comportasse uno scontro tra potenze nucleari.
Invece, sotto la presidenza Biden, la guerra indiretta si è fatta aperta. E per la prima volta è stata applicata la strategia dell’escalation controllata attraverso l’innalzamento progressivo della portata e della potenza delle armi inviate a Kiev.
Tutto ciò era studiato per far accettare piano piano all’opinione pubblica occidentale che una guerra Nato – Russia è possibile. Che tale sviluppo non implica la fine dell’umanità. Solo così si spiega che certe figure possano dire impunemente corbellerie da fine del mondo, che negli anni della Guerra Fredda gli sarebbero costate le poltrone.
Quanto alla presidenza Biden, a tali responsabilità va aggiunta quella non meno grave di aver innescato l’invasione russa. In altra nota avevamo accennato a come la responsabile per l’Europa di quella presidenza, Amanda Sloat, abbia riconosciuto che, se all’Ucraina fosse stato negato l’ingresso nella Nato, i russi non avrebbero attaccato.
A quella dichiarazione si è aggiunta la rivelazione di Zelensky: “Fin dal primo giorno, dal nostro primo dialogo con Biden [prima del conflitto ndr.], ho sollevato onestamente la questione. La NATO è nella nostra Costituzione, e ho sollevato la questione se l’Ucraina potesse aderire alla NATO. Lo vogliamo davvero; garantisce la sicurezza. Biden mi ha detto: no, non entrerai nella NATO”.
Allora, perché diavolo quando negli incontri tra Biden, il suo consigliere Jakob Sullivan e Putin, che hanno preceduto l’invasione, alle insistite richieste dello zar di ottenere rassicurazioni sul punto, gli Usa hanno sempre risposto che non potevano chiudere le porte della Nato a Kiev? Per rinverdire la memoria, riportiamo il titolo del Guardian del 26 gennaio 2022: “Gli Stati Uniti restano fermi sul diritto dell’Ucraina di aderire alla NATO in risposta alle richieste russe”…





