19 Gennaio 2015

Zuroff, Putin e la liberazione di Auschwitz

Zuroff, Putin e la liberazione di Auschwitz
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C’è controversia sulla presenza di Putin alle celebrazioni per i settant’anni dalla liberazione di Auschwitz, che si terranno il 27 gennaio prossimo. Stando ai media italiani sembra che Putin abbia deciso di non andare, mentre per Russia Today, giornale che forse ha informazioni più dirette da Mosca, il leader russo non sarebbe stato invitato.

 

Al di là del particolare, a questo proposito si segnala l’intervento dello storico israeliano Efraim Zuroff, l’autorevole direttore del Centro Wiesenthal, il quale, in un articolo pubblicato su i24news.tv, ha affermato: «È doveroso invitare in special modo il presidente della Russia ai prossimi eventi in Polonia […] La presenza di Putin nella cerimonia che si svolgerà ad Auschwitz deve servire come una forte richiamo per la memoria di chi in realtà ci liberò dai campi di sterminio, dal momento che gli Stati Uniti e l’Europa preferirono l’oblio».

La considerazione finale riguarda la polemica, mai sopita, riguardante il fatto che gli alleati sapessero quanto avveniva nei campi di sterminio nazista, ma non mossero un dito.

 

Nota a margine. La cerimonia per la liberazione di Auschwitz dovrebbe essere un momento di unità, ma l’Occidente preferisce evidentemente il contrario, onde evitare un allentamento dell’isolamento internazionale di Mosca. Il forte appello di Zuroff, più di altri autorizzato a prendere una posizione in proposito, suona coraggioso.

 

Ovviamente a complicare l’invito di Putin è la crisi Ucraina. Forse qualcuno teme che il leader russo ricordi al mondo che l’attuale governo di Kiev, sostenuto dall’Occidente, è andato al potere, e lo conserva, grazie al forte sostegno fornito ai movimenti neonazisti ucraini. Un sostegno che rischia di recare qualche imbarazzo a tale cerimonia.

 

Sempre su Putin val la pena di accennare a un altro particolare, più o meno legato a questo. Interpellato da Stampa-tv su certo rigurgito di sentimenti antisemiti in Europa, il rabbino capo di Roma, Riccardo di Segni, ha affermato: «Putin, da informazioni che ho da rabbini russi, invece è forte freno rispetto all’esplosione di fenomeni di intolleranza antiebraica nella Russia».

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