2 Febbraio 2021

Roger Waters: nessuno uccida più i bambini

di Massimo Quattrucci
Roger Waters: nessuno uccida più i bambini
Tempo di lettura: 3 minuti

Si può senz’altro non leggere questo (musical) box, ma bisogna assolutamente ascoltare questa meravigliosa canzone, specialmente in questo nuovo video in bianco e nero che Roger Waters ci ha da poco regalato sui social (che segue altri tre brani “postati” nei mesi passati).

Un nuovo brano e una commossa dedica:

“Ieri sera ho visto un documentario, L’uomo che ha salvato il mondo. È strano pensare che se quella notte del 1983 Stanislav Petrov non fosse stato al posto giusto al momento giusto probabilmente molti di noi adesso non sarebbero vivi”. 

“Tutti sanno che le armi nucleari sono una bomba ad orologeria e quella sera noi siamo stati straordinariamente fortunati. Se io governassi il mondo abolirei le armi nucleari domattina. Ma il mondo non può essere governato: può solo essere amato, rispettato, condiviso”.

“Come regalo a tutti e con tutto l’affetto mio e della mia adorabile band ecco per voi la nuova registrazione del The gunner’s dream” (il sogno del mitragliere).

Il fatto storico al quale si riferisce è accaduto nel settembre del 1983, al culmine della Guerra Fredda. Stanislav Petrov, un ingegnere russo assegnato alla rilevazione dei lanci dei missili Nato, è chiamato a sostituire l’ufficiale di servizio in un bunker vicino Mosca.

Nella notte, l’allarme: i radar segnalano cinque missili diretti contro la Russia provenienti dal Montana. Stanislav non è del tutto convinto dei dati e sa bene cosa significa rilanciare l’allarme al centro comandi.

Mantiene il sangue freddo e decide di non applicare il regolamento che l’obbliga ad avvertire i superiori. Così comunica soltanto un malfunzionamento del sistema (cosa poi accertata), nonostante gli immani rischi per il suo Paese e per se stesso, che certo la sua iniziativa sarebbe stata punita. L’accaduto fu tenuto segreto per ben dieci anni, come segreto rimase l’eroe di questa storia.

Lo spunto di gratitudine per Petrov ha spinto Roger Waters a regalarci questa canzone autobiografica, che parla di guerra e soprattutto di pace. Una canzone dedicata al padre aviatore, morto nello sbarco di Anzio, il cui corpo non fu mai ritrovato.

Questo The gunner’s dream è un rifacimento di un brano contenuto nell’ultimo disco dei Pink Floyd, quel Final cut che chiuse la storia del gruppo. Di fatto, rappresenta anche il primo brano della favolosa carriera solista di Roger Waters, dato che gli altri membri del gruppo vi apparivano come semplici turnisti. Un disco sottovalutato dalla critica, eppure tra i più belli e cupi del quartetto londinese. 

Il protagonista della canzone è un mitragliere che cade col paracadute giù, tra le nuvole, dal suo bombardiere colpito. Lo aspetta la morte in campo nemico, ma ha ancora il tempo per ricordare il sogno della sua vita:

 

Scendendo lentamente attraverso le nuvole i ricordi mi raggiungono veloci

nello spazio tra il cielo e il campo nemico.

Avevo un sogno, avevo un sogno.

 

Addio Max, addio mamma…

Dopo la funzione funebre, camminando lentamente verso l’auto

con l’argento tra i capelli che risplende nella fredda aria di novembre,

senti i tristi rintocchi della campana e tocchi la seta del risvolto della tua giacca.

Mentre le lacrime scendono alzi lo sguardo per cercare conforto 

nella musica dell’orchestra, prendi la sua fragile mano e ti aggrappi ad un sogno:

 

Per tutti gli uomini un posto dove abitare, mangiare a sufficienza;

da qualche parte i vecchi eroi possono passeggiare tranquillamente

e ognuno può parlare ad alta voce di dubbi e di paure.

E soprattutto dove nessuno più scompare. […]

E nessuno più uccide bambini,

nessuno più uccide bambini.

 

In un angolo del campo nemico il mitragliere ora dorme per sempre,

quello che è fatto è fatto. 

Ma non possiamo semplicemente cancellare la scena finale,

prendiamoci cura del suo sogno,

prendiamocene cura.

 

Roger Waters al pianoforte è una rarità. È diventato bellissimo il suo viso anziano (77 anni), coi lunghi capelli bianchi. E il suo filo di voce, recitato come il più grande degli attori, è ancora capace di andare in alto e di urlare, così come faceva nella ormai classica Careful whit that axe, Eugene.

Bellissime le voci delle gemelle Lucius e le chitarre che mischiano meravigliosamente hard rock (Dave Kilminster) e costa californiana (Jonathan Wilson). 

Musica calma che aumenta per poi tornare triste e malinconica, e due note del pianoforte di Roger a ripetersi quasi all’infinito…  c’è davvero tanto in questo brano che ha voluto registrare in casa con l’iPhone.

Un brano che non è solo musica. È, in piccolo, ciò che da sempre Roger Waters ci propone nelle sue performance. Chiunque abbia avuto la fortuna di assistere ai suoi ultimi spettacoli sa bene che ormai la musica non gli basta più per raccontare le sue storie.

Questi inni contro la guerra non sono solo concerti. Waters vuole arrivare più a fondo. E allora suoni, filmati, fotografie, reportage, luci, fuochi, oggetti reali, balli, parole, grafica. Tutto bellissimo, forte e perfetto. 

 

The gunner’s dream (nuova versione) – The gunner’s dream (video originale) – Mother – Vera/Bring the boys back home – Two suns in the sunset

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