3 Agosto 2020

Sport Illustrated: calcio e show, spettacolo senza gioia

Sport Illustrated: calcio e show, spettacolo senza gioia
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L’ennesimo titolo della Juventus in Italia offre il “la” a Jonathan Wilson, su Sport Illustrated, di tratteggiare la stanchezza ripetitiva del calcio europeo. D’altronde non solo i bianconeri in Italia, ma anche l’ennesimo scudetto del Bayern Monaco in Germania, del Paris Saint Germain in Francia, mentre in Spagna, il derby lungo un anno tra Real e il Barcellona, è stato vinto dai blancos…

Da anni ormai il calcio del nostro continente è appannaggio delle solite note, non solo a livello nazionale, ma anche in Champions. Così Sport Illustrated, forse la più prestigiosa rivista sportiva del mondo, si interpella sulla sua credibilità.

D’altronde una semplice rassegna all’albo d’oro dei campionati di Italia, Francia, Germania e Spagna rivela quello che tutti sanno benissimo: negli ultimi 8/10 anni i campionati li vincono sempre gli stessi “superclub” (due le eccezioni, un campionato al Monaco in Francia, uno all’Atletico in Spagna). I superclub vincono, gli altri giocano per arrivare al massimo secondi.

Non è colpa della Juventus se è più ricca delle altre, spiega Wilson, né che di conseguenza abbia un tasso tecnico nei suoi calciatori più alto di quello di altre squadre, che possono al massimo tentare di supplire con un buon collettivo (che, comunque, non fa vincere trofei, se non minori). Così che questo “sembra un titolo vinto quasi per impostazione predefinita”, annota il cronista britannico, cenno che vale anche per altri campionati continentali.

Nel citare l’articolo, Enrico Sisti (Repubblica) ricorda come gli americani (Sport Illustrated è Made in USA) “sono allergici ai poteri forti nello sport…La prima cosa di cui si preoccupano i capi del basket americano, animati dal bisogno di tutelare la ‘democrazia agonistica’, è che se vince sempre la stessa franchigia vuol dire che qualcosa non torna…insomma il sistema non fa abbastanza per assicurare un equilibrio tecnico ed economico”.

Uno squilibrio che è anche causa della crescente disaffezione del pubblico per il calcio. Un prodotto che la tecnologia e il marketing hanno la pretesa di vendere come qualcosa di spettacolare, ma che lo è sempre meno.

Ciò perché il fondamento dello spettacolo del pallone è e resta indicato dal detto popolare che recita: “Il pallone è rotondo”. Detto che esalta l’imprevedibilità dell’esito delle gare. Non più rotondo, il pallone è diventato quadrato.

Così lo sport “più bello del mondo” assomiglia sempre più al wrestling, per tornare allo sport americano. Uno show, anche divertente per chi si accontenta di una narrazione dove tutto è già scritto, ma nulla più.

“Mentre la marcia schiacciante dei ‘superclub’ continua senza gioia, l’attuale modello di calcio in Europa sembra sempre più insostenibile”, conclude il cronista di Sport Illustrated.

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