18 Maggio 2016

Per la fine delle sanzioni alla Siria

Per la fine delle sanzioni alla Siria
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Sulla piattaforma “Change.org” è stata lanciata la petizione ”Basta Sanzioni alla Siria”. Un embargo che dura da tempo e sul quale anche Piccolenote, nel suo piccolo, si è speso, nell’ambito di articoli dedicati alla tormentata guerra siriana. Il 23 maggio il Consiglio d’Europa è chiamato a rinnovare o meno la decisione. È sufficiente che un solo membro del Consiglio si opponga al rinnovo perché la misura sia sospesa.

 

Di seguito pubblichiamo l’appello che chiede la fine delle sanzioni, ad oggi totalmente inspiegabili nella loro fredda icasticità. È una petizione che ha come firmatari vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose del Paese. Ed è stata rilanciata da diversi siti, oltre che da Avvenire e Asianews.

 

Riteniamo sia più che doveroso, come cristiani e come uomini che sperano nella pace, dare spazio all’iniziativa. E invitare i nostri lettori, quanti vorranno, ad aggiungere la loro firma, e quella dei loro amici, a quella di quanti hanno già aderito alla proposta (per firmare cliccare qui).

 

Piccolo gregge, di nessun peso politico, ci è però cara la buona speranza, che a volte riesce a inserire una variabile nuova, e imprevista, nel sistema. Grazie a quanti aderiranno a questa povera, grata, iniziativa di pace.

 

Basta sanzioni alla Siria

Nel 2011 l’Unione Europea, varò le sanzioni contro la Siria, presentandole come “sanzioni a personaggi del regime”, che imponevano al Paese l’embargo del petrolio, il blocco di ogni transazione finanziaria e il divieto di commerciare moltissimi beni e prodotti.

 

Una misura che dura ancora oggi, anche se, con decisione alquanto inspiegabile, nel 2012 veniva rimosso l’embargo del petrolio dalle aree controllate dall’opposizione armata e jihadista, allo scopo di fornire risorse economiche alle cosiddette “forze rivoluzionarie e dell’opposizione”.

 

In questi cinque anni le sanzioni alla Siria hanno contribuito a distruggere la società siriana condannandola alla fame, alle epidemie, alla miseria, favorendo l’attivismo delle milizie combattenti integraliste e terroriste che oggi colpiscono anche in Europa. E si aggiungono a una guerra, che ha già comportato 250.000 morti e sei milioni di profughi.

 

La situazione in Siria è disperata. Carenza di generi alimentari, disoccupazione generalizzata, impossibilità di cure mediche, razionamento di acqua potabile, di elettricità. Non solo, l’embargo rende anche impossibile per i siriani stabilitisi all’estero già prima della guerra di spedire denaro ai loro parenti o familiari rimasti in patria.

 

Anche le organizzazioni non governative impegnate in programmi di assistenza sono impossibilitate a spedire denaro ai loro operatori in Siria. Aziende, centrali elettriche, acquedotti, reparti ospedalieri sono costretti a chiudere per l’impossibilità di procurarsi un qualche pezzo di ricambio o benzina.

 

Oggi i siriani vedono la possibilità di un futuro vivibile per le loro famiglie solo scappando dalla loro terra. Ma, come si vede, anche questa soluzione incontra non poche difficoltà e causa accese controversie all’interno dell’Unione europea. Né può essere la fuga l’unica soluzione che la comunità internazionale sa proporre a questa povera gente.

 

Così sosteniamo tutte le iniziative umanitarie e di pace che la comunità internazionale sta attuando, in particolare attraverso i difficili negoziati di Ginevra, ma in attesa e nella speranza che tali attese trovino concreta risposta, dopo tante amare delusioni, chiediamo che le sanzioni  che toccano la vita quotidiana di ogni siriano siano immediatamente tolte. L’attesa della sospirata pace non può essere disgiunta da una concreta sollecitudine per quanti oggi soffrono a causa di un embargo il cui peso ricade su un intero popolo.

 

Non solo:  la retorica sui profughi che scappano dalla guerra siriana appare ipocrita se nello stesso tempo si continua ad affamare, impedire le cure, negare l’acqua potabile, il lavoro, la sicurezza, la dignità a chi rimane in Siria.

 

Così ci rivolgiamo ai parlamentari e ai sindaci di ogni Paese affinché l’iniquità delle sanzioni alla Siria sia resa nota ai cittadini dell’Unione Europea (oggi assolutamente ignari) e diventi, finalmente,  oggetto di un serio dibattito e di conseguenti deliberazioni.

 

Firmatari
Padre Georges Abou Khazen – Vicario apostolico dei Latini ad Aleppo
Padre Pierbattista Pizzaballa  – Emerito Custode di Terrasanta
Padre Joseph Tobji  – Arcivescovo maronita di Aleppo
Padre Boutros Marayati- Vescovo armeno di Aleppo
Suore della Congregazione di San Giuseppe dell’Apparizione dell’Ospedale “Saint Louis” di Aleppo
Comunità Monache Trappiste in Siria
Dottor Nabil Antaki – Medico, ad Aleppo, dei Fratelli Maristi
Suore della  Congregazione del Perpetuo Soccorso – Centro per minori e orfani sfollati di Marmarita
Padre Firas Loufti – Francescano
Monsignor Jean-Clément Jeanbart – Arcivescovo greco-cattolico di Aleppo

Monsignor Jacques Behnan Hindo, arcivescovo siro cattolico di Hassaké Nisibi

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