25 Maggio 2021

La gratuità della rete non è dato acquisito. La guerra made in Usa

di Eleonora Piergallini
La gratuità della rete non è dato acquisito. La guerra made in Usa
Tempo di lettura: 3 minuti

Tre settimane fa il procuratore generale di New York Letitia James ha reso pubblici i risultati di un’indagine pluriennale che ha rivelato come i principali fornitori di servizi internet Usa (AT&T, Lumen, Charter, Cox, CTIA e altre) abbiano pagato delle aziende di marketing per creare milioni di commenti falsi per influenzare la legge sulla net neutrality  (neutralità della rete).

La legislazione che definisce la net neutrality prescrive ai fornitori di servizi internet di trattare i contenuti in modo equo, impedendo loro di bloccare o rallentare i contenuti internet e di creare così delle “corsie preferenziali” a pagamento, creando un divario tra chi può permettersi un accesso privilegiato a internet e chi no. Già parte della regolamentazione europea, le leggi che stabiliscono la net neutrality sono state adottate anche dagli Stati Uniti nel 2015, sotto l’amministrazione Obama.

Tuttavia, nel 2017, la Federal Communications Commission (agenzia governativa degli Stati Uniti supervisionata dal Congresso e responsabile dell’attuazione e dell’applicazione delle leggi e dei regolamenti in tema di comunicazione) ha preso in considerazione una proposta di abrogazione delle leggi volte a tutelare la net neutrality

Ora, qualsiasi cambiamento in merito a queste regole prevede un periodo di public comments, ossia la possibilità da parte dei cittadini americani di esprimere la propria opinione attraverso commenti “postati” sul sito della Federal Communications Commission. Una sorta di referendum popolare che ha grande influenza sul processo decisionale della Commissione stessa.

La Procura di New York ha aperto un’inchiesta sulla mole di commenti pubblicati sul sito e ha scoperto che migliaia di questi erano falsi, creati ad arte dalle lobby della comunicazione, per influenzare la decisione della Commissione, nel tentativo di abrogare la net neutrality.

Dal report leggiamo che “l’Ufficio del procuratore generale di New York ha scoperto che quasi 18 milioni degli oltre 22 milioni di commenti ricevuti dalla FCC durante il rulemaking (il periodo di valutazione dei commenti pubblici, ndr) del 2017 erano falsi”.

“Questo tipo di frode ha conseguenze significative per la nostra democrazia”, prosegue la procura. “Le agenzie federali e statali si affidano ai commenti del pubblico per stabilire le norme che governano molti aspetti della nostra vita, dalla salute pubblica alla protezione dei consumatori, all’ambiente e, in questo caso, le regole che governano il modo in cui condividiamo e usufruiamo dei contenuti di internet. I commenti pubblici, infatti, possono influenzare i legislatori e le leggi che essi emanano”.   

https://ag.ny.gov/sites/default/files/oag-fakecommentsreport.pdf 

L’abrogazione della legislazione a tutela della neutralità della rete è entrata ufficialmente in vigore nel giugno 2018 ed è stata ratificata nell’ottobre 2020. Riportiamo un commento della Reuters: “I fornitori di servizi internet non hanno cambiato il modo in cui gli utenti accedono a internet, ma i gruppi di consumatori temono che potrebbero muoversi per aumentare i prezzi o rallentare le velocità selettivamente, solo per alcuni clienti”. 

https://www.reuters.com/article/us-usa-internet/u-s-fcc-votes-to-maintain-2017-repeal-of-net-neutrality-rules-idUSKBN27C2EO  

Di interesse la modalità con cui sono stati manomessi i commenti degli utenti. Stando all’inchiesta della James, le aziende fornitrici di servizi internet si sarebbero unite attraverso un’organizzazione chiamata Broadband for America, un ente no- profit, e avrebbero dato inizio a una campagna che aveva lo scopo di generare milioni di commenti per creare un’ampia base di appoggio alla proposta di abrogazione della net neutrality.  

Secondo la procura, le aziende di marketing assunte dalla Broadband for America, per creare questi commenti, avrebbero usato nomi e indirizzi acquistati o raccolti anni prima e avrebbero fabbricato così dei post fasulli.

“Il 19 giugno 2017- riportiamo come esempio di quanto avvenuto -, la Federal Communications Commission (FCC) ha ricevuto un commento da parte di Kenneth Langsam di Nassau, New York. Il signor Langsam aveva espresso il suo sostegno alla proposta di abrogazione dei regolamenti favorevoli alla net neutrality. […] C’era però un problema: il signor Langsam era morto sette anni prima. Il commento è stato fabbricato e la sua identità rubata.” 

https://ag.ny.gov/sites/default/files/oag-fakecommentsreport.pdf 

Per ora l’OAG non ha prove che “la Broadband of America o la sua società di lobbying fossero a conoscenza della frode all’inizio della campagna. Diversi segnali d’allarme sono emersi poco dopo l’inizio della stessa e sono continuati per mesi, ma sono rimasti inascoltati. Le e-mail ottenute dall’OAG rivelano che la società di lobbying della Broadband of America si è accorta della frode e ne ha discusso”. 

https://ag.ny.gov/sites/default/files/oag-fakecommentsreport.pdf 

Anche se, fino ad ora, le agenzie di marketing sono state indicate come le uniche responsabili della frode, l’ufficio della James ha annunciato che indagherà anche su un eventuale coinvolgimento della lobby della comunicazione, che si ipotizza abbia aiutato l’azienda di marketing a trovare le informazioni sugli utenti usati per fare la campagna.

Vicenda istruttiva anche al di là dei ristretti confini della net neutrality, che indica uno dei tanti pericoli della rete, dove potenti lobby possono creare persone virtuali per incidere sulla realtà. Questa truffa è stata scoperta, non senza fatica, dati gli anni occorsi all’inchiesta, peraltro non ancora conclusa.

Ma potrebbe essere solo la punta dell’iceberg di un fenomeno molto più vasto, non solo americano. D’altronde per certi ambiti reperire dati per creare profili fake è uno scherzo.

 

 

 

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