16 Maggio 2018

L'Afghanistan, i talebani e il gasdotto della perduta pace

L'Afghanistan, i talebani e il gasdotto della perduta pace
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Ieri i Talebani hanno attaccato a sorpresa la città afghana di Farah, 70mila abitanti, e ne hanno preso il controllo, prima di esserne scacciati.

Una mossa improvvisa, che non è solo l’ennesima iniziativa assertiva del gruppo fondamentalista, ma pone una nuova criticità nell’Asia centrale. Meglio, rischia di mandare all’aria una iniziativa distensiva che aveva acceso speranze.

La città di Farah, infatti, è nevralgica per il Tapi, la nuova condotta che dovrebbe portare il gas del Turkmenistan all’Afghanistan per poi giungere al Sud, rifornendo di energia gli eterni rivali Pakistan e India.

Un gasdotto più che strategico, come ha spiegato il presidente afghano Ashraf Ghani al momento della sua inaugurazione, avvenuta nel febbraio scorso: “Porterà sviluppo e cooperazione ai quattro Paesi, e finalmente collegherà l’Asia centrale a quella meridionale attraverso l’Afghanistan dopo oltre un secolo di divisioni”.

Per portare il gas fino al Pakistan, e da qui all’India, il gasdotto deve appunto giungere alla città di Herat – lo snodo afghano – che si trova a Nord della provincia di Farah, per poi attraversare quest’ultima regione e arrivare ai due Paesi dell’Asia meridionale.

Peraltro la regione è prossima all’Helmand, la zona dove si coltiva la maggior parte dell’oppio afghano. Una mala pianta che a quanto pare né il governo né soprattutto le forze statunitensi presenti nel Paese sono interessate a sradicare.

I Talebani, a suo tempo, avevano addirittura plaudito alla nascita del gasdotto, con un’apertura a sorpresa che includeva anche l’avvio di una trattativa di pace con gli Stati Uniti d’America. Rimasta ad oggi senza riscontro.

Insomma, la nuova via energetica avrebbe tutte le potenzialità per l’apertura di una nuova stagione per il Paese e per l’Asia tutta.

Tanto che alla sua inaugurazione, svoltasi ad Herat, erano presenti, oltre al presidente afghano, quello turkmeno, Gurbanguly Berdymukhamedov, il primo ministro pakistano Shahid Khaqan Abbasi e una delegazione indiana di alto profilo.

Tutto saltato. Il gasdotto della pace, o quantomeno della distensione, è diventato nuova occasione di conflitto.

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