23 Marzo 2016

Strage di Bruxelles: il suicidio dell'Europa

Strage di Bruxelles: il suicidio dell'Europa
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Sugli attentati di Bruxelles, oltre alla cronaca, val la pena di porre qualche domanda e ripercorrere eventi del recente passato per capire come siamo arrivati a tutto questo. Cosa necessaria per tentare una reazione al terrorismo.

 

Il 5 marzo del 2011, in un’intervista a Le Journal du Dimanche, il Colonnello Muammar Gheddafi ebbe a dire all’Europa che sganciava bombe sulla Libia: «Facciamo parte tutti della stessa lotta contro il terrorismo. I nostri servizi di intelligence collaborano. Vi abbiamo aiutato molto in questi ultimi anni! Se ci minacciate, se ci destabilizzerete, ci sarà confusione. […]»

 

«Questo è ciò che accadrà. Avrete l’immigrazione, migliaia di persone invaderanno l’Europa dalla Libia. E non ci sarà nessuno a fermarli. Bin Laden verrà a stabilirsi nel Nord Africa [oggi anche il Califfato ndr.] e lascerà il mullah Omar in Afghanistan e Pakistan. Avrete Bin Laden alle vostre porte. […] Quello che voglio farvi capire è che la situazione è grave per tutto l’Occidente e il Mediterraneo. Come fanno i leader europei a non vederlo? Il rischio che il terrorismo si estenda a livello globale è evidente».

 

Il 18 giugno del 2013 è la volta del presidente siriano Bashar al Assad in un’intervista alla Frankfurter Allgemeine Zeitung: «Se gli europei forniranno armi» ai ribelli siriani «il terrorismo attecchirà nel cortile dell’Europa e l’Europa pagherà un prezzo».

 

Non solo i leader arabi vittime dell’assertività dell’Occidente. Tony Blair, in un’intervista alla Cnn dell’ottobre del 2015. Domanda dell’intervistatore: guardando all’Isis, molti indicano l’invasione dell’Iraq come la causa principale della sua nascita. Nella risposta, pur non potendo accettare del tutto l’accusa che gli viene mossa, il premier britannico deve ammettere: «Ci sono elementi di verità in questo […] naturalmente non si può dire che quelli di noi che hanno rimosso Saddam non hanno alcuna responsabilità per quel che è successo nel 2015 [la manifestazione del Califfato ndr.]».

 

Anche ultimamente, il candidato repubblicano Donald Trump, ha dichiarato che «Hillary Clinton ha creato l’Isis». Ora il tycoon americano è tanto bizzarro quanto inaffidabile, e però che un candidato alla Casa Bianca, accreditato come possibile futuro presidente, lanci accuse del genere fa un certo effetto. E certo l’assertività della Clinton nel teatro di guerra siriano, e il suo appoggio incondizionato ai movimenti jihadisti anti-Assad per favorire il regime-change in Siria, non può essere obliato.

 

Da questo punto di vista forse andrebbe chiesto agli Stati Uniti (nostri alleati della Nato la cui sede centrale è proprio a Bruxelles) perché hanno sistematicamente ignorato le informazioni sull’Isis che l’intelligence dell’Esercito libero siriano ha loro fornito da quando tale gruppo era composto da venti scalmanati fino ad oggi (vedi nota).

 

Potremmo continuare nell’elenco… Comunque quel che si può vedere da questa breve carrellata di dichiarazioni è che il problema del terrorismo è anzitutto politico. La politica aggressiva dell’Occidente contro alcuni Stati arabi non allineati ai suoi desiderata ha creato il mostro del terrore globale. Che ora si ritorce contro quanti l’hanno evocato. Tra l’altro Iraq, Siria e Libia erano gli stati più laici e moderni del mondo arabo.

 

Sempre una scelta politica occidentale ha portato, e porta, a considerare preziosi alleati nel mondo arabo Paesi che sostengono e alimentano i movimenti salafiti contigui se non collegati con l’Isis. Il riferimento è all’Arabia Saudita e alle petromonarchie del Golfo, in particolare l’attivissimo Qatar, e la Turchia. Quest’ultima, tra l’altro, ha tentato fino all’ultimo di portare al tavolo dei negoziati di Ginevra, dove si stanno decidendo i destini della Siria, l’organizzazione terroristica al Nusra, collegata a doppio filo con al Qaeda.

 

È ancora una decisione politica quella di rifiutare convergenze con Mosca per contrastare il terrorismo. La Russia ha dimostrato in Siria di essere un baluardo al terrore: ha messo alle corde l’Isis dopo anni di inutili raid occidentali. Ha inoltre svelato al mondo il traffico di petrolio (le fotografie diffuse da Mosca sono inequivocabili) che l’Isis realizzava attraverso la frontiera turca.

Ieri Vladimir Putin ha nuovamente chiesto di far fronte comune contro il terrorismo. Una richiesta caduta ancora una volta nel vuoto.

 

Piangere le vittime innocenti di Bruxelles mentre si persevera negli errori del passato è il paradosso di un Occidente che non sa uscire, o meglio non vuole, dal tunnel nel quale si è infilato. È il suicidio dell’Europa. Urgono correttivi di carattere politico, non solo un riposizionamento, per quanto necessario, degli apparati di intelligence.

 

Ps. Un tweet dalla città siriana di Aleppo: #Belgium viene definito “Martedì nero” 5 anni di terrorismo in #Syria viene chiamato “primavera araba”

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