5 Gennaio 2016

Diego Velázquez, Adorazione dei Magi

Diego Velázquez, Adorazione dei Magi
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Questa stupenda rappresentazione dell’Adorazione dei Magi è uno dei primi capolavori di Diego Velázquez. Lo dipinse nel 1619 quando aveva 20 anni ed era ancora a bottega da Francisco Pacheco, artista e teorico, una vera autorità nella Siviglia di quello scorcio di secolo. Pacheco era anche suocero di Velázquez, avendo sposato sua figlia Juana e avendo avuto a quel tempo già una figlia, Francisca, nata nel 1618.

 

Questa Adorazione, che Velázquez dipinse per il noviziato gesuita di San Luis, è in realtà una sorta di festa di famiglia: nei panni di Maria fece infatti posare Juana, mentre il Bambino sarebbe in realtà la sua piccola figlia. Velázquez stesso compare nei panni del re inginocchiato in primo piano, che rapresenta Baldassarre, mentre dietro di lui il suocero Pacheco presta il suo volto per Gaspare.

 

Era una consuetudine quella di vestire la scena dell’Adorazione dei Magi con personaggi di attualità: ma in genere lo si faceva per inscenare un omaggio dei potenti del tempo stretti attorno alla mangiatoia dov’era nato Gesù (il caso più celebre è quello di Benozzo Gozzoli a Palazzo Medici Ricciardi a Firenze con tutta la famiglia Medici in corteo). Velázquez invece qui fa un’operazione più intima. E per quanto il quadro non sia di destinazione privata, mette in scena tutta la propria famiglia.

 

C’è un aspetto commovente in questa auto-rappresentazione, qualcosa che richiama l’istinto buono di san Francesco quando realizzò a Greccio il primo presepe vivente. Da una parte c’è il bisogno di percepire e far percepire la verità reale di quel fatto. Dall’altro il bisogno di sentirlo “sulla propria pelle”: cioè di capire come quel fatto non sia per “alcuni”, ma è per “ciascuno”. Questo capolavoro di un giovane Velázquez, già assolutamente sicuro di sé, pieno di un prorompente gusto per la vita (un gusto che traspare dalla bellezza della sua materia pittorica), è un quadro che nella disciplina stilistica propria di quel genio spagnolo racconta di un grande festa dei cuori.

 

Tra i personaggi del quadro c’è n’è uno che sembra un po’ appartato nell’economia della scena. È il san Giuseppe che sulla destra appare di profilo, e che ha uno sguardo un po’ asimmetrico rispetto a tutti gli altri. Infatti mentre tutti hanno occhi puntati sul Bambino, lui è tutto assorbito dalla vista di Maria. Psicologicamente è una sottolineatura preziosa, perché testimonia la dinamica interiore di un uomo che “sa” del mistero che ha attraversato la vita di quella donna.

 

Di quella donna che molto umanamente ama, pur nella consapevolezza che non può essere “sua”. Ma il suo è un sì senza condizioni e senza incertezze. Un sì semplice, che mette pace nel cuore di noi che oggi lo guardiamo.

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