21 Marzo 2020

Giambattista Moroni, Crocifissione

di Giuseppe Frangi
Giambattista Moroni, Crocifissione
Tempo di lettura: 2 minuti

Albino è un centro della Bassa Val Seriana, una delle zone più colpite dall’epidemia di Covid-19. Ad Albino nel 1522 era nato Giambattista Moroni, un artista che sarebbe diventato famoso per i suoi ritratti (alla National Gallery di Londra gli hanno dedicato un’intera sala) e che Roberto Longhi annoverava tra i più importanti precedenti di Caravaggio (anche lui bergamasco, anche se della Bassa).

Ma Moroni era stato anche autore di molte opere sacre, e oggi se si percorre la Val Seriana non c’è paese che non ne vanti una. Sono opere semplici, senza orpelli e senza retorica, di una sobrietà che risente delle raccomandazioni che san Carlo, il santo della peste, andava distribuendo durante le sue instancabili visite pastorali.

Nel suo paese, Moroni ha lasciato, tra le altre opere, questa Crocifissione per la chiesa parrocchiale di San Giuliano, databile intorno al 1560. È un quadro che si sviluppa in altezza e che alla base ha i santi Bernardino e Francesco inginocchiati in adorazione. Quello che però colpisce è la figura di Gesù crocefisso che si staglia contro un paesaggio fosco e temporalesco, dove tutti i fedeli potevano riconoscere le montagne che circondano Albino a cominciare dalla massa isolata del monte Misma.

Nel cuore di questo cielo oscurato, Gesù è dolorosamente solo, in quel contesto scarno e spogliato di ogni enfasi. È quasi un’icona, che chiama alla meditazione e all’adorazione, ma nello stesso tempo, nella sua semplicità e povertà, è assolutamente reale.

La solitudine di questo Gesù crocifisso per analogia richiama quella che stanno sperimentando i tanti conterranei di Moroni, chiamati oggi ad affrontare la morte nelle terapie intensive senza poter contare sulla compagnia delle persone care.

È un’analogia che fa capire quanto questa immagine sia vera e vicina alla vita, loro e anche nostra. È un’immagine che nella sua umiltà e compostezza dice quanto Gesù si sia piegato alla nostra condizione umana.

C’è poi, in questo quadro, un tocco che non si può non notare: è il perizoma di Gesù, agitato dal vento tempestoso. Ha un colore dissonante e imprevisto. Un tocco che è l’equivalente di un palpito di cuore: il cuore di Gesù che abbraccia il cuore degli uomini. 

Giuseppe Frangi

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