3 Marzo 2023

Guido Galli, Regina pacis

di Giuseppe Frangi
Maria Regina Pacis, opera di Guido Galli. Roma, Basilica di Santa Maria Maggiore. Guido Galli, Regina pacis
Tempo di lettura: 2 minuti

Era il 5 maggio 1917. Papa Benedetto XV, angosciato dagli effetti del conflitto mondiale che insanguinava l’Europa, aveva scritto una Lettera pastorale che, significativamente aveva come titolo una data: “27 aprile 1915”. Era la data del Patto di Londra,  l’accordo segreto con cui l’Italia si impegnava a scendere in guerra a fianco della Triplice alleanza.

Il Papa nella Lettera comunicava la direttiva a tutti i vescovi del mondo di aggiungere a chiusura delle Litanie Lauretane del rosario una nuova invocazione: “Regina pacis, ora pro nobis”. Benedetto XV volle anche dare un volto alla Madonna della pace, chiedendo a Guido Galli, scultore e ai tempi anche vicedirettore dei Musei e delle Gallerie Pontifici, un grande gruppo scultoreo destinato alla Basilica di Santa Maria Maggiore.

La tragedia in corso chiedeva di agire con urgenza, e infatti il gruppo scultoreo poté essere inaugurato già l’anno successivo, il 4 agosto 1918, nel giorno della Grande festa della Madonna della Neve, che ricordava il miracolo che è all’origine dell’erezione della basilica. 

Non era una stagione in cui la chiesa poteva contare su artisti della levatura del passato. Ben consapevole di questo, Galli ha agito all’insegna dell’umiltà. Concepisce un gruppo aderendo con molta semplicità a modelli della tradizione. Non vuole inventare nulla, ma vuole che la sua statua “parli” nel modo più chiaro possibile a chi la guarda e le si rivolge.

Ecco perciò il gesto di Maria, che porta la mano in avanti con dolcezza, ma anche con grande decisione: quel gesto risuona, e risuona forte, come un “fermatevi!”. Il volto e lo sguardo abbassati parlano di una tristezza profonda, ma anche di non meno profonda contrarietà rispetto a quell’“inutile strage” che stava insanguinando l’Europa.

C’è poi un ulteriore dettaglio “parlante” in questa scultura: è quello del Bambino, che stando in piedi sulle ginocchia di Maria, tiene in mano un ramoscello d’ulivo dorato. Ai suoi piedi una colomba attende che lo lasci cadere per poterlo portare finalmente in volo per il mondo.

Perché il Bambino ancora lo trattiene davanti ai nostri occhi? Gli sarebbe così facile… Ma Lui non è un deus ex machina chiamato a risolvere le situazioni con un tocco magico. Lui attende noi. Attende le preghiere dei poveri peccatori che, feriti, ripongono in Lui la loro, altrettanto povera, speranza.

 

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