11 Giugno 2019

Leonardo, Madonna di Benois

di Giuseppe Frangi
Leonardo, Madonna di Benois
Tempo di lettura: 2 minuti

Nell’anno di Leonardo (morì nel 1519) è arrivata in Italia una sorpresa: è un’opera giovanile, conservata all’Ermitage di san Pietroburgo, che resterà esposta fino a fine giugno a Fabriano, nel palazzo della Pinacoteca Civica.

La Madonna Benois, che prende il nome della famiglia che ne fu a lungo proprietaria, è un’opera piccola e preziosa (48 x 32 cm) che era stata dipinta su tavola e che poi per ragioni di conservazione è stata trasferita su tela. La Madonna venne realizzata da Leonardo poco più che ventenne e quindi quando ancora era nella bottega del Verrocchio a Firenze.

Ma è un’opera con la quale lui già mostra di sapersi smarcare dallo stile di quel suo grande maestro: infatti non si può non notare una delicatezza di modi coniugata ad una profondità di sguardo che non si erano mai visti prima.

Con Leonardo l’ombra, questa componente così naturale e così presente in ogni contesto di realtà, prende piena cittadinanza nella sfera artistica. Ma in questo quadro, tanto umanamente denso, possiamo notare altri dettagli che colpiscono. Il primo è senz’altro il particolare di Maria, che vediamo giovanissima, come anche i Vangeli suggeriscono.

Una Madonna “bambina”, che gioca con il suo Bambino che tiene in grembo: giocando con lui si lascia sfuggire un sorriso, come di una mamma che sta assaporando un momento di felicità.

Leonardo rinuncia alla costruzione un po’ iconica con cui si era sempre affrontato questo soggetto (che era soggetto pensato per la devozione), e lascia irrompere un istante di vita reale, dando spazio al racconto di una relazione vera, dominata da simpatia e tenerezza.

L’incrocio delle mani è il centro del quadro e anche di quel giocare che unisce Maria e il Bambino: e poco importa se l’oggetto del gioco sia un simbolo tristemente premonitore, cioè un fiore “crucifero”, con quattro petali, che annuncia la Crocifissione.

Infatti il quadro è dominato da una dimensione che sembra più forte anche di quel doloroso presagio: è la dimensione di letizia profonda che segna la relazione tra madre e figlio. Letizia vera, credibile proprio perché il contesto che Leonardo costruisce ci appare del tutto verosimile e naturale, proprio come quel cielo che si apre al di là della bifora.

È un particolare che Leonardo con ogni probabilità lasciò non concluso, come sappiamo essergli stato spesso abituale, per via di quell’inquietudine che lo rendeva sempre insoddisfatto degli esiti del suo lavoro. Ma la naturalezza della luce di quel cielo funziona da controprova della verità di ciò che in quella stanza Maria e il Bambino stanno vivendo.

Leonardo, Madonna Benois

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