Lorenzo Lotto, Presentazione al Tempio
Tempo di lettura: 2 minutiGli ultimi anni della sua vita Lorenzo Lotto li trascorse come oblato nel convento della Santa Casa a Loreto: destino imprevisto per uno dei più grandi artisti del Rinascimento italiano. Ma Lotto è artista anomalo, controcorrente, inquieto, spesso sconfitto. Nato nella Venezia degli anni d’oro, ne fu emarginato dalla prepotenza di Tiziano.
Lavorò e raccolse anche molta gloria lontano dalla Laguna, a Bergamo, che era territorio veneziano di confine. Poi legò relazioni con un altro territorio di “periferia” che lo amò e che divenne sua terra d’adozione: le Marche. E qui, appunto, decise di venire a concludere la sua vita, prendendo i voti a Loreto.
Gli ultimi anni di Lotto sono qualcosa di inedito nella storia dell’arte, perché non ci sono altri artisti che abbiano fatto una scelta così consapevole e anche radicale di povertà: quando morì l’unica eredità che lasciò fu un “mataressetto” sul quale aveva dormito nella sua cella in quegli ultimi anni di vita. A Loreto Lotto continuò comunque a dipingere, ma anche la sua pittura risentì di questa svolta povera. Tant’è che questa sua fase finale è sempre stata ritenuta dalla critica come una fase minore.
Lotto rinuncia allo splendore clamoroso dei suoi colori, si fa quasi goffo nel disegno, e scarno nella materia. Tra i quadri di quest’ultima fase, Lotto lasciò però anche un capolavoro: è una Presentazione al Tempio, che colpisce per la stranezza della composizione. La scena si svolge tutta in basso, mentre nella parte superiore della tela Lotto rappresenta lo spazio vuoto di un’abside: forse è lo spazio della Basilica di Loreto in cui egli avrebbe dovuto appendere i quadri che stava realizzando: infatti si vede una figura di frate che sbuca furtivo dalla porta a destra, e che potremmo fantasticare sia Lotto stesso…
Siamo di certo di fronte ad una scelta di grande modernità, che evoca già la libertà degli spazi di Rembrandt: l’inquieto Lotto infatti precorre certamente i tempi. Ma il cuore della scena è nella parte bassa, dove la Presentazione è raccontata con una semplicità popolare, nell’elementarità dei gesti e dei sentimenti. Sembra quasi una sacra rappresentazione, con attori emozionati nel rivestire i vari ruoli.
Colpisce ad esempio Maria che tiene il bambino tra le braccia, con un atteggiamento di affetto e devozione commovente. Dietro di lei, quasi completamente nascosto, si scorge il profilo di Giuseppe. E colpisce anche Samuele, che con le mani accenna ad un gesto pieno di umile rispetto. Tutt’intorno c’è un popolo di gente semplice, che fa da coro un po’ scomposto, senza preoccuparsi di “mettersi in posa”.
La Presentazione di Lotto è un quadro libero, nel senso che ha sciolto ogni catena dagli obblighi compositivi dettati dal Rinascimento. È un quadro in cui ricomincia a soffiare una vita povera, ma umilmente vera. La strada per Caravaggio è aperta…
La Presentazione è custodita al Museo dell’Antico tesoro di Loreto. In queste settimane è esposto nel grande salone, attorniato dalle opere che un artista bergamasco di oggi, Gianriccardo Piccoli, ha realizzato come omaggio a questo ultimo capolavoro di Lotto.