23 Maggio 2015

Paul Gaugin "Quando ti sposi?"

Paul Gaugin "Quando ti sposi?"
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A Basilea è in corso una bellissima mostra su Paul Gauguin. Tra le opere, tutte di altissimo livello, c’è anche Nafea faaipoipo (Quand te maries-tu?), il quadro dipinto nel 1892 che qualche mese fa è stato comperato, in trattativa privata, a 300milioni di dollari da un miliardario del Qatar.

 

«Quando ti sposi?» rappresenta due donne accovacciate in uno scenario di natura paradisiaco. Quella in primo piano si sporge verso di noi con un’ingenuità provocante. Com’è ben noto Gauguin aveva lasciato l’Europa in cerca di un mondo incontaminato, dove poter registrare le pure e intatte vibrazioni del vivere. Quando arrivò in Polinesia fu totalmente conquistato, più ancora che dal contesto naturale, proprio dal contesto umano.

 

È evidente però che per quanto incontaminato sia, anche un luogo non macchiato dalla violenza del progresso, debba comunque fare i conti con il destino di ogni creatura, che è quello di andare verso una decadenza fisica e verso la morte. È davanti a questa consapevolezza, che Gauguin provò a usare la grazia della sua pittura. In che senso? Nel senso di restituire a quello che vedeva davanti a sé una sorta di giovinezza infinita. Se il paradiso tahitiano era un paradiso che faceva comunque i conti con le regole della natura, il paradiso di Gauguin sembra qualcosa destinato a non perdere mai il suo splendore e la sua felicità.

 

Il tempo in questo senso gli dà ragione: sono passati oltre 120 anni da quando le due donne si misero in posa davanti al cavalletto del grande pittore, ma la capacità di comunicare l’energia della loro giovinezza è rimasta assolutamente intatta. E dove ha trovato Gauguin la forza per preservare questa gioia originaria? L’ha trovata proprio nella vibrazione dell’aria e della luce di Tahiti: una luce e un’aria che hanno “liberato la sua libertà”, per usare un gioco di parole. Lo stile che Gauguin “libera” su questa tela è uno stile che rende credibile, visibile e non sognata una condizione eternamente “nativa”, come di un Eden non mitizzato o sognato, ma reale e incarnato.

 

Scrisse Gauguin delle sue modelle tahitiane: «È Eva dopo la caduta, ancora capace di andare nuda senza vergogna, ancora ricca di quell’animale bellezza del primo giorno. Come Eva il suo corpo è rimasto animale, ma la sua intelligenza si è evoluta, la sua mente ha acquisito accortezza, l’amore ha impresso sulle sue labbra un sorriso ironico e ingenuamente cerca di ricordare il perché del tempo presente».

 

Nel quadro il titolo riveste ovviamente un’importanza decisiva. Il “Quando ti sposi?” suona come un augurio di Gauguin ad un destino che completi questa bellezza. Un destino che la renda fertile, mantenendone intatta ingenuità e purezza. Anche la “posa” ci dice che la bellezza non è tale se resta in sé. La bellezza si completa offrendosi. A chi la sposerà, ma anche al nostro sguardo. Al punto che per qualcuno quella bellezza che si offre è visione che non ha prezzo.

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