24 Aprile 2013

I terroristi ceceni e il rapimento dei due vescovi in Siria

I terroristi ceceni e il rapimento dei due vescovi in Siria
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Leader ceceni, da sinistra: Basaev (autore, tra l’altro, della strage di Beslan, in cui morirono 380 persone, di cui 186 bambini), Abu Walid, Umarov, Hamzat Galaev

C’è ansia per il rapimento dei due arcivescovi cristiani ad Aleppo, il greco-ortodosso Paul Yazigi e il siro-ortodosso Yohanna Ibrahim: la sera del 23 aprile, il giorno dopo il sequestro, un loro confratello (parente di uno dei due) ha annunciato la liberazione dei prelati, «che sono di ritorno al patriarcato di Aleppo», notizia poi smentita da fonti dell’arcidiocesi di Aleppo.

Nel pomeriggio del 23 aprile le autorità ortodosse siriane e il ministero degli affari religiosi di Damasco avevano fatto sapere che, dietro il rapimento, ci sarebbero stati dei terroristi di etnia cecena legati a Jabhat al Nusra, la principale sigla jihadista attiva in Siria. Una notizia che è stata confermata indirettamente anche dall’Esercito siriano libero, la componente della ribellione anti-Assad che ha ottenuto il riconoscimento di molti paesi occidentali: l’Esercito libero ha fatto sapere di non aver nulla a che fare col rapimento e di essere disposto a collaborare per la liberazione degli ostaggi.

Cosa ci farebbero dei ceceni in Siria? Il loro ruolo nel rapimento – se accertato – non potrebbe sorprendere: già dal luglio dell’anno scorso diverse fonti parlano della presenza di volontari ceceni arrivati in Siria per unirsi alla ribellione. Ad oggi la presenza di militanti caucasici non è più un mistero: appena quattro giorni fa il magazine americano Foreign Policy pubblicava un lungo ritratto-intervista di uno di questi combattenti, Abu Hamza, arruolato nell’Esercito libero.

Difficile non notare la coincidenza tra il presunto coinvolgimento di militanti ceceni nel rapimento dei vescovi siriani e la strage compiuta dai due fratelli ceceni a Boston, negli Stati Uniti. Subito la stampa americana si era chiesta se la vicenda avrebbe aggiunto tensione nei rapporti tra Washington e Mosca, complicando anche la gestione del fascicolo siriano. La risposta era arrivata già venerdì scorso, quando la Casa Bianca ha fatto sapere che Barack Obama e Vladimir Putin si erano sentiti per telefono proprio per discutere dell’attacco dinamitardo alla maratona: «Il presidente Obama ha ringraziato il presidente Putin – si legge nella nota ufficiale – per la stretta collaborazione che gli Stati Uniti hanno ricevuto dalla Russia nel campo dell’anti-terrorismo, anche nei giorni successivi l’attentato di Boston. I due leader hanno concordato che la nostra cooperazione sull’anti-terrorismo e sulla sicurezza andrà ancora avanti». Come a dire: se abbiamo individuato questi due terroristi ceceni in suolo americano è anche grazie ai russi. Gli autori della strage di Boston hanno agito in proprio, secondo quanto dichiarato agli investigatori Usa dall’unico terrorista catturato (l’altro è stato ucciso). Ma resta inoppugnabile la loro dedizione alla causa cecena, confermata da video e farneticazioni varie degli stragisti agli atti dell’indagine. Insomma il terrorismo che ha insanguinato Boston è nato dal brodo di coltura del fondamentalismo ceceno, il quale fornisce miliziani agli jhadisti che incrudeliscono in Siria. D’altronde se i servizi russi erano sulle tracce dei due attentatori, tanto da segnalarli tempo fa all’Fbi, qualche motivo ci sarà stato…

Ora il terrorismo ceceno acquista rilevanza anche sul fronte siriano. Che l’identità dei rapitori sia confermata o meno, la Chiesa ortodossa e il governo di Bashar al Assad sembrano aver lanciato un messaggio chiaro alla comunità internazionale. Ci sono forze che lavorano per l’instabilità in ogni parte del mondo, che si tratti della Siria, della Russia o del Massachusetts.

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