21 Febbraio 2019

Bernie Sanders runs again

Bernie Sanders runs again
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Bernie Sanders ha annunciato la sua candidatura per le presidenziali del 2020. Il partito democratico cala l’asso, dato che gli altri candidati non erano accreditati per una vittoria contro Trump.

Il senatore del Vermont ha l’handicap: il radicalismo, che può alienargli voti moderati, l’età avanzata, che lo espone a critiche sulla sua reale efficienza, ma soprattutto il suo socialismo, che gli precluderebbe la vittoria.

Sanders & Trump

È quanto rilevato da Trump, il quale ha dichiarato solennemente quello che potrebbe essere il leitmotiv di un’eventuale duello fra i due: “L’America non sarà mai un Paese socialista”.

Ma nella precedente campagna per la nomination Sanders ha dimostrato di saper mobilitare le masse, tanto da insidiare la Clinton, che vinse solo grazie all’indebito aiutino dell’apparato del partito.

Bernie Sanders runs again

Il fatto che l’ingresso nell’agone sia stato salutato da una pioggia di donazioni, 5.9 milioni di dollari in 24 ore (Axios), sembra indicare che il fenomeno va a ripetersi.

Più che interessante, al di là dell’ovvio antagonismo riportato sopra, il tweet di Trump sul possibile sfidante: “Crazy Bernie è entrato in corsa. Gli auguro [ogni] bene!”

Concetto ripetuto in una conferenza stampa: “Auguro ogni bene a Bernie […]. Credo che quello che è successo a Bernie non sia stato bello. Credo che si siano approfittati di lui. Ha fatto una gran campagna elettorale quattro anni fa e non è stato trattato con rispetto dalla Clinton. Ciò è stato brutto!” (Asknews).

Un franco elogio che nessun giornale o esponente democratico ha osato fare. Ci voleva un presidente  conservatore per dare a Bernie quel che è di Bernie…

Il fatto è che Sanders condivide con Trump più di quanto si pensi, sul potere dell’establishement americano e sulla politica estera dei neocon. Da qui un’affinità che va oltre le rivalità politiche.

Sanders e il Medio oriente

Sul Medio oriente Sanders diverge in maniera netta con Trump, o almeno con quello cui è stato costretto Trump dalle pressioni neocon.

Bernie Sanders runs again

Lo spiega Amir Tibon su Haaretz, il quale scrive che Sanders è favorevole a un ripristino del trattato nucleare con l’Iran (vedi nota 1), sfavorevole alla politica degli insediamenti israeliani in Cisgiordania e vuol risolvere la questione palestinese attraverso la creazione di un loro Stato.

Tanti ebrei americani lo sostengono, evidenziando, secondo Tibon, le divergenze tra la comunità ebraica  più importante del mondo e le politica di Netanyahu.

Il ritorno della variabile Sanders nella politica americana segue di pochi giorni l’innesto della variabile Gantz nella politica israeliana (Piccolenote).

Segno che nell’ebraismo c’è una forte insoddisfazione per certe politiche dello Stato israeliano.

Sanders e la sinistra europea

Da capire come Sanders interpreti il rapporto con Russia e Cina, decisivo per il mondo al pari del Medio oriente. Sul punto è vago.

Una cosa è certa: condivide con Trump la critica alla globalizzazione. Da questo punto di vista un eventuale duello tra i due vedrebbe interpreti diversi di uno stesso spartito.

Il senso di Sanders per la globalizzazione dovrebbe suggerire a certi cronisti d’accatto che affollano i quotidiani nostrani come la critica a tale sistema non sia becera battaglia di retroguardia. Ma tant’è.

Altra nota merita il fatto che il consenso di cui godono Sanders in America e Jeremy Corbyn in Gran Bretagna indica che c’è spazio per una sinistra non consegnata alla grande Finanza, come quella che affligge i Paesi europei.

Bernie Sanders runs again

Per quanto riguarda invece il piccolo resto socialista europeo, va rilevato che questo, incapace di guardare al modello anglosassone, si è consegnato alla sorte dei criceti: riproponendo ossessivamente rielaborazioni di modelli passati, da decenni gira vanamente una ruota perdente.

 

(1) La Commissione nazionale del partito democratico ha approvato una risoluzione che invita gli Stati Uniti a tornare nell’accordo sul nucleare iraniano. Risoluzione alla quale dovrà attenersi un eventuale presidente democratico che risulti vincente nel 2020 (Timesofisrael).

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