4 Febbraio 2014

Impressioni da Roma, via Torricola

Impressioni da Roma, via Torricola
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Roma, via di Torricola (foto Massimo Quattrucci, Commento Fabio Pierangeli)

 

Giunge la tristissima notizia di un collega dell’Università Tor Vergata, Massimo Rosati, morto improvvisamente a 45 anni. Sociologo, filosofo, interessato al sacro, alla storia e al dialogo tra le religioni, saggista riconosciuto ai massimi livelli internazionali, era persona buona, fattiva e intelligente. I fili tesi dall’alto mi fanno pensare ad un suo sorriso tenero lassù, ma anche al dolore atroce della famiglia. Siamo tutti sospesi.

Tanti anni fa, una ragazzo napoletano Giovanni Marco Calzone, (nato nel mio stesso anno, 1962) amico di don Giacomo Tantardini, morto giovanissimo per un incidente stradale nel 1988, aveva scritto: «Se possiamo ingannarci credendo che abbiamo bisogno ora di qualcosa che oggettivamente è illusorio, non possiamo ingannarci, però, circa il nostro desiderio di vita che è turbato dalla morte. Qui è chiaro, solo Dio è il risolutore».

L’omelia di don Giacomo al funerale di Giovanni (commentava questa frase) è sconvolgente: «Possiamo anche in questo momento dire grazie al Signore». Può rispondere alla bruciante questione posta da un collega: questa morte è ingiusta?

«Quando un dolore così grande attraversa la nostra vita, questa chiarezza è tutto, è chiaro: solo Dio, solo il Mistero, solo qualcosa di grande che non conosciamo, solo il Mistero può essere risposta a questo desiderio, turbato dalla morte….».  Quindi don Giacomo accennava a questa chiarezza in riferimento all’episodio evangelico, quando Gesù incontra la madre a cui era morto il figlio e le dice: «donna non piangere». Continuava don Giacomo: «Giovanni Calzone però questa chiarezza l’ha vista, l’ha vista in un incontro; è un incontro che rende chiara, che rende luminosa questa chiarezza; è un incontro che rivela all’uomo che solo Dio è risposta al cuore. E glielo rivela perché gli offre questa risposta… gliela comunica come il Vangelo di Zaccheo. Quando Gesù ha alzato lo sguardo e ha detto: “Zaccheo vengo a casa tua”. Quell’istante, quello sguardo, quella parola ha comunicato a quell’uomo tutto ciò che il suo cuore attendeva».

Così don Giacomo. Forse non risponde alla domanda posta dal professore che ha generato questa nota – le parole non bastano – ma fa respirare. E magari attendere, qui sulla terra, un incontro, magari fugace, che rischiari di luce nuova la vita. Che rischiari di luce nuova il mistero della morte.

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