27 Luglio 2012

Appello dei vescovi del Congo per fermare la guerra

Appello dei vescovi del Congo per fermare la guerra
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Ancora una volta la Repubblica democratica del Congo è precipitata nella guerra. Una guerra dimenticata, al contrario di altre, dai mass media. Anche se molto più cruenta di altre. Che sta insanguinando, accade da anni ormai, le regioni dei Grandi Laghi: una delle aree più ricche del pianeta sul piano delle risorse naturali. Protagonista di questa nuova ondata di violenze è il movimento separatista 23 marzo, che prende il posto, si aggiunge, alle diverse bande armate che da decenni imperversano nella zona. Ennesimo conflitto locale che, come accade da anni,  trova sostegno logistico, finanziario e bellico al di fuori dei confini nazionali. Una guerra a uso e consumo delle multinazionali occidentali (come denunciato in vari documenti Onu), che traggono profitti enormi dal traffico illegale di diamanti, oro, coltan (usato per la telefonia e le componenti dei computer), cassiterite e altro.

Agli inizi di luglio la Conferenza episcopale del Congo si è riunita a Kinshasa e, ancora una volta, ha lanciato un vibrante appello perché cessino le violenze sulla popolazione e la spoliazione delle ricchezze naturali del Paese. Pubblichiamo parte di questo documento.

 

Appello dei vescovi del Congo per fermare la guerra«I cardinali, gli arcivescovi e i vescovi della Conferenza episcopale del Congo, riuniti in assemblea plenaria a Kinshasa dal 2 al 6 luglio, esprimono la loro profonda costernazione per la guerra che imperversa ancora nel Nord e Sud Kivu e che rappresenta una prova visibile di quel piano di balcanizzazione più volte denunciato nelle loro dichiarazioni e messaggi precedenti.

Questo progetto viene messo in atto in diversi modi. Sul piano economico, attraverso la presenza di reti di saccheggio illegali delle risorse naturali, e sul piano politico attraverso l’intensificazione della presenza inaccettabile di milizie e gruppi armati stranieri che uccidono, usano violenza e rapinano, causando la fuga in massa della popolazione congolese e l’occupazione illegittima del nostro territorio. I vescovi esprimono la loro compassione verso la popolazione stremata, vittima delle atrocità di questa guerra ingiusta e ingiustificabile (…).

I vescovi stigmatizzano energicamente questo piano di balcanizzazione e condannano pubblicamente i responsabili di questi crimini. Condannano la ripresa delle ostilità in Kivu. Sostengono il sacrificio dei soldati congolesi e gli sforzi diplomatici messi in atto per difendere l’integrità terriroriale della Repubblica democratica del Congo.

Invitano i politici e il popolo congolese (…) a non essere complici di questo piano macabro di disgregazione e di occupazione del territorio nazionale. Chiedono di denunciare tutte le strategie volte a minare l’unità nazionale, al saccheggio rapace e illegale delle nostre risorse naturali e quelle volte ad aizzare i gruppi etnici o le varie entità territoriali uno contro l’altro. Le risorse naturali del Congo appartengono al popolo congolese e devono essere utilizzate per favorire lo sviluppo e il benessere della popolazione.

Appello dei vescovi del Congo per fermare la guerraLa Conferenza episcopale congolese lancia un appello a tutti i congolesi che vivono in patria e all’estero affinché si mobilitino per fermare questo piano ostile e distruttivo (…). La Conferenza episcopale del Congo lancia un appello ai Paesi confinanti  perché cessino ingerenze e aggressioni e venga favorito il dialogo e la coabitazione pacifica per permettere uno sviluppo duraturo nella regione dei Grandi laghi.

I vescovi lanciano un grido d’allarme e un vibrante appello alle Nazioni Unite e a tutti i Paesi amanti della pace affinché  mettano fine alla guerra e a questo piano di balcanizzazione, applicando senza indugi decisioni già prese. Affinché appoggino sinceramente la Repubblica democratica del Congo nella salvaguardia della sua unità nazionale, in vista di una pace vera e duratura».

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