1 Febbraio 2020

Brexit e impeachement Trump, un mondo cambiato

Brexit e impeachement Trump, un mondo cambiato
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L’ufficialità della Brexit arriva nel giorno dell’assoluzione de facto di Trump dall’impeachement. E il mondo cambia. La guerra sorda e feroce che dal 2016 lo sta attraversando, causando sconvolgimenti geopolitici di rilevanza globale, si può dire chiusa in via definitivamente provvisoria.

Dopo la vittoria del Leave al referendum sulla Brexit e la successiva vittoria di Trump alle presidenziali Usa, gli ambiti che avevano dominato il mondo fino ad allora avevano immaginato di poter ribaltare facilmente la situazione, derubricando quanto avvenuto a incidente di percorso.

Una parentesi della storia che si sarebbe chiusa in fretta, ritornando il mondo alla situazione precedente, immaginata come assetto finale e conclusivo della storia umana.

La fine della Storia

Quando nel 1992, anno della vittoria di Bill Clinton alle elezioni americane, Francis Fukuyama aveva pubblicato il suo saggio “La fine della storia“, non aveva solo prospettato sue idee, ma aveva in qualche modo condensato e organizzato il pensiero di tali élite, che, avendo trionfato nell’89 – con la fine del comunismo e dell’ordine di Yalta (1) -, nel ’92 avevano avocato a se stesse tutto il potere del mondo.

Avevano incontrato resistenze, certo, sia all’interno dell’Occidente sia nel contesto internazionale, dove forze antecedenti, a livello locale e globale, avevano cercato di porre argini al processo di erosione che trasferiva il potere, e tutto il potere, alle élite della Sacra Finanza internazionale.

Ma tali resistenze apparivano annichilite dal nuovo stra-Potere, che aveva ricevuto l’obbedienza incondizionata di una moltitudine di sicofanti, a vari livelli e in tutti gli ambiti del potere. Fino a quando, per un accidente imprevisto, è arrivata la sconfitta del 2016.

Un rovescio Imprevisto dalle élite (e dai loro sicofanti), perché accecate dal loro stesso strapotere, che le ha consegnate al delirio inevitabilmente associato alla ritenuta onnipotenza.

Incapaci di guardare e analizzare la realtà reale, si erano ridotte a rimirare, estasiate, esclusivamente la realtà che esse stesse producevano. Da cui analisi e narrative dogmatiche use a rigettare come insulsa eresia il discorde.

Realtà virtuale e realtà reale

Così se tali élite erano riuscite a sovrapporre la Finanza virtuale, della quale erano e restano signore e padrone, a quella reale e alla realtà socio-politica la realtà da esse stesse prodotta attraverso la loro “Informazione”, non hanno saputo coglierne gli imprevisti.

Così le crisi finanziarie, prodotte non da fattori reali, ma dallo scoppiare di bolle virtuali; così i rovesci politici e geo-politici più o meno globali, prodotti dall’impossibilità di stare ai processi reali, sostituendo a questi i processi prospettati e raccontati dalla loro “Informazione”.

Così l’imprevisto della Brexit, che immaginavano impossibile perché la loro Informazione la riteneva tale, dato che avrebbe prodotto necessariamente il collasso dell’economia globale (tutti i media, allora, prospettavano tale catastrofe… nessuna autocritica ora che nel post-Brexit il mondo non è finito).

E così l’imprevedibile Trump, che l’Informazione mondiale fino al giorno dell’esito elettorale dava per sconfitto a fronte del destino manifesto incarnato da Hillary Clinton, che avrebbe dovuto chiudere il cerchio aperto nel ’92 con l’avvento del marito e portare a compimento quanto iniziato allora.

Risvegliata dai suoi sogni, infranti dalla realtà avversa, la Sacra Finanza ha lottato duramente per ripristinare il suo mondo, tentando di ribaltare la Brexit e di estromettere Trump. Non ci è riuscita, e ieri ha registrato uno scacco epocale.

 

Il “benefattore”, così sui media mainstream, George Soros e Hillary Clinton

Brexit e impeachement, sconfitta epocale

Così ieri è iniziata la Brexit. E l’impeachement di Trump, col rigetto del Senato di accogliere nuovi testimoni, si avvia a una rapida assoluzione (che avrebbe potuto darsi ieri stesso, ma è stata rimandata a mercoledì, quando al Senato si avrà il voto conclusivo).

Due eventi registrati nello stesso giorno non certo per caso. La loro corrispondenza cronologica è simbolo e segno, indica che il Potere abita ora altri ambiti (o meglio, anche altri ambiti).

Certo, le élite della Sacra Finanza sperano ancora di abbattere Trump alle elezioni prossime venture e di scegliere così un loro Imperatore, ma il mondo nel frattempo sta andando avanti, sfuggendo al ferreo controllo da loro esercitato nel passato.

E più la storia evolve in direzioni sue proprie, più la “Fine della storia” necessariamente svapora. Attori globali e regionali nuovi, come nuovi protagonisti locali e internazionali, non sono più riassorbibili nell’ecumene-prigione immaginata per loro.

Certo, per citare Norberto Bobbio, la storia umana resta “una storia di lacrime e di sangue”, un «immenso mattatoio», come da definizione definitiva di Hegel.

Nessun irenismo, dunque. Ma si può registrare che in questa storia è stata ridimensionata (anche se solo ridimensionata) quella variabile esoterica che le élite consegnate alla Sacra Finanza avevano imposto come pilastro fondante delle dinamiche geopolitiche e delle meccaniche del mondo. Non è poco.

 

(1) Ma tutto iniziò nel ’68, con snodo cruciale nel terribile ’78, la morte di Moro, papa Luciani e altro… (vedi Piccolenote)