1 Luglio 2021

Capitol Hill: un'altra puntata dell'inchiesta di Revolver News

Capitol Hill: un'altra puntata dell'inchiesta di Revolver News
Tempo di lettura: 2 minuti

Membri degli Oath Keepers al Campidoglio il 6 gennaio 2021

Revolver News pubblica una nuova puntata dell’inchiesta giornalistica su i fatti di Washington del 6 gennaio scorso. Abbiamo già seguito il lavoro del media americano e di come racconta, per lo più attraverso la lettura dei verbali delle inchieste ufficiali, delle infiltrazioni dell’FBI nei gruppi maggiormente indiziati di essere responsabili della rivolta. Di come questi gruppi fossero stati infiltrati tre mesi prima in occasione di un piano eversivo organizzato in Michigan (una sorta di prova generale per Washington) e di come il processo sui fatti del 6 gennaio presenti molti cospiratori, attivi nell’assalto, ancora ignoti e non incriminati.

Ignoti che Revolver, in base a quanto avvenuto in Michighan ipotizza possano essere agenti, collaboratori o informatori di lunga data dell’FBI, o almeno pone la domanda sul tema.

Nella sua nuova inchiesta, Revolver appunta l’attenzione su uno di questi ignoti non incriminati, che negli atti processuali è identificato solo come “persona uno”, e che, si scopre essere nientemeno che Stewart Rhodes, padre padrone degli Oath Keepers, i Custodi del giuramento, la milizia paramilitare di destra più agguerrita d’America.

Il ruolo di Stewart Rhodes e degli Oath Keepers

“Stewart Rhodes – scrive Revolver – è il fondatore, capo e leader degli Oath Keepers. Già paracadutista dell’esercito, avvocato radiato dall’albo di Yale, costituzionalista, appassionato di armi e star dei media di estrema destra ha fondato il gruppo chiamato Oath Keepers nel 2009. Gli OK sono la sua organizzazione e ne può disporre a piacimento, bypassando ogni altra carica interna […] gli OK sono la più grande milizia americana , il gruppo antigovernativo più importante negli Stati Uniti e la principale minaccia interna estremista di destra” Sul ruolo, centrale degli OK nell’assalto a Capitol Hill abbiamo già scritto in un precedente articolo.

Queste la necessaria premessa per inquadrare il soggetto di oggi. Poi Revolver dipinge i dettagli. Nel lunghissimo articolo, pieno di link a documenti ufficiali, vediamo Rhodes incitare alla rivolta, organizzare, dare ordini sul campo e svolgere molte altre attività che lo qualificano come il leader indiscusso a cui tutti gli altri membri, incriminati a differenza sua, obbediscono.

Domande senza risposta

Ad oggi Rhodes non risulta incriminato, né è stata disposta alcuna perquisizione presso la sua abitazione né gli sono stati sequestrati computer e cellulari, neanche quelli usati durante l’attacco al Campidoglio, che pure contengono sicuramente elementi decisivi per l’indagine.

L’ipotesi di Revolver per spiegare l’incredibile omissione del Dipartimento di Giustizia (DOJ) Usa è che anche Rhodes, come forse altri protagonisti di quei giorni di cui abbiamo letto nella precedente puntata dell’inchiesta, sia, in qualche modo, un collaboratore dell’FBI.

Se così fosse, la storia di quell’assalto porrebbe ulteriori domande, che difficilmente avranno risposta.

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