11 Ottobre 2025

Gaza: la scommessa di Hamas e le rassicurazioni di Trump

di Davide Malacaria
Gaza: la scommessa di Hamas e le rassicurazioni di Trump
Tempo di lettura: 4 minuti

Mentre a Gaza entra in vigore il cessate il fuoco restano tante le incertezze sul futuro. Mettendo per ora da parte quelle riguardanti la Cisgiordania, che resta a rischio gazificazione, come quelle sul futuro della Striscia e dello Stato palestinese, quelle ad oggi più stringenti riguardano la tenuta dell’accordo – resta, infatti, la possibilità che Israele riprenda le ostilità – e perché Hamas ha accettato un’intesa che non offre alcuna garanzia a questo livello.

Sulla scommessa di Hamas, perché di questo si tratta, una nota di al Arabya che, sostanzialmente, spiega che la milizia islamica ha deciso di fidarsi di Trump perché in due occasioni precedenti ha tenuto fede alla parola data.

Trusting Trump: Why Hamas gambled on giving up Gaza hostages

Gli analisti arabi interpellati, infatti, hanno sottilineato che Hamas ha preso atto che, quando Trump ha annunciato la pace tra Israele e Iran, dopo i bombardamenti Usa alle infrastrutture nucleari di Teheran, ha tenuto il punto.

Nello specifico, gli analisti hanno rievocato il messaggio social in cui Trump ha ordinato agli aerei israeliani, già decollati per andare a bombardare l’Iran dopo l’entrata in vigore della tregua, di tornare indietro.

Il secondo avvenimento che avrebbe influito nella decisione di Hamas riguarda il bombardamento del Qatar, che il presidente americano ha subito stigmatizzato, costringendo poi Netanyahu a scusarsi con Doha, ma soprattutto spingendo il presidente americano a offrire all’alleato arabo delle garanzie di sicurezza.

Di fatto, se Israele provasse a ripetersi, la forza americana stanziata in Qatar non solo sarebbe chiamata ad abbattere i missili in arrivo, ma potrebbe mettere nel mirino anche i jet israeliani. Una cosa impensabile solo un mese fa.

A rafforzare in Hamas la convinzione che stavolta Trump stia facendo sul serio, l’impegno che ha profuso personalmente nello svolgimento delle trattative, né va dimenticata la determinazione dei Paesi arabi a chiudere un conflitto che, dopo l’attacco al Qatar, ha posto minacce esistenzali anche a essi.

Resta che per Hamas accettare l’accordo è stata una “scommessa”, come da titolo dell’articolo citato, con tutte le incertezze del caso, dal momento che per ora non esistono né garanzie scritte sulla tenuta della tregua, né meccanismi che evitino la ripresa del genocidio (ad esempio un rapido dispiegamento di una forza di interposizione).

Su questa scommessa e sul rischio di un ritorno di fiamma di Netanyahu, un articolo di Carolina Landsmann su Haaretz, che prende spunto dalle parole di un opinionista israeliano, Amit Sagal, voce non certo isolata in Israele, secondo il quale l’accordo non vincola Tel Aviv, che è libera di riprendere le armi dopo la liberazione degli ostaggi.

Netanyahu's Favorite Pundit Is Telling Himself the Gaza War Will Never End, but He's Ignoring Trump

“Ciò che Segal non capisce”, scrive la Landsmann, “è che il mondo dà già per scontato che Israele violerà l’accordo. Ecco perché Trump ha capito che doveva fare pressione su Netanyahu. Se Israele sarà così stupido da riprendersi gli ostaggi e poi trovare una scusa insulsa per riprendere a combattere, confermando così la sua nuova immagine di delinquente guerrafondaio che viola ripetutamente gli accordi, le manifestazioni che hanno travolto l’Europa a causa della reazione di Israele alla flottillia diretta a Gaza scoppieranno con una forza raddoppiata, impossibile da fermare”.

“[…] Sarebbe un vero e proprio suicidio diplomatico. Non sarebbe possibile difendere il Paese. Nemmeno Trump sarebbe in grado di farlo. Gli ostaggi si riveleranno per quello che rappresentavano, in realtà, per il governo israeliano: una scusa per continuare la guerra”.

“[…] Chiunque pensi che Trump sosterrà la ripresa della guerra una volta liberati gli ostaggi ignora i suoi stessi elettori, stanchi della sfrontatezza di Netanyahu, stanchi del fatto che ha osato manipolare ripetutamente le amministrazioni statunitensi con l’arroganza di un padrone di casa, trascinandole nelle guerre di Israele e costringendo i contribuenti americani a finanziarle. Una manipolazione per di più espletata con l’arroganza di chi si ritiene partecipe del Popolo Eletto, come se non esistesse il Nuovo Testamento” (il riferimento indiretto è agli evangelicals, finora i più ardenti sostenitori di Israele, nei quali sta dilagando tale rigetto).

Quindi, la Landsmann riporta quanto ha detto Trump a Netanyahu in una conversazione telefonica: “Israele non può combattere il mondo, Bibi, non potete combattere il mondo”. È così semplice e così vero, commenta la cronista, che aggiunge: “Ma Segal e quelli come lui si rifiutano di crederci. I 20 punti di Trump rappresentano l’ultimo treno per Israele. Se Israele sale a bordo per poi scendere alla prima fermata pensando di non aver bisogno di un treno o che ne arriverà un altro, allora sta vivendo nel mondo di ieri. Tutto ciò che possiamo fare è continuare a contare sul fatto che Trump non allenterà la presa su Netanyahu in nessuna tappa del percorso”.

Fin qui le incertezze sul futuro. A margine si può notare che le trattative per raggiungere l’intesa su Gaza sono state ad ampio spettro, coinvolgendo attori che non sono apparsi pubblicamente e si sono intrecciate con altre criticità più o meno collegate.

Su tutte, la querelle sul nucleare iraniano, che negli ultimi tempi ha conosciuto un pericoloso crescendo che sembra dover precipitare verso un nuovo conflitto. Da notare che Trump, giovedì ha dichiarato: “L’Iran ora vuole lavorare per la pace [a Gaza]. Ci hanno informato e hanno detto di essere totalmente a favore di questo accordo. Pensano che sia una cosa grandiosa; lo apprezziamo e lavoreremo con l’Iran”.

Trump says Iran 'wants to work on peace,' is 'totally in favor of' Gaza deal

Da notare che, nello stesso giorno, Putin ha detto pubblicamente che Israele gli ha chiesto di rassicurare l’Iran sul fatto che “non intende perseguire uno scontro militare e che desidera raggiungere un accordo diplomatico sulla crisi del nucleare di Teheran” (Ynet). Molto interessante.

Putin: Israel asked us to convey calming messages to Iran

 

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