13 Aprile 2016

I Panama Papers e il paradiso fiscale Usa

I Panama Papers e il paradiso fiscale Usa
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Sulla vicenda dei Panama Papers, le rivelazioni dei conti offshore transitati dallo studio Mossack Fonseca, la Repubblica del 13 aprile intervista Harvé Falciani, l’uomo che ha rivelato al mondo i segreti di alcune banche svizzere. Interessante il titolo: “Panama Papers, regalo agli Usa è lì che sposteranno i risparmi”.

Spiega Falciani: «Nel nostro mondo la disponibilità di informazioni è diventata un capitale per fare businness e gestire potere. La società che conta di più in Borsa, non a caso, è Alphabet (la ex Google), il cui unico lavoro è gestire i dati. Le banche e gli uffici legali custodiscono nomi, cifre e spesso pure i segreti dei loro clienti e per questo sono asset preziosissimi. Forzare i loro server e sottrarre gli archivi è uno scherzo per chi ha gli strumenti adatti a farlo, come i servizi di intelligence più sofisticati».

 

La pubblicizzazione dei dati provenienti dallo studio Mossak Fonseca dimostra che i vecchi paradisi fiscali non sono più sicuri, osserva Falciani. «La conclusione è semplice: per i capitali in fuga il posto migliore dove nascondersi sono gli Stati Uniti. Dopo questo scandalo molti sposteranno il loro denaro in America. A Miami, nel Delaware. Perché lì è il posto dove sono protetti meglio. E facendo così, si regalerà agli Usa il controllo di questo bene preziosissimo: le informazioni su origine e localizzazione della ricchezza mondiale». Anche perché gli Usa, esattamente come «i paradisi offshore che dicono di combattere», «non scambiano informazioni con l’Ocse».

 

Nota a margine. Vicenda oscura quella legata alla Mossack Fonseca, nata per screditare Vladimir Putin ma che poi si è allargata investendo altri personaggi noti. 

 

Val la pena accennare come sia passato sotto silenzio il fatto che tale studio sia stato usato anche dalla Cia per effettuare operazioni coperte. Evidentemente chi ha effettuato l’operazione Panama Papers non è andato troppo per il sottile e indica anche come l’intelligence Usa non abbia più interesse alla struttura logistica del passato, ché le operazioni coperte nel tempo di internet si effettuano secondo altre e più sofisticate modalità. 

 

In tale vicenda è passato quasi sotto silenzio il particolare forse più scabroso, ovvero che il padre di Jurgen Mossack, il titolare dello studio, deve la sua fortuna al fatto che era stato assoldato dalla Cia per contrastare il comunismo castrista dopo aver militato nelle SS, e precisamente in un reparto speciale delle stesse, le Unità teste di morto, una sorta di Isis del nazismo. 

 

Un particolare rivelato dal fratellastro di Jurgen, che ora vive in Germania. La storia dei nazisti assoldati dagli Stati Uniti in funzione anticomunista è alquanto nota. Eppure dovrebbe essere investigata a fondo, e forse gli Stati Uniti dovrebbero fare qualche autocritica al riguardo invece stendere un velo di oblio. Gli consentirebbe di non fare gli errori del passato, come sta accadendo in Ucraina con il sostegno accordato alle formazioni neonaziste del Paese.

 

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