8 Giugno 2021

Il biolab di Wuhan nella bufera

Il biolab di Wuhan nella bufera
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Si fa virale la campagna che vede nel laboratorio di Wuhan l’origine del Covid-19, tesi rigettata in toto dalla comunità scientifica americana, e di risulta dai suoi alleati, al tempo di Trump.

Ciò per contrastare la propaganda repubblicana, che in un memo riservato raccomandava ai suoi esponenti di concentrarsi sulla Cina, accusandola di essere responsabile del coronavirus (Politico). Tesi peraltro caldeggiata dal falco neocon John Bolton fin dal maggio scorso (tra i primi a prendere posizione).

Smentire questa tesi era di fatto, al di là della buona fede di analisti e scienziati, un regalo alla propaganda avversa a Trump, che si ritrovava a essere indicato come l’unico responsabile dei disastri che la pandemia provocava in America.

Il mercato degli animali vivi

Allora la teoria della fuga dal laboratorio di Wuhan era roba da complottisti, così la propaganda repubblicana si concentrò sul mercato degli animali vivi di Wuhan, che tutti i media e tutti gli scienziati hanno finito per indicare come luogo in cui si era verificato il passaggio del virus all’uomo.

Tale origine della pandemia veniva presentata come dato acclarato. E ciò nonostante gli studi cinesi indicassero che non c’era alcuna prova in proposito, anzi che il virus era arrivato al mercato da altrove (South China Morning Post).

Il mercato avrebbe solo fatto da centro propulsore, come di fatto ha verificato l’Oms e come ormai credono anche quanti si sono convertiti alla tesi del laboratorio, abbandonando le certezze granitiche propugnate per mesi su tutti i media.

“Contrordine compagni”, si diceva un tempo in Unione sovietica, patria della Pravda, il media di Stato che devolveva la verità comunista. La Verità, quella con la V maiuscola, sul coronavirus oggi è condensata in particolare dai social, anche loro consegnati al contrordine: se prima censuravano la tesi del laboratorio ora censurano chi critica l’assertività di tale tesi.

Lo scoop del Wall Street Journal

Quanto alla tesi attuale sul biolab di Wuhan, è interessante ripercorrere le tappe dello suo sdoganamento mediatico. Il 26 maggio la Cnn annuncia che Biden ha chiuso l’inchiesta sulla fuga dal laboratorio aperta dal Segretario di Stato Mike Pompeo perché non supportata da prove.

Evidentemente la notizia è stata tenuta riservata per alcuni giorni, dato che era evidente che avrebbe suscitato un vespaio perché avrebbe avvalorato le critiche rivolte a Biden riguardo la sua presunta condiscendenza verso la Cina.

Così di certo l’ordine di chiusura dell’inchiesta di Pompeo non è arrivato il giorno dello scoop della Cnn:, anche perché per chiudere un’inchiesta ufficiale serve tempo.

Tale decisione, peraltro, era nell’aria, dato che già a marzo “due bozze” della stessa erano finite nelle mani di alcuni membri dell’amministrazione Usa, i quali avevano “avanzato dei dubbi sulla legittimità dei metodi usati, concludendo che l’indagine era un inutile spreco di risorse“.

Più che probabile, dunque che Biden abbia dato ordine di “chiudere” alcuni giorni prima del servizio della Cnn, cioè negli stessi giorni dello scoop del Wall Street Journal che il 23 maggio sdoganava e rilanciava l’idea della “fuga dal laboratorio” di Wuhan.

Secondo il WSJ l’intelligence Usa aveva elementi mai esaminati prima nei suoi archivi relativi a tale ipotesi e dava notizia dell’ospedalizzazione di tre medici del Biolab prima dello scoppio della pandemia.

Tutte cose da verificare, ma era la spinta necessaria a costringere Biden a riaprire l’inchiesta. A firmare l’articolo del WSJ, che ha avuto la funzione di apripista per tanti media del mondo, è Michael Gordon.

Gordon e le armi “chimiche e biologiche” di Saddam

Gordon è passato alle cronache per aver allarmato tra i primi, se non per primo, sull’esistenza delle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein.

Nel settembre del 2002, sul New York Times, stilava il suo atto di accusa contro il Rais riferendo informazioni riservate provenienti dall’intelligence Usa, che avrebbe bloccato l’acquisizione di “tubi di alluminio” individuati come “componenti di centrifughe per arricchire l’uranio”, necessarie per sviluppare l’atomica irachena.

“Il programma nucleare iracheno – proseguiva il cronista – non è l’unica preoccupazione di Washington. Un disertore iracheno ha detto che Hussein ha anche intensificato gli sforzi per sviluppare nuovi tipi di armi chimiche“.

“Un leader dell’opposizione irachena ha anche fornito ai funzionari americani un documento dell’intelligence iraniana che indica che Hussein ha autorizzato i comandanti regionali a usare armi chimiche e biologiche“.

“[…] I funzionari dell’amministrazione affermano inoltre che l’acquisizione di armi nucleari potrebbe incoraggiare Hussein e aumentare le possibilità che utilizzi armi chimiche o biologiche“.

Come si vede, l’armamentario chimico e biologico era dato per scontato, con tanto di informazioni riservate quanto dettagliate. Peccato che non esistesse.

Pandemia e Politica

Dopo l’articolo di Gordon seguì il diluvio: tutti i media del mondo portarono acqua alla narrazione, riprendendo la nota e aggiungendo elementi, legittimando così la guerra fortemente voluta dai neocon agli occhi dell’opinione pubblica mondiale.

Non sappiamo se il virus sia un prodotto di ingegneria biologica, abbiamo ben presente però che la pandemia è stata politicizzata in tutti i modi: dai trumpisti per attaccare la Cina, dai suoi oppositori per attaccare lui, dagli Usa che l’hanno usata come arma di distruzione di massa contro i Paesi bersaglio di sanzioni, ai quali è stato ed è frenato l’accesso ai presidi sanitari necessari a contrastare il virus (decine di migliaia di morti evitabili).

Da qui una legittima diffidenza verso inchieste viziate, che peraltro escludono a priori la possibilità che il virus circolasse altrove prima di essere individuato a Wuhan e di certo non indagherà sui rapporti tra il Biolab di Wuhan e quello ben più sofisticato di Fort Detrick, che a luglio 2019, poco prima della pandemia, fu chiuso per problemi di sicurezza.

Né si porrà domande sul perché la Sicurezza Usa abbia tenuto esercitazioni anti-pandemiche poco prima dello scoppio del Covid-19, con particolare riguardo alla possibilità del dilagare di una “pandemia patogena respiratoria“. Non abbiamo risposte, solo domande, accompagnate da legittimo scetticismo.

 

 

 

 

 

 

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