12 Dicembre 2025

Venezuela. Il Nobel per la pace e l'attacco Usa alla petroliera di Caracas

di Davide Malacaria
Venezuela. Il Nobel per la pace e l’attacco Usa alla petroliera di Caracas
Tempo di lettura: 4 minuti

L’attacco alla petroliera venezuelana da parte degli Stati Uniti segna un’ulteriore escalation contro Caracas. Abbiamo usato il termine attacco perché di questo si è trattato, non di un sequestro come da dichiarazioni ufficiali che hanno usato un termine proprio del linguaggio giuridico che attenua volutamente quanto avvenuto. Si tratta di una vera e propria aggressione, un atto di guerra.

Non sfugge che l’attacco è avvenuto in concomitanza con il ritiro da parte di Maria Corina Machado del premio Nobel della pace a lei inspiegabilmente – o spiegabilmente – assegnato dal Comitato norvegese preposto a questa sciarada sempre più politicizzata. Coincidenza temporale non certo casuale.

La cosiddetta leader dell’opposizione, una “risorsa” degli States, è sbarcata in Norvegia dopo aver lasciato indisturbata il suo Paese (nel quale è perseguita dalla magistratura) grazie all’ausilio americano, secondo le sue dichiarazioni nelle quali ha raccontato la sua fuga clandestina. Il ministro dell’Interno venezuelano ha invece affermato che i suoi movimenti erano noti al governo, che non l’ha fermata (di certo non poteva, sarebbe stato un casus belli).

Al di là della querelle, appare più che singolare quel che ha dichiarato la donna ai media norvegesi. Nel riportare le sue parole, il New York Times riferisce che la Machado ha evitato di sostenere un eventuale attacco di Washington – ovvio, scatenerebbe le ire dei suoi connazionali – ma ha applaudito a quanto ha fatto finora, plauso che quindi ricomprende tacitamente anche l’affondamento delle barche venezuelane e l’uccisione dei civili connessa (quasi cento).

In realtà, però, ha trovato un modo ingegnoso per sostenere implicitamente l’attacco, affermando che di fatto il Venezuela sarebbe già sotto attacco. Così, infatti, sul New York Times: “Il Venezuela è già stato invaso. Abbiamo agenti russi, agenti iraniani, gruppi terroristici come Hezbollah e Hamas che operano liberamente in accordo con il regime. Abbiamo la guerriglia colombiana e i cartelli della droga”.

Nobel Peace Prize Winner Machado Says U.S. Helped Her Leave Venezuela

La Machado dimentica che i cartelli della droga colombiani sono attivi in Ucraina a fianco di Kiev. Inoltre, una fervente sostenitrice del Likud e del genocidio di Gaza poteva evitare di citare Hezbollah e Hamas in questa sciarada caraibica? Inutile osservare che le due milizie islamiche hanno problemi più impellenti a cui pensare, altrove.

Il ministro della Giustizia Usa Pam Bondi ha dichiarato che la nave sequestrata trasportava petrolio del sanzionato Iran e che un giudice americano “due settimane fa” aveva emesso un mandato di sequestro della nave, da cui la legalità dell’operazione. Quindi l’operazione non avrebbe come bersaglio Maduro & C. quanto il petrolio iraniano. L’equipaggio sarà interrogato, ha aggiunto la Bondi, il petrolio, invece, “credo che lo terremo noi”, ha chiosato Trump (se voleva rendere l’operazione ancora più brutale, ci è riuscito).

Così si apre anche un altro fronte, dal momento che l’Iran potrebbe sequestrare petroliere fantasma in transito nello Stretto di Hormuz per legittima ritorsione, come peraltro avvenuto in passato con gli Stati Uniti che puntualmente denunciavano la pirateria di Teheran. C’è chi non riesce a trattenersi dall’appiccare incendi in giro per il mondo.

Secondo la Reuters l’amministrazione Usa sarebbe pronta a sequestrare altre petroliere, una stretta non sarebbe senza conseguenze. Riportiamo dal Washington Post: “Alcuni analisti sostengono che Maduro sia sopravvissuto a crisi ben peggiori e potrebbe stringere la cinghia per superare anche questa. Ma se gli Stati Uniti continueranno a sequestrare petroliere e ad attaccare il commercio petrolifero venezuelano, ‘l’effetto sul Paese potrebbe essere catastrofico’, ha affermato Francisco Rodriguez, economista venezuelano dell’Università di Denver”. Non c’era bisogno di Rodriguez per averne contezza, ma aiuta.

US preparing to seize more tankers off Venezuela's coast after first ship taken, sources say

L’aggressione al Venezuela, quindi, si intensifica. E, però, Putin continua a sostenere l’alleato. Di ieri la telefonata con Maduro nella quale, oltre a esprimergli solidarietà, ha parlato di come sviluppare la cooperazione tra i due Paesi prevista dall’accordo di partneriato strategico stipulato tra i due Paesi all’inizio di questa crisi. Ha cioè parlato di futuro, nonostante Trump continui a dire che i giorni di Maduro sono contati.

La scelta di far collassare, a breve o in prospettiva, l’economia venezuelana (con tutte le morti del caso), fa ritenere che l’amministrazione Trump continui a barcamenarsi nella sua ambiguità rispetto all’opzione di un’invasione di terra, che pure continua a minacciare.

Resta, però, che l’impoverimento e la paura che tutto ciò porta potrebbero innescare un’insurrezione popolare contro il governo, strategia peraltro usuale e prevista dai manuali dei regime-change made in Usa. Peraltro, secondo Diosdado Cabello, segretario del partito socialista venezuelano, se entro la fine dell’anno non avrà luogo l’invasione, si attiverà un’operazione di regime-change che avrà come protagonista la signora Machado.

 Cabello informó que María Corina planea generar caos en el país en los primeros días de enero

Tale strategia, ha denunciato, “prevede una serie di attacchi contro istituzioni e figure chiave dello Stato nel corso del gennaio 2026, tra cui attentati dinamitardi il 5 gennaio, giorno del giuramento della nuova Assemblea Nazionale”. E un probabile attentato contro Nicolás Maduro “durante il discorso sullo stato della nazione del 10 gennaio”. Ma è anche possibile la variabile false flag: i cecchini di Maidan insegnano. Previsioni difficili, si naviga a vista, per tornare al tema marino.

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