Israele e la guida al genocidio tecnologico
Tempo di lettura: 5 minuti“È ormai chiaro che le atrocità orribili non appartengono al passato; i crimini di guerra possono essere commessi dagli eserciti moderni utilizzando l’intelligenza artificiale e altre tecnologie più avanzate”. Così Hossam Shaker su Middle East Eye, e il riferimento è a Gaza, “dove Israele sta consumando un genocidio, una pulizia etnica, una distruzione di massa e una campagna di carestia, senza che ciò abbia ripercussioni sulle proficua cooperazione con le democrazie occidentali e i ‘paladini dei diritti umani’”.
“L’esperienza accumulata da Israele è ora a disposizione del mondo: una guida pratica per commettere un genocidio nel XXI secolo, la cui sfida essenziale è come far sì che il mondo conviva con un genocidio trasmesso in diretta sui nostri dispositivi mobili”.
“Gli sforzi dei media e della propaganda devono essere al servizio della strategia di aggressione adottata […] L’obiettivo non è quello di ‘conquistare i cuori e le menti’, ma di distrarre l’opinione pubblica dall’orrore in corso e di scoraggiare la compassione verso le vittime palestinesi”.
“Questa strategia di offuscamento richiede che Israele si faccia promotore di iniziative specifiche”. Anzitutto attraverso campagne diffamatorie contro gli organismi internazionali che ne denunciano i crimini, nel tentativo di delegittimarli e ridurli al silenzio, com’è avvenuto per la Corte Internazionale di Giustizia, la Corte Penale Internazionale o, con più successo, con l’Unrwa. In tal modo, Israele “ha ottenuto i vantaggi strategici e tattici auspicati, minando al contempo le basi della vita del popolo palestinese e il diritto al ritorno dei rifugiati”.
“Adottare un atteggiamento di negazione è fondamentale per la moderna guida israeliana al genocidio. Il testo potrebbe recitare: ‘Non c’è fame a Gaza. Le immagini e i video strazianti che il mondo vede sono inventati. La gente di Gaza si gode persino un lussuoso pasto a base di pesce'”. E a tale proposito Shaker ricorda i video fake sui palestinesi sazi e felici fatti circolare sul web e le campagne per negare che i bambini pelle e ossa erano conseguenza della fame indotta, ma dipendevano da “malattie croniche”.
“Concentrare il dibattito su alcune immagini specifiche mettendone in dubbio la credibilità è una strategia più efficace che cercare di contrastare il flusso di foto orribili provenienti da Gaza”. Una tattica che costringe i critici “a stare sulla difensiva”.
E poi, “come spieghi al mondo che il tuo esercito ha raso al suolo un cimitero e tolto i morti dalle tombe? La colpevolelizzazione della vittima è un elemento centrale della guida al genocidio del XXIº secolo. Questo obiettivo può essere raggiunto affermando che il ‘nemico’ è responsabile di ciò che sta accadendo, oppure attribuendo una colpa collettiva all’intera popolazione presa di mira, assolvendo allo stesso tempo il regime genocida, fornendo così una giustificazione per qualsiasi crimine di guerra”.
“[…] L’accusa secondo cui Hamas usa i civili come ‘scudi umani’ è un pretesto standard per prendere di mira tutti i palestinesi […]. Le strutture civili, che godono di uno status protetto, possono essere prese di mira grazie a comode dichiarazioni sui ‘centri di comando’ di Hamas, corredate da diagrammi e illustrazioni inventate per fornire una parvenza di credibilità”.
“Un prerequisito fondamentale è quello di privare la popolazione presa di mira delle sue qualità umane, suggerendo che non siano comuni civili, ma piuttosto mostri o zombi, rendendo così più accettabile il loro sterminio in massa”.
“L’idea centrale indispensabile è che la ‘vittima’ sia tu, non loro. Devi costruire il tuo melodramma e presentarti come soggetto che merita compassione […] ogni volta che si verifica una nuova atrocità, il mondo deve essere convinto che sono i palestinesi a bombardare i propri ospedali, a distruggere le proprie scuole, a sparare alle proprie madri e ai propri figli e a uccidere quanti chiedono aiuto”.
“Chi difende le vittime è quindi ingolfato a confutare un’infinita valanga di false affermazioni, distogliendo la propria attenzione dal cuore della questione. Impostando l’agenda in questo modo, si può giustificare l’uccisione di folle di bambini nei campi profughi attraverso narrazioni perfettamente costruite che assolvono da ogni responsabilità, pur ostentando, quando serve, un finto dolore”.
“[…] Secondo la guida operativa israeliana sul genocidio, bisogna commettere atrocità e considerarle necessarie […] basta affermare ‘se non lo facciamo, dovremo affrontare minacce catastrofiche; vogliono annientarci e dobbiamo agire”.
[…] Un’altra regola pratica è quella di giustificare ogni nuovo crimine di guerra commesso. Ciò può richiedere il lancio di campagne di propaganda basate su pretesti inventati, a volte accompagnate dalla promessa di ‘indagare a fondo su quanto accaduto'”.
“Una volta che il crimine iniziale (ad esempio, il bombardamento di un ospedale, il massacro di un gruppo di richiedenti aiuti o l’uccisione del personale di un’organizzazione umanitaria internazionale) è stato giustificato con successo, le sue conseguenze attenuate e assorbite, crimini quasi identici possono essere ripetuti in un contesto di normalizzazione”.
“[…] Questa guida può quindi essere applicata a domande come: come giustifichi il bombardamento di un ospedale nel XXI secolo? Cosa dirai al mondo quando bombarderai una scuola o un asilo? Quale pretesto si addice alla distruzione di una moschea, di una chiesa, di un antico monastero o di un monumento storico? Come spieghi al mondo che il tuo esercito ha raso al suolo un cimitero e tirato via i morti dalle tombe?”
“Prima che il mondo veda il bombardamento di edifici residenziali bisogna inventare storie: che questi edifici contengono ‘centri di comando’ per i militanti o che ospitano ‘telecamere di sorveglianza che monitorano e mettono in pericolo i nostri soldati’, o che ‘da lì siano stati lanciati dei razzi’. È un trucco facile”.
“Per completare una campagna di pulizia etnica, gli ordini di sfollamento forzato devono essere etichettati come ‘avvertenze contro la permanenza in zone di combattimento pericolose’ o ‘istruzioni ai residenti per trasferirsi in aree sicure per la propria sicurezza” – dopodiché i loro agglomerati e le loro tende possono, ovviamente, essere bombardati”.
“Per quanto riguarda la fame dei civili e la privazione dei beni essenziali, tra cui l’assistenza medica, il latte artificiale, i prodotti per l’igiene femminile e l’acqua potabile, la giustificazione diventa ancora più semplice: ‘I militanti stanno rubando gli aiuti'”.
“Per attuare un genocidio nel XXI secolo è necessario invocare continuamente valori, principi e slogan: la lotta per la ‘civiltà di fronte alla barbarie’, la lotta del ‘bene contro il male’, il confronto tra ‘le forze della luce e le forze delle tenebre’”.
“[…] La guida al genocidio del XXI secolo è davvero voluminosa, ma bisogna ricordare che per operare secondo le sue regole è necessario il supporto strategico dei centri di potere occidentali, che possono contribuire a oscurare le atrocità successive anche quando sono visibili al mondo intero. Forse, quindi, applicare questa guida è un privilegio esclusivo di Israele e dei suoi sostenitori occidentali”.



