3 Dicembre 2025

Witkoff e Putin rilanciano il negoziato

di Davide Malacaria
WITKOFF E PUTIN
Tempo di lettura: 4 minuti

I colloqui tra Putin e Steve Witkoff, sbarcato ieri a Mosca insieme al genero di Trump Jared Kushner, sono stati utili e costruttivi, come ha riferito il consigliere dello zar Yury Ushakov, anche se ancora non si è arrivati a un compromesso. “Abbiamo discusso della sostanza, non di una formula e di soluzioni specifiche”, ha aggiunto.

D’altronde, non è ancora pensabile un accordo. Troppi gli ostacoli frapposti dal partito della guerra e troppe le ambiguità di Zelensky, che da una parte afferma che “la pace è più vicina che mai” e dall’altra continua a interfacciarsi con i “volenterosi” europei che stanno cercando di far naufragare il negoziato.

https://ctrana.one/news/495932-vladimir-zelenskij-soobshchil-o-blizosti-mira-v-ukraine.html#google_vignette

Situazione di cui sono consapevoli oltreoceano, tanto che Witkoff ha annullato l’incontro con Zelensky a Bruxelles, in calendario subito dopo quello con Putin. Lo aveva preannunciato Axios, ma Witkoff e Kushner hanno preferito tornare subito in America, girando alla larga dal presidente ucraino e dai “volenterosi”.

Degno di nota il fatto che l’arrivo di Witkoff a Mosca sia coinciso con l’annuncio ufficiale della conquista di Pokrovs’k da parte dei russi, l’obiettivo principale della recente campagna militare a motivo dell’importanza della città sia dal punto di vista strategico che economico. Una conquista che Kiev ha cercato di evitare in tutti i modi, difendendola allo stremo nonostante fosse circondata; una determinazione che ha prodotto altre inutili stragi tra le fila dell’esercito ucraino.

La concomitanza tra il solenne annuncio della conquista e l’arrivo di Witkoff segnala che per Mosca la guerra può chiudersi qui, ovviamente se i territori conquistati, o parte di essi, saranno riconosciuti come russi, se a Kiev sarà preclusa la Nato e accetterà una limitazione del suo esercito, condizioni imprescindibili per Mosca e che Kiev e i “volenterosi” rifiutano di accettare.

Un rigetto che non nasce dalla necessità di preservare la sovranità ucraina, della quale non importa nulla né a Zelensky né ai “volenterosi” (altrimenti avrebbero accettato di chiudere il conflitto molto prima invece di sabotare tutti i negoziati), quanto dalla volontà di prolungare questa guerra per procura contro la Russia.

Un rifiuto che Kiev ha ribadito anche nei colloqui con Witkoff tenuti a Miami prima che questi partisse per Mosca. Nel riferire l’esito di tale negoziato, Strana fa notare che però, dopo i colloqui, Witkoff si è intrattenuto in via riservata col solo Umerov, il Consigliere per la sicurezza nazionale ucraino che guida la delegazione, il più propenso al compromesso.

Inoltre, il media ucraino ha fatto notare che, nonostante i dinieghi, Witkoff si è recato ugualmente a Mosca e che, prima di partire, ha parlato con Zelenski e alcuni leader europei. “È improbabile che l’inviato speciale di Trump sia disposto a fare tutte queste mosse solo per ricevere ripetutamente un fermo ‘no’ dalle autorità ucraine”, conclude Strana.

Detto questo, siamo ancora alle fasi preliminari, che peraltro potrebbero non avere un seguito. Forte infatti il contrasto, come si è notato anche in questi giorni nei quali il partito della guerra ha posto criticità al dialogo Usa – Russia.

Anzitutto le dichiarazioni dell’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, presidente del comitato militare della Nato, che al Financial Times, media tra i più ingaggiati nel confronto con Mosca, ha dichiarato che in seno all’Alleanza si sta valutando l’ipotesi di una posizione proattiva rispetto alle asserite provocazioni di Mosca, arrivando a parlare di “attacchi preventivi”.

Ma le provocazioni dei “volenterosi” non si sono limitate alle parole. Nell’ultima settimana l’Ucraina ha attaccato tre petroliere russe nel Mar Nero, mentre un’altra petroliera, battente bandiera turca ma che trasportava petrolio russo, è stata attaccata in un porto del Senegal.

Ovviamente, gli attacchi sono stati rivendicati da Kiev, ma come scrive Gerry Nolan sul Ron Paul Institute riferendosi anche ad attacchi pregressi, è evidente che “tutta la capacità di guerra in mare dell’Ucraina è merito dell’Occidente”.

Europe just made Russia’s case for Odessa.

Infatti, i droni navali ucraini non hanno centrato i bersagli per mera fortuna: “Con un raggio d’azione che si avvicina agli 800 chilometri, i droni MAGURA V5 dell’Ucraina colpiscono ben oltre le acque costiere, ma solo con gli occhi e il cervello della NATO. Si affidano all’ISR occidentale: feed satellitari in tempo reale da Regno Unito e Francia, pattugliamenti RQ-4 Global Hawk al largo della Romania, collegamenti Starlink che trasmettono dati di missione e coordinamento degli obiettivi con l’assistenza dalla Gran Bretagna. L’Europa non si è limitata a osservare. Ha triangolato e comandato”.

Si vuole innescare una reazione dei russi per vanificare il negoziato o quantomeno convincerli che Trump non può piegare il partito della guerra ed è quindi inutile trattare con lui.

Infine, un’annotazione secondaria, ma neanche troppo: i Paesi che hanno fatto della lotta all’inquinamento atmosferico e al cambiamento climatico una bandiera stanno riempiendo i mari di petrolio…

A margine va annotato che, per la prima volta, Kushner, che supervisiona l’agenda mediorientale, ha affiancato a Witkoff nel dialogo con Mosca. Va tenuto presente che, quando Witkoff aveva fissato un precedente rendez-vous a Istanbul con la delegazione ucraina, aveva in programma, nello stesso giorno, anche un incontro con il capo di Hamas. Era il 19 novembre ed entrambi gli incontri sono saltati.

Probabile, quindi, che nell’incontro moscovita non si sia parlato solo dell’Ucraina, ma anche della tragica conflittualità mediorientale. L’ennesimo invito di Trump a Netanyahu negli Stati Uniti, giunto mentre Kushner s’involava per Mosca, sembra confermare questa ipotesi.

Abbiamo già scritto che quanto accade in Medio oriente è collegato alla guerra ucraina, d’altronde è ovvio se si tiene presente che ad alimentare la conflittualità su entrambi i fronti sono liberal e neocon Usa, che sostengono Netanyahu e usano Zelensky. Si sta trattando su entrambi i fronti.

 

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