21 Febbraio 2019

Israele: Netanyahu, la nuova Destra e la variabile Gantz

Israele: Netanyahu, la nuova Destra e la variabile Gantz
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Benjamin Netanyahu e Ehud Barak

Israele sta vivendo un momento convulso in vista delle elezioni del 9 aprile. Convulsioni che denotano una fibrillazione all’interno della politica e della società israeliana.

Il premier Netanyahu è in testa ai sondaggi, ma, dopo decenni di dominio, appare preoccupato.

La Nuova Destra

Dei successi dei suoi avversari interni alle primarie del Likud, di cui Netanyahu è stato finora padre padrone, abbiamo accennato in altra nota.

Più dirompente appare la nascita di un nuovo partito di destra, fondato da Naftali Bennett e Ayelet Shaked, il quali hanno abbandonato Focolare ebraico, partito di riferimento dell’ultradestra religiosa.

Naftali-Bennet-Alona-Barkat-Ayelet-Shaked

Naftali Bennet con Alona Barkat e Ayelet Shaked

I due, già ministri dimissionari dell’ultimo governo, hanno dato vita a un partito più laico, imbarcando anche Alona Barkat, nome ignoto all’estero, ma molto popolare in Israele, come spiega Chemi Shalev su Haaretz.

Secondo Shalev, “dietro la decisione” dei due di fondare un nuovo partito ci sarebbe Sheldon Adelson, finanziere Usa tra i più importanti sponsor di Netanyahu.

Benjamin-Netanyahu-Sheldon-Adelson

Sheldon Adelson con Benjamin Netanyahu

Si starebbe allestendo, dunque, una nuova destra per un eventuale post Netanyahu, scrive Shalev, ma il premier tiene duro: tante le leve del potere accumulate negli anni.

Il Centro

Più interessante quanto sta accadendo al centro, dove si delinea la convergenza tra il partito del centrista Yair Lapid e quello del generale Benny Gantz.

Yair-Lapid-Benny-Gantz

Yair Lapid e Benny Gantz

Quest’ultimo è dato come il vero sfidante di Netanyahu, anche se la sua ascesa nei sondaggi si è fermata dopo che ha affermato che nessun popolo dovrebbe governarne un altro, cioè i palestinesi, e aver elogiato il ritiro da Gaza da parte di Sharon, implicito riferimento a un ridimensionamento degli insediamenti in Cisgiordania.

Dichiarazioni che gli hanno fatto perdere consensi. Ma non per questo è uno sprovveduto: egli vuole presentarsi per quel che è, fuori dagli infingimenti della politica, puntando sull’autorevolezza che gli deriva dalla qualifica di ex generale, tanto da osare parlare di pace, nonostante il necessario sfoggio muscolare.

Quest’ultimo è inevitabile, dato che la “sicurezza” di Israele è il tema centrale di queste elezioni.

La Sinistra

A completare il quadro politico, a sinistra, il solito partito laburista, da più di un decennio consegnato all’opposizione, guidato da Avi Gabbay.

Avi Gabbay

Avi Gabbay

Gabbay è creatura di Ehud Barak, un Netanyahu di sinistra (pur se antagonista),  ultimo reduce del clintonismo. Né sono ignote le simpatie dello speculatore Geroge Soros per Barak (vedi Ye’zekel Ben Avraham) legame che il figlio di Netanyahu ha evidenziato su Facebook con un’infelice vignetta che ha acceso giuste controversie.

Nonostante la diversa visione sulla Palestina, l’eventuale vittoria di un centro sinistra a guida Gabbay rischiava di avere poco impatto reale sul ruolo di Israele in Medio oriente.

La variabile Gantz ha scombinato i giochi, dato che egli rappresenta tutt’altro, ovvero quella parte non esigua dell’esercito israeliano che in questi anni ha dato segni di insoddisfazione riguardo l’influenza degli ultra-ortodossi nel Paese e soprattutto sulla gestione dell’apparato militare da parte di Netanyahu.

La morsa

Una variabile, quella di Gantz, stretta nella morsa destra-sinistra, con quest’ultima che negli ultimi giorni ha eroso consensi al suo partito.

Partita ardua, dunque, per il generale, che punta almeno a diventare leader dell’opposizione, ruolo che gli consegnerebbe qualche, seppur scarso, potere interdittivo. Vedremo.

Elezioni da seguire, date le ripercussioni che avranno in Medio oriente.