18 Settembre 2020

L'avvelenata di Navalny: la bottiglia fumante

L'avvelenata di Navalny: la bottiglia fumante
Tempo di lettura: 4 minuti

Mentre l’Ue condanna Mosca per l’avvelenamento di Navalny, con un voto che annuncia sanzioni e forse la fine del Nord Stream 2, val la pena un piccolo cenno al video girato dai collaboratori di Navalny, l’oppositore di Putin che dicono sia stato avvelenato e che ora è ricoverato a Berlino.

Abbiamo già accennato a questa farsa, ma val la pena tornarci perché il video è istruttivo, dato che ha contribuito ad aggravare il caso.

In una delle bottiglie che i collaboratori di Navalny hanno rinvenuto nella stanza d’albergo di Tomsk, usata dall’oppositore di Putin la notte prima del malore, si sarebbero trovate tracce di Novichok, il tremendo gas nervino usato per l’attentato.

A rinvenire tali tracce, un laboratorio di Berlino dove la bottiglia è stata portata dagli autori del video. Così, come in ogni giallo che si rispetti, si è trovata anche la “pistola fumante”. Nel caso specifico, a fumare è una bottiglia.

Anzitutto, colpisce la tempistica del video, che dicono sia stato girato un’ora dopo (vedi link del Corriere della Sera) la notizia del malore di Navalny, avvenuto su un aereo partito da Tomsk.

Si ricordi che, subito dopo l’accaduto, la sua assistente aveva subito denunciato che l’avvelenamento era avvenuto all’aeroporto di Tomsk: il veleno sarebbe stato nel thé.

La foto di Navalny che beve del thé all’aeroporto, scattata dal DJ locale Pavel Lebedev, divenne subito virale (The Guardian). Peccato che poi i media russi abbiano pubblicato un video dell’aeroporto che mostra come a portare il thé al poveretto sia stato un suo assistente.

Ma allora come è stato avvelenato? Arriva così il video dei collaboratori di Navalny, che frugano nella sua stanza d’albergo e portano via cose.

In una delle bottiglie trovate nella stanza sarebbe stato rinvenuto il terribile agente Novichok, già riscontrato nel corpo di Navalny: questo il vaticinio del laboratorio tedesco che effettua le analisi del caso.

Se il thé era forse compatibile con l’avvelenamento, dato che lo beve poco prima di imbarcarsi (ma il Novichok avrebbe dovuto agire quasi istantaneamente), la bevuta serotina (o mattutina) dalla bottiglia d’acqua, sulla quale si è dovuto ripiegare (a causa del video dell’aeroporto che ha fatto svaporare la prima ipotesi), allunga ulteriormente i tempi. Un gas nervino a scoppio ritardato, cioè. E va bene, dai, si può anche far finta che sia plausibile.

Il video resta comunque interessante (cliccare qui): gli aiutanti di Navalny si muovono nella sua stanza come bravi agenti della scientifica, senza nessuna protezione se non dei guanti. Almeno potevano usare la mascherina, fosse solo perché siamo in tempo di Coronavirus…

Sotto pubblichiamo la foto dell’ispezione della casa dell’ex agente russo Skripal, a Salisbury, che la narrazione vuole sia stato avvelenato anch’esso dal Novichok, da parte della scientifica britannica.

Inutile aggiungere che l’alta tossicità del gas nervino avrebbe dovuto procurare analogo avvelenamento agli assistenti di Navalny che hanno ispezionato la sua camera d’albergo senza protezioni. Tant’è.

L'avvelenata di Navalny: la bottiglia fumante

Ma al di là, ammettiamo pure che sia plausibile l’impossibile. Resta il mistero del perché un servizio segreto tanto sofisticato come quello russo sia così sciocco da usare una sostanza così terribile, e non altra e meno riconoscibile, senza riuscire a eliminare il malcapitato. Una coazione a ripetere l’errore nel dosaggio, dato che anche Skripal e la figlia, per fortuna, sono sopravvissuti a un asserito attacco simile…

Come anche resta il mistero del perché siano stati tanto sciocchi da lasciare la bottiglia avvelenata col Novichok in albergo, alla mercé dei collaboratori di Navalny. Evidentemente non hanno mai visto un film di spionaggio, dove la pulizia della scena del crimine è di prammatica.

Ma c’è altro e altrettanto bizzarro. Una delle bottiglie, dicono gli esperti tedeschi, presenterebbe tracce di Novichok.

Se si guarda il video dei collaboratori di Navalny, accompagnato da una colonna sonora drammatizzante (occorre fare i complimenti all’autore), nelle prime scene, si nota un frigo bar che contiene diverse bottiglie, alcune d’acqua, altre sembrano di thé o altro, poi lattine e quanto altro.

Poi la telecamera si aggira nella stanza. Uno scampanellio segnala il punto nel quale si inquadrano due bottiglie d’acqua sul tavolo, apparentemente vuote. Poi, di seguito, un altro scampanellio segnala un’altra bottiglia d’acqua, stavolta sul comodino, anch’essa vuota.

Se è vera la ricostruzione, tutte quelle bottiglie avrebbero dovuto essere avvelenate, a meno di pensare che i servizi segreti segreti russi non abbiano fatto affidamento sulla fortuna, nella speranza che Navalny scegliesse la bottiglia “giusta” tra le tante.

Certo, si potrebbe pensare che i collaboratori abbiano prelevato solo una delle tante bottiglie, invece si vede che impacchettano un po’ tutto, com’è ovvio che sia, dato che non vogliono farsi sfuggire nulla.

Così il vaticinio che avrebbe individuato il Novichok in una sola delle bottiglie appare alquanto strampalato. O, se vogliamo, perfetto.

La plausibilità della narrazione non ha alcuna importanza. Basta una dichiarazione ufficiale e fare in modo che chi la mette in dubbio sia etichettato come complottista o filo-Putin. E il gioco è fatto.

Tra l’altro, anche il tempismo della diffusione del video è perfetto: girato il 20 agosto, dicono, è stato diffuso il giorno in cui nel Parlamento europeo si doveva dibattere il caso, per mettere sotto pressione gli europarlamentari. Missione riuscita.