14 Settembre 2013

L'egemonia gramsciana dei 200 mila super ricchi del mondo

L'egemonia gramsciana dei 200 mila super ricchi del mondo
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L’economista Susan George, intervistata da Paolo Lambruschi sull’Avvenire del 12 settembre spiega come la lotta di classe non sia affatto un’invenzione di Marx: esiste e l’hanno vinta i ricchi. Spiega la George:  «I neoliberisti hanno capito il concetto di egemonia culturale di Gramsci e l’hanno applicato benissimo. La loro ideologia è penetrata negli Stati Uniti, poi si è diffusa in tutte le organizzazioni internazionali e vanta un supporto intellettuale mai visto. Prendiamo l’Ue. Sono riusciti a ottenere consenso e supporto proponendo misure di austerità per uscire dalla crisi convincendo tutti che il bilancio di uno Stato e quello di una famiglia sono la stessa cosa, per cui si può spendere solo in base alle entrate. Non è così, il debito pubblico storicamente finanzia la crescita; è altra cosa dagli sprechi». E riguardo a questi ultimi, ha specificato: «Dipende da cosa si taglia. Se tagli gli sprechi va bene. Ma un euro tagliato ai servizi sociali come alla scuola ha un impatto che produce costi tre volti più alti».

Quindi, accennando al salvataggio delle banche attuato per uscire dalla crisi mondiale, ha spiegato come i «lavoratori hanno pagato e stanno pagando la crisi provocata da altri. Mi pare obiettivo dire che chi lavora oggi non riesca a guadagnare abbastanza mentre i manager della finanza si sono elargiti subito i lauti bonus derivati da questi salvataggi. E che la ricchezza accumulata in poche mani ammonti a 45 triliardi di dollari e sia posseduta da 200 mila persone. Trovo immorale tutto ciò. Ma è anche più immorale l’ideologia che consente loro di accumulare queste smisurate ricchezze e di manipolare le persone facendo loro credere che tutto ciò sia giusto e che le ricette per combattere la povertà siano quelle della Banca mondiale o del Fondo monetario». 

E, ancora: «Si continua a credere che ogni dollaro detassato alle grandi aziende e ai più ricchi venga reinvestito produttivamente. Invece la ricchezza va nei paradisi fiscali. E al di là dei proclami nulla è stato fatto per illuminare gli angoli bui di queste giurisdizioni segrete e controllare i profitti di aziende e singoli. Le grandi corporation sono ormai troppo forti e determinano il pensiero unico che ci racconta un mondo bello, quello della globalizzazione, che crea occasioni per tutti. Peccato che sia così solo sulla carta».

E conclude: «Il pericolo è che la gente, il 99% di chi non possiede nulla, venga convinta dal restante 1% dell’inutilità della politica».

Titolo dell’articolo: Marx sconfitto dai super ricchi.

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