28 Ottobre 2023

Levy: Israele non può diventare una grande Hamas

“Dovrebbero esserci dei limiti alla devastazione. Il massacro in corso a Gaza... dimostra che non ci sono limiti”
Bombardamenti a Gaza. Levy, non dobbiamo fare come Hamas
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“Non ci siamo ancora vendicati in modo biblico… non abbiamo ridotto Gaza in cenere immediatamente. Creare una tremenda crisi umana. Radere al suolo l’intera area. Non lasciare pietra su pietra a Gaza. Gaza dovrà diventare come Dresda. Annientare Gaza. Ora!”. Così Moshe Feiglin, uomo politico israeliano molto attivo in questo momento, che in un’altra dichiarazione incendiaria ha evocato anche gli orrori di Hiroshima.

Gaza

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Levy: fermare la guerra

La mattanza di Gaza diventa sempre meno giustificabile come operazione di antiterrorismo e si conforma sempre più a quanto afferma, in maniera più brutale di altri, il politico di cui sopra.

Riportiamo parte di un articolo di Gideon Levy pubblicato su Haaretz il 19 ottobre scorso, dal titolo: “La guerra di Gaza deve finire immediatamente”.

“Questo bagno di sangue deve essere fermato immediatamente; non porta da nessuna parte. Ai massacri si può rispondere con massacri, ma anche un massacro terribile come quello perpetrato nel sud di Israele non può giustificare ciò che ne seguirà”.

La guerra di Gaza, proseguiva Levy, non ha un obiettivo chiaro e realistico, ma “anche se avesse uno scopo chiaro, anche allora dovrebbero esserci dei limiti alla devastazione. Il massacro in corso a Gaza, appena iniziato, dimostra che non ci sono limiti. E di fronte a ciò è impossibile restare in silenzio. Ciò non può essere giustificato”.

E concludeva: “Ciò che è accaduto il 7 ottobre ha scosso Israele in modo irriconoscibile, soprattutto a sinistra e al centro. Ma anche nell’impeto della nostra rabbia e frustrazione, non dobbiamo perdere ciò che resta della nostra coscienza e della nostra bussola morale. Non dobbiamo lasciare che tutto Israele diventi come Hamas”.

Bombardamenti notturni a GAZA

Gaza

La risoluzione dell’ONU ignorata

Di ieri l’approvazione all’ONU di una mozione che chiede un cessate il fuoco immediato e prolungato. Dopo il voto, Israele ha portato l’attacco più massivo dall’inizio della guerra e avviato le operazioni di terra. Un segnale che non terrà in nessun conto le decisioni dell’ONU. D’altronde è così dal 1948, da quando ai palestinesi è stato negato il loro Stato.

Salvare Gaza da un bagno di sangue è imperativo, anche per Israele. Se questa guerra sarà genocidio, oltre a macchiare in maniera indelebile la sua storia, lo renderà ancora più succube di politici estremi come Feiglin.

L’unica via di uscita che avranno i falchi di Tel Aviv per uscire dalla trappola nella quale intendono cacciare il proprio Paese è una guerra globale che confonda gli orrori attuali con altri, altrettanto indicibili ma generalizzati.

Ma l’incendio del mondo incenerirà anche Israele, come sa perfettamente anche la leadership più lucida di Tel Aviv. Si spera che, sottotraccia, si riesca a porre dei limiti alla macelleria e che si ponga un freno ai tanti Stranamore all’opera.

Il riferimento di cui sopra è allargato ai neocon USA, che spingono per ampliare il fronte fino all’Iran (si rimanda all’articolo di William Schryver sul sito del Ron Paul Institute sui preparativi USA per una guerra su larga scala).

 

Nella foto di apertura immagini dei bombardamenti su Gaza

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