20 Maggio 2015

L'Expo, il cibo dei ricchi e la fame nel mondo

L'Expo, il cibo dei ricchi e la fame nel mondo
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«Quanto è costato l’Expo? Dodici miliardi di euro? Più o meno la metà di quanto la Fao ritiene necessario, ogni anno, per nutrire quella parte di pianeta che non ha nulla da mangiare. C’era bisogno di spendere tutti questi soldi per discutere della fame del mondo. Domanda posta dallo scrittore argentino Martin Caparrós, il cui ultimo libro, La Fame, è in uscita per Einaudi.

 

Nel suo libro, di cui parla in un’intervista sulla Repubblica del 20 maggio, Caparrós racconta i suoi viaggi nei Paesi poveri, dove in parallelo alla fame vige la rapina delle ricchezze naturali da parte delle multinazionali. E dei nuovi schiavi che lavorano per tali multinazionali, ultimo ritrovato l’affitto dell’utero, dove le donne povere affittano il proprio corpo anche diverse volte per partorire figli a «ricche coppie occidentali». E rincarando la dose sull’Expo, lo scrittore afferma: «Francamente a me sembra una beffa crudele che si possa utilizzare una gigantesca fiera del business, per discutere della tragedia di un miliardo di esseri umani».

Titolo dell’intervista: L’expo sul cibo è una beffa non fa nulla contro la fame (a cura di Maria Novelli de Luca).

 

Nota a margine. Difficile dar torto allo scrittore argentino. Forse l’Expo può rappresentare un’opportunità per favorire la ripresa economica italiana, ma questo è tutto da verificare; certo ha distribuito soldi (da vedere quanto in maniera diffusa e quanto a pochi). Di sicuro, per quanto riguarda il problema del cibo della popolazione mondiale non serve assolutamente a nulla. Sarebbe bastata una sessione di studi sul dramma (meglio tragedia) della fame nel mondo.

 

Certo, probabilmente sarebbe risultata inutile come l’Expo e come tante altre iniziative del passato, ma almeno sarebbe stata cosa più parsimoniosa e avrebbe avuto un qualche esito, seppur minimo, qualora fosse stata accompagnata da un investimento per combattere la fame mondiale. Ma questo è il meccanismo di certe cose… D’altronde sui relativi report dei giornali difficilmente si legge di fame nel mondo, ma di tutt’altro (una sfavillante vetrina…).

Difficile immaginare qualcosa di meglio in vista delle prossime Esposizioni universali, ma se si eviterà altra ipocrisia sarà già un, seppur flebile, passo avanti.

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