20 Febbraio 2024

Il 'momento Navalny' e l'ordine basato sulle regole

La retorica sull'ordine e sulle regole, made in Usa ovviamente, è andata in frantumi di fronte alla tragegia di Gaza. L'operazione Navalny, cioè l'utilizzo della sua morte, riuscirà nello scopo di risollevarla?
Il 'momento Navalny' e l'ordine basato sulle regole
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Il “momento Navalny” ha rivitalizzato l’Occidente, che prova a rilanciare retorica e slogan che aveva dovuto riporre con mesta vergogna con la guerra di Gaza. L’idea che l’Occidente fosse faro di libertà opposto all’oscurantismo autoritario orientale, russo o cinese a seconda degli interessi del momento, e che esso, in particolare gli Stati Uniti, fosse presidio e baluardo di un ordine internazionale basato sulle regole, laddove i suoi antagonisti globali le violavano essendo consegnati alla legge della Forza, ecco tale idea era via via andata a dilavarsi sotto la pioggia di bombe caduta su Gaza per finire seppellita sotto le sue macerie.

La vittoria simbolica della retorica delle regole

Il decesso di Navalny vede il ritorno dell’usato sicuro, con i politici europei e americani che di nuovo si ergono a condannare nel modo più solenne e inequivocabile la Russia, dopo mesi di queruli balbettii rivolti a Israele perché uccidesse un po’ meno civili e risparmiasse i bambini (con le bombe da essi stessi fornite) e permettesse agli aiuti di raggiungere i rifugiati (mentre, in parallelo a tali appelli, tagliavano i fondi per le agenzie Onu preposte a tale scopo).

È da vedere, però, se l’operazione Navalny, cioè l’utilizzo della sua morte, riuscirà nello scopo di risollevare l’Occidente dal baratro morale e politico nel quale è precipitato e se riuscirà a ottenergli successi geopolitici.

Improbabile, se non impossibile, che quanto avvenuto susciti una rivoluzione colorata in Russia: anche ammesso che il suo movimento abbia ancora qualche affiliato e che il decesso del detenuto susciti qualche simpatia in patria, è arduo pensare che possa portare a moti di piazza significativi.

Sul fronte della guerra ucraina la morte di Navalny può certo rilanciare gli aiuti europei, forse anche statunitensi, ma arriveranno tardi e forse fuori tempo massimo. I russi, infatti, avevano già accelerato le operazioni militari dopo l’estromissione del capo dell’esercito Valerj Zaluznhy, l’unico leader ucraino dotato di realismo e qualche margine di libertà rispetto agli sponsor occidentali (l’unico, cioè col quale si poteva ragionare).

La morte di Navalny potrebbe portare la Russia ad accelerare ancora di più, per sfruttare in pieno la debolezza dell’avversario, essendo ormai chiaro che non c’è più spazio per i negoziati (l’ultimo tentativo è stato esperito a settembre scorso, come registrava il New York Times, ma le avance russe per congelare la guerra sono state rigettate).

Potrebbe, cioè, essere venuto il momento in cui il fronte ucraino va a collassare, con i russi che, dopo aver bucato al centro, stanno sfondando anche a Sud, rimasto sguarnito dopo che il comando ucraino ha deciso di far convergere la maggior parte delle sue forze nell’inutile difesa di Adviika.

Se il fronte collassa, all’Occidente rimarrebbe la sola vittoria morale, avendo costretto con le armi della retorica lo zar in un angolo (angolo molto spazioso, dal momento che vi trova posto più della metà del mondo).

Per quanto riguarda la retorica sull’ordine e sulle regole, made in Usa ovviamente, la guerra di Gaza ha mandato in frantumi tutti gli infingimenti. Se tale retorica può ancora attecchire in parte dell’Occidente, e più sui media che nella vita reale, è ormai impossibile riparare quanto si è rotto.

L’antiterrorismo e la fine dell’ordine internazionale

Riportiamo, sul punto, quanto scritto su Foreign Affairs da Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty international: nella sua risposta all’attacco del 7 ottobre, “Israele ha sfollato con la forza i palestinesi, imponendo condizioni che hanno lasciato centinaia di migliaia di persone senza le più basilari risorse. Ha portato attacchi indiscriminati, sproporzionati e diretti contro civili e ‘obiettivi civili’ come scuole e ospedali. Sono stati uccisi circa 28.000 palestinesi [ora siamo a più di 29mila ndr], la maggior parte dei quali donne e bambini”.

Gaza and the End of the Rules-Based Order

“Vaste zone di Gaza sono state polverizzate; un quinto delle sue infrastrutture e la maggior parte delle case sono state danneggiate o distrutte e la regione è stata resa per lo più inabitabile. Ha imposto un blocco prolungato, negando ai palestinesi cibo adeguato, acqua potabile, carburante, accesso a Internet, alloggio e assistenza medica: azioni che equivalgono a una punizione collettiva. Tanti abitanti di Gaza risultano imprigionati in condizioni inumane e degradanti, e le autorità israeliane hanno anche ammesso che alcuni di essi sono morti. Nel frattempo, in Cisgiordania la violenza contro i palestinesi da parte delle forze e dei coloni israeliani è aumentata notevolmente”.

“Gli Stati Uniti e molti paesi occidentali hanno sostenuto in tutto Israele, fornendo assistenza militare, opponendosi alle richieste di un cessate il fuoco avanzate presso le Nazioni Unite, interrompendo i finanziamenti all’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi e rigettando la denuncia di genocidio del Sud Africa contro Israele presso la Corte Internazionale di Giustizia (ICJ), nonostante la carneficina continuasse”.

“L’attuale complicità diplomatica nella catastrofica crisi umanitaria e dei diritti umani che si consuma a Gaza è l’apice di anni in cui si è registrata l’erosione del diritto internazionale e del sistema globale basato sui diritti umani. Tale disintegrazione è iniziata dopo l’11 settembre, quando gli Stati Uniti hanno intrapreso la ‘guerra al terrorismo’, una campagna che ha normalizzato l’idea che tutto è lecito nella caccia ai ‘terroristi’. Per la guerra di Gaza, Israele ha preso in prestito l’etica, la strategia e le tattiche da quel quadro, il tutto con il sostegno degli Stati Uniti”.

“È come se le gravi lezioni morali dell’Olocausto e della Seconda Guerra Mondiale fossero state quasi dimenticate e, con esse, il nucleo stesso del principio che recita ‘Mai più’: la sua assoluta universalità, l’idea che protegge tutti noi o nessuno di noi. Questa disintegrazione, così evidente nella distruzione di Gaza e nella risposta dell’Occidente a essa, segnala la fine dell’ordine basato sulle regole e l’inizio di una nuova era”.